guerra mond,ale) fa incombere sul sistema capitallslico e su tutta l"area del cosiddetto • terzo mondo • una Ipoteca di profonda instabihtà e d1 acuti scontri intestini. Per quanto possa appame paradossale. ma non tanto rn rapporto alla specifica natura del capitalismo. con la fine della guerra fredda è venuta meno una delle condizioni di relativa pace all'interno del mondo capitalistico. che - finalmente digeriti tutti gli inputs di progres• so conseguenti alla seconda guerra mondiale - si trova ora a ri• fare i conti con se stesso e con la sua antica-rinnovata anarchia. In quesIa chiave di ripresa delranarchia capltalistlca, credo vada considerato il reingresso a pieno titolo della Germania OC· cidentale sulla scena politica e lo stesso accordo tra Germania e Urss. Reingresso della Germania e rapido invecchiamento morale del deterrente nucleare prospettano, già nel medio periodo. una aggravata ripresa dei tradizionali contrasti lntercapitalistici. Rispeuo alla tesi contenuta negli ultimi scritti economici di Stalin, la variante. non secondaria, sarebbe data dal coinvolgimento in questi contrasti della stessa Unione Sovietica: ciò anche nella misurJ in cui la presenza cinese mette in crisi il bipolarismo Urss-Usa. La prospettiva di pianificare con consenso un allargamento dell'egemonia copitalìstica appare tanto plU Illusoria quando si considerino alcuni tratti caratteristici dell'attuale situazione del cosiddetto • teno mondo •: a) verificata Jmpossibilltà di marginalizzare o integrare que• sta area, rispetto alla quale la dlscronia dello sviluppo occidentale appare sempre pili insuperabile: b) consolidamento della Cin2 come forza di contestazione generale e crescente diffusione di linee ispirate alta strategia maoista. tra i movimenti di liberazlone e le forze rivotuzlonarie di tutto il mondo: c) liquidazione in Asli: delle prospettive di sviluppo democratico nazionale: questo processo è reso trasparente dalle diverse parabole dì Sukarno e di Sianuk e dalla crisi. oramai pres. soché definitiva. degll equllibri socio.politicl In India: d) crisi dell'aggregato stabilizzante (e non solo in senso greuamente conservatore) costituito dal • mondo arabo ,._ Questo sommario richiamo di alcuni dati della situazione internazionale dovrebbe servire da supporto alla tesi che • non esistono nella situazione mondiale spazio e forze capaci di ga· rantire uno sviluppo pacifico e una stabllizzazione democratica•. Ouesta prima conclusione. che ritiene di fondarsi su un contesto correlato di fattori oggettivi e soggettivi, tende a mettere in evidenza che. a quasi trentanni dalla fine della seconda guer• ra mondiale siamo nuovamente in presenza di una forte desta• bilizzazione degli equilibri mondlall, tale da non far ritenere improprio qualificare quella attuale fase di crisi rivoluzionaria. Ciò non significa certo che la rivoluzione sia In fondo alla prospet8tiva Nevskij, serve solo a dire che in questi trent'anni la vecchia talpa ha nuovamente ben scavato e che sarebbe disastroso per 11proletariato il progetto d, rendere abitabili e confortevoli quei cunicoh. 3 Per l'Italia la linea di ragionamento non è diversa, ere• do anzi che una sintesi valida sia quella contenuta in 1 una delle Tesi del Manifesto, la 124 per l'esattezza: " Il fatto che tutte le politiche della borghesia e del riformismo si dimostrano, di fronte alla crisi attuale, impratlcabill e controproducenti non vuol dire che il capitalismo italiano sia ormai alle corde e non esista soluzione alcuna se non la rivoluzione da un lato e la repressione violenta o Il eaos dall'altro. Ma vuol dire: a) che abbiamo di fronte un periodo ancora lungo di crisi, nel corso del quale possono crearsi le aggregazioni soggettive e le condizioni oggettive per un nuovo equilibrio capitalistico, ma nel corso del quale continueranno a riproporsi sia Il pericolo di una controffensiva reazionaria violenta sia le occasioni per la costruzione di uno schieramento rivoluzionario e di una alternativa vittoriosa; b) che un nuovo equilibrio capitalistico di tipo dinamico deve scontare una sconfitta del movimento dt classe al suoi livelli attuali, una crisi storica delle sue organluazloni e uno sconvolgimento dell"attuale quadro Istituzionale; c) chei questo sviluppo sarebbe ancora pili distorto che nel passato, con accentuati caratteri autoritari e un aggravamento degli squilibri sociali e della concentrazione di potere. COf\l una Immagine approssimativa. si può dire che il capitalismo italiano ha per il futuro due alternative: quella di un relativo ristagno, al margini del sistema mondiale (di tipo "inglese" in un qua, dro politico piu repressivo); o quello di un dinamismo stimolato da tensioni crescenti (di tipo "giapponese"). Fuori dell!II realtà è l'ipotesi di uno sviluppo capitalistico "democratico" condizionato dal peso politico della classe operala (di tipo "svedese") •· A parte Il richiamo (ormai archeologlco dopo gll scioperi di Svapparaala che hanno rivelato una realtà operaia assai lontana dai miti del soclallsmo scandinavo) alla Svezia. ciò che si af. ferma è l'impossibilità In Italia di uno sviluppo capitalistico nel quale 1a classe operala non sia piU di oggi subalterna e sfruttata Alla base di un tale giudizio vi è l'analisi dell'attuale crisi e delle posizioni che le varie fone polltiche sono venute assumendo nel corso di questo 1970. In questa analisl Il dato dl fatto di partenza è assai chiaro ed evidente: mai negli ultlml venti anni le lotte operale avevano
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