giovane critica - n. 22/23 - primavera 1970

Aggressione imperialista e retrovia socialista Anche nelle sue dimensioni attuali, che coinvolgono in una massiccia operazic,nc m1lltare convenzionale l'intera regione indocinese e non p1u soltanto l'area relallvamcnle ristretta e delimitata della • guerra speciale •, l'aggressione americana nel Vie1nam non può ricondursi ad un intervento coloniale di tipo tradizionale. Sempre più d11flci1eappare infatti collegare l'Immenso sforzo militare e tecnologico applicato dagli Stati Ur?iti In questa zona con I.i necessità di salvaguard.irvi precisi interessi di dominazione economica relativi all'approvvigionamento di materie prime o al reimpa1rio di prol11ti su capitali investiti. Gli investimenti americani in tutta l'Asia sudorientale sono inferiori al 3 per cento degli investimenti esteri complessivi. La • tabula rasa • del colonialismo di vecchio stampo è solo formalmente simile alle distruzioni sistematiche degli uomini e de1!a natura attuate dagli americani nella penisola indocinese. Non si tratta per questi di creare le condizioni ambientali atte ad instaurarvi una qualche forma di sfruttamento economico - tra l'altro il vecchio piano di riforma del delta del Mekong, una volt~ sbandierato come tipico esempio dell'• aiuto• americano. non viene nemmeno più usato come strumento d1 propaganda - bensi di distruggere per distruggere. La guerra nel Vietnam, oggi nell'ln• tera penisola indocinese. è per gli Stati Uniti una • spesa generale •, non un investimento diretto. La nuova dimensione assunta dall'aggressione imperialista rende espliciti gli elementi presenti fin dall'inizio nell'intervento americano, anche quando avveniva nella forma semiocculta di aiuti materiali e di • consiglieri tecnici • al governo di Saigon. Per quanto strano possa oggi apparire, gli americani avevano inizialmente tentato di non' intervenire direttamente in questa 20. na favorendovi, d'<1ccordocon gli Inglesi, la restaurazione del CO· lonìalismo francese dopo la fine della seconda guerra mondiale L'Indocina non fu allora oggetto di contesa tra potenze coloniali rivali, ma coslltul semmai il terreno di un'intesa generale in ba• se alla quale fosse assicurato comunque alla sfera occidentale, nel quadro della spartizione postbellica del mondo, Il controllo di questa regione politicamente inquieta e ricca di risorse di 4stagno e di gomma da sfruttare o da sottrarre ad altri mercati. Fu soprattutto dopo la vittoria definitiva dello rivoluzione cinese che il Vietnam, il paese piU avanzato della zona per coesione etnico.politica e per esperienza di lotta, venne ad assumere una importanza strategica di primo piano. Ma anche allora gli Stati Uniti. pur avendo deciso di bloccare il movimento rivoluzionario alle frontiere della Cina. non giocarono in prima persona, !imitandosi a sostenere con massicci aiuti finanziari la guerra coloniale della Francia. Soltanto con la disfatta francese a Oien Bien Phu gh Stati Uniti Intervennero direttamente. non già per sostituire a un vecchio un nuovo colonialismo. ma per sostenere in prima persona quell'azione di intervento po11tico e militare in cui si erano impegnati da anni, e che la sconfitta francese, cosi come i successivi accordi di Ginevra nel luglio 1954. non fecero che accelerare. E' ormai risultato chiaro, dalla pubblicazione d! memorie e documenti. come gli accordi di Ginevra, che prevedevano l'unificazione del paese e libere elezioni entro il 1956 nonché la neutralità militare dell'Indocina, non siano stati che una cornice ufficiale per consentire il ritiro formale della Francia battuta. Già nel corso delle trattative un accordo segreto tr11Stati Uniti. Francia e Inghilterra riconsolidava l'inteso delle tre potenze - che non verrà fino ad oggi sostanzlalmente incrinata se non in parte dalla Francia gollista - circa una protezione del regimi delln zona contro te • sovversioni comuniste•: in questo quadro gli Stati Uniti poterono immediatamente accingersi al rafforzamento delle proprie basi militari nella zona. all'addestramento dell'esercito fantoccio, nonché all'instsllazione a Saigon di quel primo governo del cattolico Ngo Dlhn Oiem che avrebbe inaugurato una lunga serie di laboriosi quanto inutili tentativi amerlc;mi di costruire una parvenza di potere polltlco locale. 1 E' ovvio quindi perché la piatt.iforma degli accordi di Ginevra del 1954 sia oggi respinta dai vietnamiti come un punto di riferimento valido per un negoziato. e perché ad essa continuino invece a riferirsi - come alla successive conferenza di Ginevra del 1962 che • regolò• in modo altrettanto equivoco la questlo-

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