giovane critica - n. 22/23 - primavera 1970

o !- z z < :i C) w Q w ..I < z o e ii: w ~ w z o ;::: "' w :::> o Pro-memoria politico per il processo Calabresi / «Lotta continua» 1 Il periodico • Lotla continua ,. va incontro. nella persona çte: suo d!n:ttorc responsablle, Pio Baldelll, a due processi: un processo per una serie di denunce basate 1 sugll articoli del codice penale fa~clsta (inclt ..mento all'odio di clas:s.. , sovversione dell'ordine. ecc.) e u'l processo (prlm3 udienza In lug11o) su querela della questura di MIiano {commissario aggiunto Calabresi) che concede ampia facoltà di prova: • lotta continua•. con articoli e vignette, ~a attaccato la tesi poliziesca del suicidio di Pine!H ed ha avanzato !'ipotesi dell'omlcldio. La questura ha Inoltrato la querela nel momento In cui si faceva strada la notizia che la Magistratur3 di MIiano avrebbe archiviato il c.osidetto caso PlnellL Il processo 'per la querela va affrontato impostando un discorso politico. lnserendo nell'ipotesi de11'assasslnlo di Plnelli la probabilità del complotto reazionario e antipopolare per il qu11lecongiurano forze nazionali e internazionali. In questo caso l'argomento giuridico di base, contro la querela, diventa il seguente: è necessario ma anche sufficiente per ottenere l'assoluzione una prova che cl sono elementi di fatto per rendere attendibMe una op•nione sulla morte di Plnelll come quella espressa sul periodico • Lotta continua•; non è lnvect! necessario provare che Plneltl è stato assasslnat~ dal commissario Calabresi. 2 Piattaforma polilica. Essa com• prende due punti fondamentali: d) portare alla luce con una :;e1 rie di prove e di Indizi il filo tosso che lega I vari episodi del complotto nazionale-internazionale (promosso tempestivamente secondo i cànonl ormai largamente coltaudatl della CIA): dalla morte del pollziotto Annarumma all'esplosione nella banca. a Valoreda. a Pinelll ecc. Le lotte contrat• tua11 dell' • autunno caldo • e il grande acontro di classe offrono Il contest() etano In cui situare le varie vicende: b) fornire una verifica macroscop;ca di come bnzlona lo Stato borghe- ••· L'amnistia à un colpo di spugna per operai, slndacallsli e mllltantl d, partito. In genere; ma continua durissima e In manl1,ra meno apperlscente contro I gruppi extraparlamentari P c011tro gll •Isolati•- L'opc~alo Plnelll e la sua famiglia riepilogano quetta circostanza della lotta di classe. Egli diventa cosi Il simbolo della • violenza •, leg,1)9 e non. esercitata contro un determinato ambiente polftlco. In quuto quadro il• suicidio• di Pinel!i risulta insostenibile. la atau latruttorla per Valpreda. supposto autore della strage. eeclude anc;he la minima Imputazione contro Pinelli. E dunque appare chiara r11ecuztone • all'Uallana • che il complotto lnternutonale ha awto nel primi maldestri Interventi della questura (ptr ... mplo, I• pr3CJpltoae e balorde dlchlarazlonl del que- ~ :;:iu~.:w 1•or:'1 •!8:.:,~~e7:i~ p:r d~~~~~:!~a:t. -~~l:aul~j mNIID la queatlone de1 aulcldlo sc,tto un c.umulo di prove e di preclll reg:lonamenHpolltlcl, emergono tre Ipotesi a spiegazione della morte di Pln1III. Prtmo, 1'Ipoteal della disgrazia: spossato tlllle lunghi ~,. di Interrogatorio, Plnelli avrebbe chiesto di respirare una boccata d'aria; appoggiato atla balaustra. alte appena ottanta centimetri, ovrebbe avuto un mancamento, precipitando nel cortile. I poliziotti avrebbero tras.ormato la disgrazia In " suicidio politico •. Secondo, un incidente sul lavoro. Per un colpo di karaté in eccesso o per una spinta troppo rude data all'imputato costretto a starsene in bilico sulla ringhiera. I poliziotti si sarebbero trovati tra le mani un cadavere, e si sarebbero affrettati a precipitarlo nel cortile, spiegando la morte come suicidio. Terzo, l'ipotesi dell'omicldlo: Pinel!i avrebbe Intuito durante l'interrogatorio alcuni punti centrali del complotto e avrebbe gridato ta S'Ja accusa: da qui l'urgenza di toglierlo di mezzo. Comunque sia. se salta l'ipotesi del suicidio salta .inche una parte fondamentale di un congegno politico reazionario operante sul piano nazionale e internazionale. Organizzazione e Iniziative in vista del processo. Il 3 processo non deve essere l'occasicne per la consueta p2rata di intellettuali • solidali • con rimputato. Anzi- • tutto, 1a preparazione del processo viene sottr::tta a qualsiasi