giovane critica - n. 22/23 - primavera 1970

creazione della base Industriale. per non essere solo passivo elemento del mercato capltallstico Internazionale, e in tale direzione muoveva l'azione dello Stato con la svolta attuata prima con l'abollzione del corso forzoso e poi con le misure pro• tezlonlstiche a favore dell'industria. Se Infatti il secondo elemen• to costituiva una esplicita misura a favore dell'Industria, anche la seconda si risolse in un fattore di subordinazione dell'agricoltura. Infatti l'agricoltura italiana, prlnclpale vittima della crisi. non poteva non subire un ulteriore colpo da queste ml• sure statuali che. soprattutto l'abolizione del corso forzoso, costituivano un ulteriore fattore di elimlnazlone del profitti agra• rl ed una ulteriore spinta al trasferimento di capitali dall'agricol1ura, e quindi dal Mezzogiorno, all'lndustrla. Che tale fenomeno di spostamento al settore industriale dei capitali si verificasse soprattutto al danni del Mezzogiorno è quasi superfluo aggiungere, in quanto proprio Il carattere • fa. tifondistico • dell'agrlcoltura meridionale la rendeva particolarmente sensibile ad essere strumentalizzata nella nuova direzione. La sua unica possibilità di reagire alla crisi in termini di im• mediata compressione del reddito di lavoro, per gli arretrati si• sterni produttivi e la natura stessa dell'organizzazione del lavoro la rendevano un elemento facilmente controllabile e manovrabile dalla polltlca statale. Lo stesso principale contraccolpo da essa fatto risentire, l'aumento cioè della disoccupazione. dal momento che si rlsolse In termini di emigrazione. divenne un fattore di agevola• mento dell'lndustrlallzzazlone di cui lo spostamento della mano d'opera dall'agricoltura all'Industria e te rimesse degli emigrati possono essere considerati gli aspetti più rilevanti. Si Introduce a questo punto l'altro fattore contraddittorio del processo di sviluppo capltalistico e dell'azione statuale in tale direzione: il problema delle classi lavoratrici. La crisi agraria. infatti, se in un primo momento fu anche essa un fattore che favori lo sviluppo Industriale, raggiunse presto dimensioni tali da rendere necessario un Intervento che ne controbilanciasse gli effetti. Abbiamo cosf Il dazio sul grano che segna la ricostituzione del blocco agrario-industrlale proprio su quelle misure protezionistiche che aumentarono il divario NordSud. In quanto il Mezzogiorno che produceva quasi esclusivamente per Il mercato Interno. si trovò di fronte ad un aumento del prezzi per nulla giustificato dalle sue esigenze. Ciò per altro determinò un'ulteriore spinta al consolidarsi delle strutture tecnicamente arretrate dell'agrlcoltura. e In particolare di quella del Mezzogiorno. In quanto solo la grande proprietà ere In grado di reggere alla diminuzione del consumo Interno. determinato dagli alti prezzi. sia per le sue capacità di sfruttare zone mlgllorl dello stesso mercato nazionale. Crisi lnternazlonale e protezionismo. proprio nel momento in cui diventano fattori determinanti per il processo di industria. lizzazione, Impongono un crlstallizzarsi dell'agricoltura nella sua struttura • latifondistica •. unica funzionale. sulla base delle lcggl del mercato, al processo di sviluppo capltalistico che in que• sta fase si presenta sotto Il segno della industriallzzazione. Con l'ormai avviato processo di industrializzazione si accentuano e acuiscono però i momenti contraddittori! che pure erano stati il fulcro su cui si era fondato il processo di inserimento dell'Italia nel sistema capitalistico: crisi finanziaria e moti sociali sono i fenomeni che preludono al • grande balzo • della età glolittiana che si conclude c ,n l'esplosione della crisi nella guerra mondiale cui si accompagna il consolidamento della grande Industria nel corso degli anni 1915·20. Compressione salariale, favore accordato all'alta banca e in genere alle speculazioni finanziarie. Insomma i fondamenti stes• si dell'accumulazlone capitalistica. ora si traducono in un vasto moto rivendicativo che si estende su IUtlo il territorio naziona· te e in una serie di fallimenti di banche e di scandali. La politica di Glolltll nel primo quindicennio del nuovo secolo è caratterizzata dal tentativo costante di recuperare e Integrare tali contraddizioni dello sviluppo. Il suo stesso principale sforzo di costituire una bose di massa a1 programma governati· vo fu un diretto riflesso del costituirsi di un movlmenlo operaio organizzato che resiste e si oppone ad essere strumento passivo delle leggi de!l'accumulazione. Scartata la via dell'autoritarismo reazionario, si impone la necessità di tentare un'integrazione delle masse lavoralricl nel sistema capitalistico, facendo i conti con I partiti e le organizzazioni sindacali e ponendo un freno alle scandalose speculazioni finanziarle. La nascita stessa del movimenti meridlonalisti di orgine borghese testimonia il sorgere. con il consolldarsl delle basi Industriali, di una moderna borghesia capace di rispondere al consolidamento parallelo delle organizzazioni operaie. Dopo lo sforzo di correggere I difetti e gli errori della pollt1ca finanziaria precedente. lo sforzo principale di Glolit1i è di concedere un certo margine di spazio alle pressioni del movimento operaio sia sul piano politico che su quello salariale. Il fulcro di una tale politica. d'altra parte. non poteva non essere, ancora una volta, la priorità da concedere al completa• mento della • trasformazione • capitalistica sulla base del consolidamento delle strutture Industriali. In tal senso la presunzione di Giolitti di porsi al di sopra delle parti non può maschera• re la natura essenzialmente capitalistica della formula politica di cui era espressione. E al di là di ogni pretesa riformistica, li dato essenziale del programma glolittlano restava la • realizza• zlone del rapporti di produzione compiutamente borghesi •. - 25

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