giovane critica - n. 24 - autunno 1970

\ lare, ma • caso mai di sviluppo della linea affermata a Bologna (nell'ambiguità dell'espressione sviluppo c'è quel che è stato Inteso giustamente come svolta), e di recupero di questo nostro antico e orlglnale patrimonio polltlco-culturale nel termini nuovi richiesti alla concreta situazione economica e politica attuale •· Amandola quando ribadisce il concetto di recupero non solo si toglle dalla scarpa il sassello delle ambiguità bolognesi. ma riafferma una sostanziale continuità. Dal complesso di tutte queste favorevo11 premesse soggettive. come primo atto qualificante del governo Colombo e dell'annunziato • new .look• della democrazia Italiana è venuto fuori. oggettivamente, il • decretane •: un provvedimento nel quale non è rintracciabile neppure un'ombra di credibile riformismo (uno degli anticipatori di questo tipo di decretonl, l'on. Tambronl aveva almeno ridotto il preuo dello zucchero!). SI tratta di un provvedimento modesto e pasticciato sul terreno economico; nella sua lettera sembra nato dall'accopplamento, incolto, di vecchi burocrati e nuovi tecnocrati. Ma sul plano politico Il suo significato è ben preciso, e non abbiamo alcuna difficoltà a riprodurre il giudizio espresso da Pietro lngrao alla Camera del deputati: • uno strumento per la continuazione del vecchio tipo di sviluppo, quel tipo di sviluppo che porta ad una collocuionel su~tema della nostra economia nell'oriuonte Internazionale, fondllll sulla Intensificazione dello sfruttamento delle masse, sulla compressione del consumi popolari (con relativa debolez• za del m.cato Interno) e sulla esportazione massiccia e contemporanea di uomini e capitali. Condizione necessaria di questo meccanismo è la esistenza di una grossa sacca di sottosviluppo nel Meuoglomo, che funz:iool come serbatolo perm• nenie e flessibile di mano d'opera a basso costo•· SI tratta dt un giudizio talmente negativo, che non si Ca• pisce come poi. ragionevolmente. Il Pcl abbia potuto seguire la strada del • mlglloramento • e polemizzare pesantemente contro chi Invece ritiene che la llnea espressa dal • decretone • va battuta alla radice per Intanto facendo cadere Il governo che l'ha espressa. Tanto plU questa osservazione cl sembra vallda in quanto gli attl politici sono fortemente qualificatl dal momento In cui cadono. E il momento attuale è senza ombra di dubbio un momento di estrema tensione, di profonda lnsta• bllltà dell'equilibrio, un momento nel quale Il • decretane •. per esprimerci In termini estremamente schematici e quindi chiari, si qualifica per essere la risposta del capitalismo alla vittoria operala dell'autunno. come elemento di un plano politico plU generale diretto a respingere l'avanzata operala e mostrare al lavoratori che lottare non serve a niente di fronte al potere economico e politico del padroni. Una prima conclusione è quindi che nonostante tutte le premesse soggettive. Il capitale (o. per chi lo voglla. I capi• tallstl nella loro complessiva e contraddittoria unità) non è stato in grado di avanzare nessuna proposta riformistrca In senso proprio, ma solo una secca e negativa contrapposizione di classe. che si esprime nel piU grezzo tentativo di liquidare l'aumento dei salari nominali e riportare l'ordine nelle fabbri• che. E, si aggiunga, la repressione economica, portata avanti con Il decretane, è largamente accompagnata, rafforzata e resa univoca dalla repressione vera e propria, quella giudiziaria e del llcenziamentl, che si va estendendo per colpire sistemati· camente tutte le avanguardie operale in fabbrica. Ciò In un momento in cui l'elevato grado raggiunto dalle tensioni sociali e la mancanza di una grande lotta unificante, come quella contrattuale dell'autunno. rende oggettivamente piU rilevante il ruolo di queste avanguardie di fabbrica. Dall'altra parte, dalla parte del Pcl in sostanza, I limiti a una politica In senso riformista non sono meno evidenti. palesi sono in ogni caso I guasti che provoca. Sul terreno delle istituzioni Il Pcl afferma di aver rifiutato la scelta dell'ostruzionlsmo perché ritiene che lo sviluppo degli Istituti di democrazia rappresentativa favorisca l'egemonia del• la classe operala. Nel reale svolgimento del fatti le ultime battute sulla discussione. e gll accorgimenti cui si è dovuti ricorrere per passare al • decretane • n. 2. non entreranno certo a far parte della storia edificante del Parlamento italiano. Ma all'ulteriore perdita di prestigio del Parlamento ha contribuito ancora di piU il fatto che morto un decretane il governo, senza batter ciglio, ne ha ripresentato un altro (cioè lo stesso). Su una questione di linea la replica del decreto legge non premia né la democrazia. né le istituzioni parlamentari: come In un teatro, I parlamentari saranno costretti a ripetere le scene dell'ottobre scorso. facendo però In modo che la commedia rientri nel tempi richiesti dall'esecutivo. Non sappiamo ancora come andranno le cose, ma è certo che se si dovesse ripetere tutta la scena della prima discussione e arrivare alla approvazione del decretane decaduto e ripresentato. il Parlamento apparirebbe. al cittadini e al lavoratori, un organismo assai pl(i misero di una pura camera di registrazione delle decisioni prese a livello dell'Esecutivo. La concluslone su questo punto è che la concretezza rl• formlstica. quando è usata da partiti che si richiamano alla classe operala. finisce anche con l'accelerare Il deterioramento della stessa democrazia borghese e delle sue lstltuzionl. Sul terr~no economico-sociale le cose non sono andate molto diversamente. In primo luogo aver accettato il terreno di ml• gllorarlo ha significato essenzialmente aver accettato Il terreno Imposto dall'avversario di classe: dallo scontro sulla organlz· zazlone di fabbrica, sull'autonomla operala nel luoghi di lavoro, - Il

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