gestione che rlsulti • cauta •. • dilenslv1stica " e • !egalitaria •. La difesa è stata affidata all'avvocatessa Bianca Guldettl Serra del Tribunale di Torino e all'awocato Marcello Gentili del Tribunale di Milano. assistiti da un gruppo di collaboratori a notevole livello di competenza. In secondo luogo questo processo non deve essere etichettato da un gruppo minoritario: occorn~ fissare una linea omogenea d'attacco, e su questa linea promuovere il pili largo concorso di forze politiche: si chiede solldarlela ma solo perché la si ritiene doverosa, si accettano tutte le solldarletà però non trasformandole In linea di difesa democraticlstica. A questo fine diventa Importante arrivare al processo, e flanchegglarlo, con una serie di Iniziative dal basso coordinate. Questo significa l'urgenza di una rete di controlnformazlone. da una parte, e, dall'altra. la costituzione di un comitato di coordinamento capace di smistare e scagllonare le varie Iniziative. Per la controinformaziùne si sta provvedendo a un primo dossier da distribuire rapidamente in maniera capillare, e poi a un Libro Bia1,co conclusivo. Per Il coordinamento delle Iniziative. che stanno moltiplicandosi In Italia e all'estero. avremo uno prima verifica In una larga assemblea a Firenze nel pomeriggio del 20 giugno (per informazioni rivolgersi all'avvocato Marcello Gentilt, via Fontana 22. MIiano. te!. 700274 e all'avvocato Francesco Mori. via Ricasoli 11, Firenze. te!. 282936). Scopo Immediato, mess:11ggial Presidente del Tribunale e al Presidente della Prima Sezione Penale con ;a richiesta di indagini: • nel pro:::esso pubbllco si faccia luce sulla morte di Plne!H •· Scopo finale, consentito da un moltiplicarsi di iniziative di base. la partecipa.:lone di massa al processo: person• che intervengano In occasione del processo da tutta ltalla. Giovane critica

Biblioteca Gino Bianco

1 Ad es. nel n. 4/5 di Avanguardlt1 operala. 1970. sl dice che • il tentativo portato avanti dal groppo del Manifesto si colloca og,.il su una posizione centrista fsl potrebbe, parafrasando, pensare a un Pciup) •· Ora, battuta a parte, non si vede In che cosa coosista il • centriamo• denunciato dal compagni di Avanguardfa operala; rispetto a quali altre Ipotesi e occasioni polltlche. non meramente dottri• narie (e di una dottrina, ahlmé, quanto 11antla), esso si quallflchl come tale. C'è una bella pagina di TrocklJ che ammonisce chi vuol lar politica a non contentarsi di • radicalizzare • le definizlonl. Il tentativo pl(I eleiborato, almeno In apparenza, di discutere criticamente te posizioni del Manifesto secondo un'ottica • marxlsta-lenl• nlsta • non dogmatica, lo hanno compiuto Augusto lllumln&tle C&rl& Aonchl. Revls/onlsmo ed economicismo rivoluzionarlo, In Ideologie n. 11 /70. Il loro articolo - presentato minacciosamente dalla redazione della rlvh!Jlacome • il primo esempio di una serie di &nallal dirette a sgombrare Il terreno del confronto tr& le forze rivoluzionarle dalle vafiMtl mistificatorie del revisionismo. che svolgono per conto di esso una funzione di sostanzlale copertura e di recupero a sinistra • - rappresenta purtroppo un concentrato di un atteggiamento, p0lltlco e teorico. che a noi sembra para11uante, e come tale offrirebbe il destro a pfU di uno spunto polemico. Fra I • minoritari • chi ha scritto con pl\J acume, addirittura come se venisse da un altro pianeta rispetto agli esempi già con• sideratl, è stato Francesco Ch1falonlnella lettera da lui lndlrlztata al Manifesto, dove ha Indicato pericoli e Intoppi reali. Quello però che sorprendeva nella lettera di Clafalonl era il • distacco • seppur relativo (o si tratt•v• di sempllce •astuzia•?). come appunto se parlasse di gente e Iniziative Irrimediabilmente altre. Non dispiaccia al compagno Cl&fa1oni.di cui abbiamo grande stima. se noi consl• derlamo I rischi dell'lnlzlatlva del Manifesto (Il • pari • In essa lmpllclto) aasal phl lntere11antl e fecondi di quelli che lui, e Il mondo p0lltlco/lntellettuale che egU ttppresenta, sembra volere affrontare. Ottimo Infine, su Ouestltalla n. 14', marzo 1970, l'artlcolo di Alberto Benzoni, La proposta del •Manifesto•: ulteriore esempio che ormai le fone reaU e g11 interlocutori ph1 validi vanno cercati su tutt'altra latltudlne rispetto al pHsato. Due parole sul "Manifesto,, Due parole sul "Manifesto". Innanzitutto a risarcimento. se