stanz1almente conflilluale della società capitalistica. Riconoscendolo. però, contemporaneamente lo si mistifica, aspirando a costruire una società • nuova • nella quale le classi Si sciolgono, 1an10politicamente quanto socialmente. in un elevato nu· mero di • gruppi di interesse• o di • pressione•. Tali gruppi saranno dotati d1 maggiore o minore influenza o potere, a seconda del grado di coesione interna del livello di • generalità • degli interessi che rappresentano e della chiarezza con la quale li perseguiranno. lslituzion: • realmente democratiche• garantiranno un'equa regolazione dei conflitti tra gruppi; questo non attraverso misure repressive nei confronti dei contendenti e di un parte di essi. ma fornendo sedi e strumenti giuridici adatti a risolvere equamente le vertenze: non cioè alla luce dell'esigenza di dare alla società un assetto rigidamente definito e consolidato. ma al fine. anzi. d1 rispecchiare nell'ar11colazlone della vita sociaie e istituzionale l'esigenza di fondo dello sviluppo capitalistico: un rapporto • equilibrato • tra stabilità sociale e innovazioni. Alla luce di tale esigenza, si può comprendere anche la profonda differenza esistente tra l'assetto sociale prefigurato in questo modello e altri tentati n'Jl passato. che pure possono apparire simili ad esso per certe c;iratteristlche: si pensi. ad esempio. al modello corporativo fascista. Quello infatti si fondava sui presupposti: aJ che i confllltl sociAli fossero fenomeni. cioè episodi. per quanto macroscopici. e non invece espressioni d'una legge generale di sviluppo della società: b) che. in quanto tali. fossero fenomeni negativi. che turbavano il • normale • equilibrio della vita sociale. Nel modello pluralistico. invece, tende a cadere il giudizio negativo. e i conflitti tendono ad essere considerati • naturali ,. ed inevitabili, cioè potenzialmente positivi (in senso • fisiologico •l. qua• lora. come si è visto. si riesca ad Incanalarli Istituzionalmente verso • obiettivi di interesse comune •. A tale concezione è strettamente connesso Il concetto di • partecipazione • che nel modello designa appunto il ruolo del membri del sistema, come 3ppartenenti a gruppi di interesse. nei confronti dello sviluppo del sistem3 stesso. tanto a livello generale (ad esempio nella programmazione economica). quanto a livelli perticolari (nella scuola. nella fabbrica, nel quartie• re. nel comune. nel comprensorio. etc.). Si sviluppano cosi tutta una serie di discorsi • democratici • che attraverso rivendicazioni settoriali tendono ad arrlc· chire questa società di articolazioni istituzionali fondate sul principio della partecipazione. Questi discorsi non sono prerogative soltanto di coloro che si Ispirano esplicitamente al modello plu• ralistico. ma vennono spesso da fonti le quall. in via di prin• clpio. vi si dichiarano risolutamente contrarle. Basti pensare 90 - all'inipostazlone emersa nel partito comunista per ciò che ri• guarda la • partecipazione delle popolazioni interessate • a11a stesuro dei piani regionali e zonali di sviluppo. impostazione nella quale - chiaramente - il • controllo locale •. interclas• sista per natura, si sostituisce al controllo e alla lotta proleta· ri. con tutti gli equivoci che vi sono connessi. anche In termini di alleanze, che pure sono evidentemente necessarie. Oppure basti pensare - in altro campo e con ben pili ridotto grado di pericolosità - alle linee opportunistiche portate avanti ad esempio in alcune scuole (si ignora se si tratti di linee • uffi· ciali,. elaborat~ dai rispettivi partiti) dai compagni del PCd'I• Lotta di Lunga Durata, che sulla base d'una ridicola e reazionrt• 1ia definizione della •dequalificazione. dei titoli di studio lancia.io la parola d'ordine • vogliomo la scuola difficile •· e dal compagni del PCd'l-11Partito che le oppongono la parola d'or• dine opposta. " vogliamo la scuola facile •. In ambedue i casi organismi nati nella lotta. e che traggono la loro legit• timità dalle es,genze di maggiore organizzazione e maggiore chiarezza di idee nate dalla lotta stessa, vengono invece in tal modo trasformali, almeno come tentativo. in organismi istitu1ionali pili o meno informali. la cui azione si svolge ormai su due fronti: nel confronti degli studenti e nel confronti di altri organismi istituzionali. Nel primo caso l'organismo ha la funzione di .. dare la linea corretta •; nel secondo caso di • rap• presentare • - sulla base di quella stessa linea. gll studenti. e· questo un esempio es•remamente calzante della logica • parteclpatoria • in cui sfocia inevitabilmente la contestazione, quando non si ha la chiarezza di anallzzare fino in fondo Il salto In avanti compiuto, anche a livello ideologlco, dalla direzione capitallstica, e che qui si è tentato di sintetizzare negli accenni fatti al modello • pluralistico •. A questo riguardo è utile aggiungere che le varie • line~ .. oggi proposte dalle forze conte• statlve sembrano avere in comune un limite dl fondo: la sopravvalutazione del peso politico - naturalmente in senso rl• voluzionario - dello scontro immediato In se stesso. che conduce inevitabilmente alla sottovalutazione del lavoro meto• dico e collettivo di analisi. necessario perché lo scontro. da episodio. a cui si spera o si crede ne seguano altri analoghi. diventi momento specifico d'una linea dl costruzione e di ere• scita dell"organlzzazlone. Ciò è evidentemente tanto pili grave, In una situazione nella quale. come si è cercato di mostrare, i conflitti tra gruppi di interesse non rappresentano qualcosa che il sistema giudichi vitale reprimere fisicamente e soprat• tutto negare teoricamente. ma piuttosto qualcosa che esso tenia di cAnalizzare al fini del proprio sviluppo. A scanso di equivoci, par non cadere negll ldeologlsml che si rimproverano agli altrl. è comunque necessario aggiungere
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