giovane critica - n. 22/23 - primavera 1970

tu,mo • o unJ retrov1J, mJ con c10 nulla e risolto. anche se ogn, \OIIJ 1,;r1.;dono dicono che s1 tratta della mossa decisiva. h • :,JilluJ110 • puo .;lua111ars1p1:.1ad1 Ho C111Min oppure Cam• lloy1..1. Ja retrov•.i puu essete a Hanoi. nella P,ana delle Giare o ,1 t'ecrnno. hl rt.:~1l..1la retrovia e la nvoluz,one soc,ahsta as1at11,;..c1on le :.uc stcrnunate popolaz1on1contadine. spinte ormai oJ11av101cnza :,lC$:,J e dall.i stessa logica 1nesorao1le dell'agyres:.1onc ., mob1l1tJrs, e a or9an,zzars1 pe, la propria sopravvivenza E' tuttavia anche sempre p,u evidente che le popolaz,on, mdoc,nes, non combattono sollJnto una propria lotta r1voluz,onar1a • regionale•. Su d1esse è caduto anche 11peso dello scon. tro frontale tra cap11al,smo e socialismo. anche se le potenze occ1den1ah non m:mdano tulle. come nel 1917, 1 loro eserc1t1 e te loro flotte a contenere la r1voluz1one soc.alista 10c1p1ente, ma s1 servOr\O 111parte d1 10elt1c1en11eserciti mercenari. La .. guerra fredda • oegh anni cinquanta si è spenta IO Europa, m.:i soltanto per trasfems, in una nuova forma - non p1u compet1t1va. ma d1 conflitto armato - nel sudest asiauco. terreno considerato p1u prop1z10alle avventure m1h1an e a, complotti delle • agenzie •. esphc1tamente escluso dal raggio di <mene dei deterrenti nucleari e ai confini delta r1,oluzione cine• se. la coesistenza pacifica, nella forma posH,lahmana d1 competmone econormca aperta con il cap1tal1srno,h.:i , ..eccito i frutti derivanti dallo sviluppo produttivo e tec1101091codel blocco sov1e11coe dalla sua accresc1Uta forza d1 contrattazione a livello dei rapporti internazionali. Ma e stata una coesistenza regionale che ha coinvolto soltanto !"emisfero settentrionale sviluppato. • normahzzando • 1n esso I rapporti interstatali nel quadro di un equilibrio statico. o al massimo si è estesa. sia pure in modo attenuato. alle zone confinanti del • terzo mondo •. come 11Medio Oriente o l'area med1terranea. E per ottenere questa coesistenza I URSS e il blocco sovietico hanno dovuto rompere con la Cina e d1ssoc1arsi in modo formale dalla sua politica interna e internazionale. l'Asia e il mov1men10 nvoluzionario asiatico non rientrano - né potrebbero ogg, rientrare - in questa strategia coesistenziale che d1 fatto ha 110110con l'essere nulla pili che la creazione di una zona d, sicurezza reciproca nell'emisfero sviluppato. Cosi del tutto vani sono risultati i tentativi sovietici di introdurre in Asia schemi' coesistenz,ali simili a quelli europei con la proposta di un cosiddetto • patto di sicurezza • in funzione anlicinese. nell'intento di contenere e riassorbire il movimento nvoluzionario. le scelte che si pongono in Asia sono or• mai divenute nette e radicali e vanno al di là dei giochi diplomatici di equilibrio su cui si basano i rapporti tra le grandi potenze_ Le vicende della penisola Indocinese negli ultimi quindici anni sono la dimostrazione pili evidente della totale estraneità 6dei problemi del soc,.ihsmo aslat1co nspetto all'andamento della politica internazionale. l aggressione imperialistica in Asia si e sviluppata nell arco esatto di tempo ln cui in Europa ha preso corpo la d1stens1one tra I due blocchi e lo stesso svolgi• mento delle trattative d1 Parigi - estremo tentativo vietnamita d, contenere a livello d1plomat1co l'aggressione imperia1ista - e stato condmonato al massimo dal rapporto d1 forze su scala internazionale e dalla logica coes,stenzia\e: il potere di contrat• taz1one dei v1etnam1t1,vittoriosi sul terreno, è risultato fortemente mdebohto al tavolo delle trattative, soprattutto perché. anche m quel momeno delicato che doveva fare del Vietnam il problema internazionale dominante. i vietnamiti sono rimasti sostanzialmente isolati. Ma la drammattzzaz1one crèSCente del conflitlo nel sudest asiatico e la crescente chiarezza sulla natura dello scontro e sulla sua globalità non bastano di per sé a rompere !"isolamento della rivoluzione asiatica. a muovere la classe operaia dei paesi industrializzati a una effettiva lotta antimperlalistica. Lo sche. ma coesistenziale, che condiziona profondamente l'azione delle masse lavoratrici su una linea di sostanziale stabilizzazione, tol• lera benissimo. come fenomeno esterno e marginale. la guerra vietnamita. Le grandi manifestazioni popolari antiamericane, alle quali si confina sostanzialmente la protesta antimperialistica in Occidente, sia pure come espressione sincera dei sentimen• ti di solidarietà delle masse lavoratrici, non riescono né posso• no scalfire in profondità Il quadro di una coesistenza privilegia• ta, fondata sul confronto tra acquisizioni economiche e tecno-- logiche e che registra passivamente i rapporti di forza che ne derivano. Grava anche in parte sul movimento operaio dell'Occidente una tendenza industrialista, pili o meno consapevole. che assegna IO definitiva alle regioni sottosviluppate un ruolo politico secondario e tende a confinare le rivoluzioni contadine • non ortodosse • alla periferia del mondo. La guerra in Indocina - che ha come retrovia la piU gran• de e contestata delle rivoiuzioni • non ortodosse • - ripropone anche una verifica di questi schemi Ideologici tradizionali. Per• ché la rivoluzione indocinese possa fare veramente parte della rivoluzione mondiale - come si usa dire - devono esserne colte e valorizzate tutte le implicazioni, al di là di una diffusa solidarietà elementare (d'altronde sempre tardiva e inadeguata). La resistenza vietnamita e indocinese ha in primo luogo attivato le contraddizioni dell'imperlalismo. impegnandolo su un terreno di lotta nel quale esso non può combattere con armi uguali, ma è costretto a scatenare una cieca furia distruttiva, ad allargare le dimensioni del conflitto e quindi le condizioni della propria sconfitta - come dimostra l'intervento in Cambogia che ha provocato l'unificazione strategica dei movimenti guerriglieri della regione, Il che renderà necessario l'impiego

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