organismi autonomi del fronte di lotta che ponessero le basi di un processo d1 superamento della separazione fra lotta economica e lotta politica. Si è tentato invece di recuperarli o come momenti di crescita di potere sindacale nelle fabbriche o come supporto di un preteso processo di democratizzazione delle lsti• tuzionl statuali nella visione di un Ininterrotto sviluppo della democrazia verso il socialismo. Questa ipotesi di fatto vanifica le nuove istanze di potere autonomo espresse, sia pure confusamente. nelle lotte operale e studentesche degli ultimi mesi in quanto riduce sia la polltica di alleanze sia I problemi di potere esclusivamente alla ipotesi di un nuovo schieramento politico. strumento di una piU avanzata gestione del sistema. L'altra tendenza che va manifestandosi, parte dalla consta• tazione del logoramento della lotta per le riforme per riproporre l'azienda come luogo esclusivo di una reale battaglia per l'affermazione d, nuove posizioni di potere. Il terreno della organizzazione del lavoro, cioè della divisione capitalistica del lavoro in fabbrica viene assunto come l'unico terreno reale dello scontro, perché ritenuto l'origine di ogni autoritarismo nella società e n!!llo Stato. Si ignora che la fabbrica è essa stessa un momento della divisione capitalistica del lavoro, la quale presenta al suo Interno una stratificazione complessa e contraddittoria e cho lo Stato è momento fondamentale del processo di accumulazione e di ricomposizione politica delle dlverse componenti della società capitalistica. Viene cosi vanificata di fatto ogni ipotesi di alleanza della classe operaia che tenga conto delle contraddizioni complessive della società capitalistica. In particolare del nostro Paese, e della posizione nella quale rispetto .-d esse vengono a trovarsi le diverse componenti sociali. Le diverso interpretazioni che. nel quadro di questa tendenza. si sono formulate circa la funzione dei consigli di fabbrica. sia che tendessero a sottolinearne i compiti in rapporto al controllo delle condizioni di lavoro In fabbrica come modo nuovo di essere del sindacato, sia che sottolineassero l'esigenza di una imme• diata funzione politica dei consigli in collegamento coi partiti. in quanto inserite entro i !Imiti teorici e strategici ricordati. finiscono di fatto col ribadire anch'essi. in altro modo, una separazone tra azione sindacale e azione politica. Questa polemica sulla natura del consigli ricorda peraltro polemiche svoltesi già in altre occasioni nella storia del movi• mento operalo anche in Italia. Non è senza significato che col procedere del dibattito circa la strategia su cui Indirizzare oggi il movimento, s1 siano intensificati I richiami da una parte alle posizioni del VII Congresso della Terza Internazionale e dall 'altra alle esperienze conslllari europee del primo dopoguerra. Le posizioni che si confrontano oggi hanno radici profonde nell'evoluzione del pensiero marxista in questo secolo 20 - e m quell'ambito vanno perciò considerate. La riscoperta della tematica consiliare ha origine. a volte nella giusta esigenza d1 ribadire ciò che l'esperienza storica di tuni , fatti rivoluzionari del XX secolo, legati al ruolo ri• votuz,onarlo della classe operaia, ha confermato e cioè che non v, è processo rivoluzionario senza la costruzione di orga· r11smi autonomi del fronte rivoluzionario che prefigurino gli organi della nuova società socialista. Sarebbe tuttavia profondamente errato contrapporre alla nduzione fatta dalla lii Internazionale e dai partiti che ad essa si richiamano. al binomio fronte antifascista (o Ironie antlmonopolistico) piU dittatura de1proietariato (o passaggio della democrazia al socialismo) la riscoperta pura e semplice delle esperienze consiliari Innanzitutto non è possibile sommare e ridurre al comun denominatore dei "consigli" le esperienze rivoluzionarie del periodo della prima guerra mondiale e degll anni ad essa successivi. Se tali esperienze hanno avuto esiti tanto diversi. ciò è accaduto innanzitutto perché profondamente diverse erano le Impostazioni teorico-s1rategiche entro le quali sono vissute: quella russa, legala agli sviluppi del pensiero di Lenin: altre. immerse - sia pure da sinistra - entro gll schemi della Il Internazionale. Ciò che oggi occorre è. perciò. cogliere le profonde differenze che caratterizzarono l'esperienza sovietica e le esperienze consiliari degli altri paesi di Europa. In secondo luogo occorre - dato che la stessa esperìenza delia rivoluzione russa ha poi nel suo svolgersi vanificato i soviet come strumento di gestione diretta del processo di socializzazione e della società socialista - vedere in che rap. porto questo fatto sia con la matrice teorica lenlniana che ha impregnato di sé il cammino della rivoluzione sovietica. E' da considerare. infine, il rapporto che esiste tra il fallimento delle esperienze consiliari europee, gll svUuppi della rivoluzione russa dopo la presa del potere e li progressivo abbandono da parte della Ili Internazionale di una tematica di potere diretto (consiliare o soviettlsta. poco importa), per l'adozione di una strategia in cui il fronte ~itlco fosse tutto l'oggi e la dittatura del proletariato (o U passaggio nella democrazia al socialismo) lo scopo fin.ile di un domani sempre piU futuro e remoto. L'analisi di questi elementi cl sembra fondamentale per rifondare correttamente una strategia rivoluzionaria, evltando di contrapporre in modo sterile soluzioni che l'esperienza storica ci consente di giudicare unilaterali e comunque non In grado di aprire la via ad una trasformazione socialista della società.
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