esport;monc dt capilale gioca nella leoria leninista dell'1mperiatismo d1mmu1sccd'importanza e tende a spostarsi verso le ::irce industr1.Jh. con uso fra l"altro d1scut1b1ledei dati statistici al riguardo t e uno totale sottovalutazione dei fenomeni di concorrenza mter1mperialista, dalla guerra del Biafra alle contraddizioni degli 1mperiat1sm1d1 fronle al conflitto arabo-israeliano. Le posizioni di Jalee sulla polilica dell'Urss evidenziano il carattere non marxista della sua analisi: da una parte si riafferma che l"Urss è un paese socialista in quanto i mezzi di produzioP" sono socializzati, dall'altra si afferma che la sua polilica estera i: nazionahsto 1~. Torniamo cosi alle posizioni oppor1unisllche della Il Internazionale per cui l'imperialismo era non un sistema soci<"le retto da leggi oggettive ma una politica spec1ha. cioè una scel1a soggettiva dei governi. le conclusioni sono una variante dell'economicismo volgare Da una parte si afferma che I paesi imperialisti tendono ad essere sempre più d1pendenli per molte materie strategiche dai paesi so11osv1luppat1.senza vedere come l"uso di risorse interne o la creazione di materie sintetlche e di nuove tecnotoq1e sia un problema fondamentalmente politico di riorganizzazione sociale e non un problema tecnico di impossibilità di trasform.nioni (la storia d~I capitalismo insegna: pensiamo :ili~ esperienze delle • economie di guerra •I. Dall'altra si dà per scontata la cosiddetta integrazione del1:i classe operaia del paesi industriali (il maggio francese non sembra avere scosso molto Jalée) e si conclude con l'ident 1f1care nel dualismo paesi ricchi-paesi poveri l'odierna contraddizione fondamentale. abbandonando ogni analisi di classe che tenda invece a collocare all'interno dell'Imperialismo come sistema ~ociale unificato la contraddizione marxista fra classe sfruttatrice e classi sfruttate. 2 la posizione che vede oggi una tendenza alla pianifica· zione mordiale della divisione del lavoro, ripetendo in senso op. portunista l'errore classico di prevedere una estensione lineare del modo di produzloM capitalistico. In questo caso con una lutura divisione fra oaesi industrlall ad alta composizione orgonica e paesi industriali a bassa composizione organica Ouesta composizione che rappresenta la linea prevalente Ira i socialdt"mocratlci eùropei e I llberah americani affiora spesc:o. anche se in forme mistificate. nelle tendenze operaiste della sinistra extraparlamentare 17 • ricade nell'economlcismo volgare e. scontrandosi con una dinamica dello sviluppo assai divcr"a. compie un d119lice errore polltlco. a) Da una Parte ipotizza la creazione di borghtsie nazionali, capaci di gestire uno sviluppo capitalistico autonomo. che finora non si è realizzata, sia che venga ipotizzata nella linea sovietica In chia1,1e• antim56 - periahsta • {cioè anttamericana) sia che venga Ipotizzata nella lmca americana, portata avanti dagll ideologl della nuova fron11er.i. in chiave d1 • aiuti per ìl progresso • in America latina. in lrld1.i e nell'Asia sud-orientale. In realtà l"alternativa finora è srnta fra l'as~enza di uno sviluppo capitalistico autonomo in .-:ui la borghesio compradora gestisce per conto dell"lmperialismo il sottosviluppo, e lo sviluppo di un reale processo antimperialista in cul la borghesia nazionale 1,1engaegemonizzata dalla organtzzazionP politica degli operai e dei contadini poveri In una lotta che si muova chiaramente nella prospettiva del collegamento proletario internazionale e delta rivoluzione sociatista. Nell'attuale fase d1 acutizzazione dei contrasti interimpenal1stici si intravede il tentativo da parte di alcuni paesi di reahzwre una dimensione capitalistica autonoma. in situazioni estremamente diverse che vanno dal Sud Africa atl"Egitto. dal r,.ru a Israele. Ci sembra improbabile che nell'attuale fase storica queste tendenze possano realizzarsi. Ma ciò che risulta confermAto e va comunque ribadito è lo sviluppo diseguale del capitalismo. il suo procedere permanente per contraddizioni. l'ipotesi dello sviluppo di nuovi capitalismi nazionali, che deve ancora essere verificato presuppone in ogni caso una situazione di conflitto e di debolezza rispetto a determinate zone da parte dell"imperialismo e non certamente una posizione di forza e quin. di di programmazione paciftca di questo sviluppo (a ciò si aggiungano le enormi difficoltà dl una gestione accelerata dello sviluppo - come l'esperienza dell'Urss Insegna - in una situazione di Isolamento dal mercato mondiale). b) D"altra ;>arte questa lpolesi è fondamentalmente controrivoluzionaria nella misura in cui esclude dal processo di pianificazione della divisione internazionale del lavoro ciò che per noi è fondamentale. l'organizzazione politica di classe e la sua a,ione rivoluzionaria, sia che essa avvenga nelle colonie o nelle metropoli o in prospettiva In collegamento Internazionale. 3 Infine la previsione classica del trust americano all<1 Kautsky, che oggi veste la versione plU raffinata delle società multinazionali. viste come processo mondiale di centralizzazione dei c,1pitali che tende al superamento degli imperialismi nazionali attraverso la costituzione di un'unica società multinazionale e di un sistema unificato di società multlnazionali come tendenza di fondo 1•. Anche se questa teoria è in grado di produrre singole ana• llsl Interessanti e ricche di dati. !'Impianto che la sorregge non è meno economlclsta e insieme Idealista delle altre. La contraddizione fondamentale resta quella paesi ricchi-paesi poveri, eventualmente precisata In senso fortemente moralista: da una parte le società multlnazionall che controllano Il mercato Inter•
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==