borghesia nazionale. se cioè per effetto del • compromesso istituzionale • o per lnevitJbile ltinerorio storico). DI qui la .mancata assunzione e valutazione nella tradizione meridlonallstica del rapporti capltalisticl Interni al Mezzo9lorno. sia nel filone borghese che in quello del Movimento operalo (Gramsci stesso abbandona la tematica leninlana delle due Ipotesi di sviluppo capitallstlco, quella prussiana e quella americana, riavvicinandosi con la tesi del Mezzogiorno come disgregazione al fl!one radicate-giacobino, pur sostenendo la necessità di compiere la rivoluzione democratica nell"amblto della dittatura del proletariato) alla quale sembra, ad una prì• ma analisi. dover fare risalire la duplice e riduttiva prospettiva strategica in cui ha sempre trovato sbocco tale tradizione: a) creazione di ceti imprenditoriali (con la rivoluzlone giacobina o con misure varie di politica economica di sovvenzlone o stimolo); b) assunzione da parte dello Stato (monarca illuminato o forza rivoluzionarla Istituzionalizzata nello Stato operalo) dei costi dello trnsformazlone democratica del Mezzogiorno. Prospettive che non fuoriescono in nessun caso dall'ambito della rivoluzione democratico-borghese e che ponendo al di fuori del processo di accumulazione complessiva le contraddlzloni Interne al Mezzogiorno tendono, come primo salto rlvoluzlonario o come finalità ultima. a ricondurre al d1 dentro di tale processo. E' un fatto. comunque. che. in tutte le varie Ipotesi, la tradizione meridionalistica ha finito per essere Il manto entro cui si sono perpetuati I rapporti di produzione Interni all'area. Ciò perché, se sono corretti I termini In cui intendiamo qui riproporre l'anallsl teorica della questione meridionale. le contraddizioni cicliche, e quindi compiutamente capltallstlche. hanno finito (partendo dalla Ipotesi dell'eredità storica o da quella della arretratezza: • area depressa•) per essere stravolte in una anallsi che le riconduceva ora alla subordinazione del Mezzogiorno al capitalismo del Nord, ora alla rapina da parte dei monopoli, ora a fatto puramente tecnico. e In ognf caso ponendole al di fuori del processo di sviluppo capltallstlco. In ultlma anallsl, infatti, era la stessa funzionalità capitalistica del dualismo tecnico, la mc1nlfestazlone fenomenologica dello sviluppo capitalistico complessivo. che veniva stravolt11 In contraddizione antagonistica tr3 Nord e Sud, tra Mezzogiorno e capltale monopollstlco, entro cui veniva a Inserirsi, sotto forma di constatazione o critica o sotto forma di finalltà programmatica. la funzione dello Stato, quale tutore o equilibratore. quale garante o llvellatore. 01 qui, in diretto rapporto con tall mistificazioni, il reiterato recupero delle contraddizioni merldlonall entro Il complessivo processo di accumulazione capitalistica. dalla stolipiniana riduzione della lotta contro Il feudo 3 spinta per lo sviluppo capitalistico del Mezzoglorno. alla riduzione delt3 spinta alla Industrializzazione in servizio dell'E1ccumulazione complessiva del sistema. Tutto ciò rende necessario una riconsiderazione di quell"assunto centrale per ritrovare al di sotto del livello tecnico I rapporti di produzione già compiutamente capitalistici. in quanto momenti del processo di valorizzazione omogenei alla accumulazione capitalistica del paese. sia pure nella coesistenza di due aree capitalistiche con diversi livelli medi di capacità produttiva. tali da postulare momf'nti statuali di mediazione capaci di garantire nello sviluppo detta coesistenza. Se è vero. Infatti, che tale coesistenza aggiunge alle contraddizioni proprie dell'accumulazione capitalistica una pl(i generale contraddizione conseguente 21 drenaggio di valore che nell'ambito del mercato nazionale fonda la propria obiettiva esistenza nel dislivello di capacità produttiva del Mezzogiorno. è anche vero che comunque questo stesso drenaggio di valore non è esterno ma Interno ad un unico processo di sviluppo. E' necessaria quindi una rifondazione in termini marxiani dell'analisl del rapporto Nord-Sud che. superando astratte contraddizioni tra agricoltura e industria, consenta una riconsiderazione di tutto il tessuto economico meridionale in termini mutati e scontando l'assunzione di categorie sociologiche. come sviluppo tecnico. arretratezza e simlli sf da ricondurre l"analisl nell'ambito delle categorie economiche marxiane. consenta di ritrovare nelle stesse contraddizioni capitalistiche le origini della questione meridionale e quindi della classe operaia e di utilizzare tall contraddizioni ponendosi come reale alternativa risolutrice della questione stessa in una prospettiva rivoluzionaria. non subordinandosi ad esse per recuperarle perpetuamente nel loro ciclico ripresentarsi. Anche I ricorrenti ripenSAmentl che è possibile cogllere nel dibattito interno al Movimento operaio. specie negli ultimi tempi, e che esprimono la necessità di superare lo schema del compimento della Rivoluzione democratico-borghese per costruire un nuovo rapporto tra lotta democratica e lotta socialista nel cui ambito debbono trovare soluzione i problemi della arretratezza del Sud. non sembrano sfuggire alta considerazione qui fatta anche se testimoniano la necessità di una svolta nell'anallsi come nella strategia. Seppure Infatti sono sempre pJU frequenti le analisi che vedono l'arretratezza del Sud come funzionale all'accumulazione capitallstlca, non sempre queste analisi pongono in termini concreli Il rapporto tra proprietà fondiaria. stratificazione r.omplesslvamente arretrota dell"lndustrla meridionale. settore -41
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