giovane critica - n. 24 - autunno 1970

configurando nella condotta delle organizzazioni sindacali ed anche dei partiti ufficiali delt<1classe operafa. la nascita di nuovi org.inismi in fabbrica va posrn in rapporto con entrambe queste esigenze. La necessità per gli operai di dotarsi di strumenti di rappresentanza diretta e coordlnarll a livello di azende. come quella analoga dei braccianti, di creare I delegati di azienda e quelli comunaU. viene fuori con la consapevolezza della impossibilità di affrontare lo scontro col padrone coll'obiettivo del controllo dell'organizzazione del lavoro. senza uno strumento che In modo permanente. rappresenti unitariamente gli operai o I braccianti a partire dalle differenti condizioni In cui sono posti dalla di• visione capitalistlca del lavoro. Di qui l'insufficienza delle vecchie strutture slndacali basate prev.:lentemente sulla contrattazione degli aspetti quantitativi del rapporto di lavoro. Da questo punto di vista è indubbio che questi nuovi organismi non si sono configurati come generici strumenti dl " de• mocrazla • o di " partecipazione • opecraia In fabbrica. giacché non vi è questione di democrazia nei rapporti fra proletarlato e padronato, ma come strumenti tendenti ad affermare posizioni di potere operaio su un :erreno nuovo. L'altra esigenza da cui i nuovi organismi sono sorti era quella di rivedere 11r.:pporto tra movimento e direzione di esso. Il • rifiuto della delega • si è espresso peraltro a livelli molto differenti ed ha perciò reso possibili recuperi di vario genere. E' vero che la critica alle strutture. ai metodi di direzione tradizionali e ad un modo diplomatico di gestire I rapporti unitati fra le diverse organizzazioni sindacali ha mosso I suol passi proprio dalla consapevolezza dell'inadeguatezza della prassi sindacale corrente rispetto alla necessità di fondare un nuovo ter• reno di lotta. oer certi aspetti estraneo alla strategia delle organizzazioni storiche della classe operala. Proprio per questo la critica cofnvolgeva oggettivamente non solo I metodi di dire• zione ma la strategia stessa delle organizzazioni ufflclall per quanto riguarda la separazioM tra azione economica e azione politica entrambe collocate entro meccanismi di delega ogget• tivamente funzionali con le esigenze del sistema capltalistlco. Tuttavia Il livello di coscienza di questa critica si è rivelato complessivamente insufficiente ed ha reso cosr possiblle la progressiva riduzione di quelle Istanze critiche ad un generico desiderio di democrazia Sindac;lle. di partecipazione del lavoratori alle decisioni del sindacato, desiderio scisso dalle Istanze di potere dalle qual! aveva tratto origine. Nell'analizzare il significato del mutamento prodottosi nel passaggio dalle lotte aziendali del 1967•68alle lotte per le riforme. grande Importanza ha la valutazione dell'Impostazione e dello svolglmento della campagna per Il rinnovo del contratti nazionali nella fase del cosiddetto autunno caldo. Ciò che bi• 18sogna chiedersi è in che misura la battaglie d'autunno abbia rappresentato la coerente generalizzazione delle nuove Istanze di potere emerse nella fase precedente della lotta ed In quale misura invece. rispetto a quelle istanze, già nell'autunno si siano verificati primi momenti di rottura, preludio ad un mutamento qualitativo dell'impostazione del movimento. Entrambi questi aspetti ci sembrano presenti nelle lotte per 11rinnovo del contratti nazionali. Ma gli elementi dl continuità vanno ricercati pili sul terreno relativo ai metodi di gestione della lotta, che non su quello dei contenuti, dato il carattere marcatamente sa• lariale assunto dalle piattaforme sulla base del prevalere di un'impostazione consapevolmente salarialista dello scontro autunnale. Questa caratteristica delle piattaforme rappresenta già un momento di rottura di continuità rispetto alle lotte pre-autunnall. Al, tro elemento d1 rottura va ricercato nell'emergere. già durante l'impostazione delta campagna per il rinnovo dei contratti. di una • tattica dei due tempi • per quanto riguarda Il rapporto tra lotte contrattuali e lotte per le riforme. La lotta per le ri, forme veniva cosi concepita come un'aggiunta ai rlsultatl contrattuali o la risposta che Il proletarlato avrebbe dato al padrone, quando questi, conclusi I contratti, avrebbe sviluppato 1a sua controffensiva per recuperare con gll aumenti del prezzi gli aumenti dei salari; defiscalizzazione e blocco del fitti sono già in quesla fase gli obiettivi preminenti e • concreti • dello scontro per le riforme. Questa lotta cosi nacque anch'essa in parte estraneata dalle Istanze di potere che avevano caratterlz• zato la fase pre-autunnale delle lotte. l'ulteriore sviluppo dell'impostazione della lotta per le riforme, che qui non Interessa esaminare in dettagllo. anche se ha arricchito Il campo delle rl• chieste sindacali non ha corretto questo vizio di origine. Il campo degli obiettivi è praticamente rimasto delimitato alla rlstrut· turazione del servizi sociali in una chiave tutto sommato effl• cientistlca. Non si è chiarito a sufficienza. né nella richiesta. né soprattutto nello svolgimento della lotta. quale potere di controllo si volesse conquistare al lavoratori nel servizi sociali entro i qual! in parte sl determinano. tra l'altro. le condizioni capitalistiche dell'organizzazione e della divisione del lavoro nelle aziende. 01 conseguenza non è apparso chiaro neanche qual è il rapporto che lega l'esigenza di un rilancio delle lotte In fabbrica sulle questioni dell'organizzazlone del lavoro all'attuale lotta per le riforme. Altra conseguenza è che è risultata delimitata l'ampiezza e l'unità delle fone mobllltablli e che questa prima fase del movimento per le riforme ha prodotto ben poco che vada nelh1 direzione della formazione di un preciso fronte di lotta e dl forme autonome di potere di tale fronte. Tut. to ciò, se si fosse reallzzato, avrebbe garantito che la lotta per le riforme producesse nel suo svolgimento un mutamento reale del rapporti di potere nella società oltre ad un accentuarsi delle

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