ci è lecito usare questo termine, di quanto su di loro è stato scritto su varie sponde • minoritarie •- Sarebbe facilissimo provare, ammesso che ne valesse la pena stante il livello delle argomentazioni addotte 1, che questo giudizio è stato il pii.i delle volte condizionato dalle esigenze di sviluppo • autoctono • del gruppo che lo formulava, caricandolo di uno sprezzo proporzionale alla volontà di •potenza•- Talvolta quel giudizio è andato evolvendo, questo si, ma non in ragione di un confronto e di un'apertura reali, bensi In ragione di una dive,sa •diplomazia•. Questo atteggiamento presupponeva una valutazione di fondo, e cioè che tutto quanto accade nel movimento operaio orga• nlzzato, In alcune sue frange settori quadri, è poca cosa perché tutto vi è contaminato dal diavolo. Nulla de lare dunque se non gettare il malocchio sulle Iniziative del "Manifesto", at· tenderne il tonfo, salvo poi a raccoglierne I cocci. Mentre invece, come un elementare buon senso detta, se !"iniziativa del "Manifesto" nasce asfittica, stenta a prendere corpo e qualità politica, la perdita sarà comune: e forse anche definitiva per tutto un ambiente • extra-parlamentare • il quale sta facendo di tutto per tramutare una scontttta politica. comprensibile e, spie• gabile in termini • oggettivi •. nello spreco di una generazione. Uno dei problemi politici di fondo che Incombono sul filone • minoritario•• cui chi scrive è ovviamente legato per biografia e • marchio• generazionale. è un trattamento politico di quella complessa realtà politico/ organizzativa/ istituzionale chiamata, con termine che trovò le origini della sua diffusione nella forza e nella novità della polemica • cinese • (e negli svlluPf>I della Rcp, ecc.), il .. revisionismo•· Termine già oggi politic.amente consunto. privo di un reale mordente. come di chi esorcizzi piuttosto che spiegare. Con questo termine si è Inteso Il piU deUe volte, giusta la formula Impiegata da Federico Stame, una sorta di • cancro dell'Ideologia• e non Invece quello che è, une • corruzione • reale di tutto un corpo medio del partito e et.i suol strati dirigenti: corruzione come Integrazione di fatto. -I

2 La quale • teorm del par1110• professata dal Man/lesto non coincide necessariamente con 1e Posizioni assunte dalla Rossanda nella sua • introduzione• alla conversazione con Sartre. Posizioni che sono state oggeuo d1 qualche p0ntlglloso compitino pseudo-teorico da parte di alcuni cullorl di Marx. Rispondendo a una domanda della ,edaziooe del Oue Fa,,e. la Rossanda ha detto: • A tal propcslto esi· stono delle sfumature tra i· compagni del Man/lesto. come si può vedere nel nostro numero d1 settembre sul pa•tito; cl sono del com• pagm pi.I lemmsll di me nel nostro oruppo o posso solo darvi la mia posizione personale •. Cfr anche Il • Poscntto 1970. senno da Lucio Magri per la traduzione Inglese (What ls a Rcvolvtlonary Party?, su New Lelt Rcvicw n. 60, 1970}del suo saggio sulla • teoria del par1110• già apparso su Critica ma11:lsta. saggio. a nostro avviso. la cul lettura è conslgllablllsslma per un giovane/giovanissimo (questo •ruo• lo• ideate) che nel marasma attuale voglla rendersi conto del come e del petche e non si contenti di qualche glaculatorla. 2oggettiva ancor piUche soggettivo, nei meccanismi e nelle regole vincolanti dcl:a società borghese represslvamente • tollerante .., ma non certo unilincare - salvo in alcune situazioni e componenti del partito stesso - e avvenuta una volta per tutte. nella misura in cui la società, I suoi contraccolpi, le sue tensioni reagiscono poi sull'apparato organizzativo, sui suoi gangli vitali, modificano il rapporto e l'intreccio di istanze di base e istanze dirigenti, complicano I' "applicazione" di una linea politica e ne svelano le contraddizioni (vedi il rapporto tra li tessuto di base del Pci a Milano e il M. S. dell'Università Statale), Ora a noi la vicenda del "Manifesto" sembra l';pisodio per adesso piU vistoso, ma non certo l'ultimo. della crisi della direzione ,. centrista ,. del movimento operaio organizzato; e perciò un " processo ... l'entità e la direzione del quale è scarsamente apprendibile mediante un approccio ai singoli temi sui quali fa leva il discorso (la teoria del partito 2• la tematica • consiliare "• le • tesi sulla scuola ,.; elementi tutti - come è sempre in politica - da sperimentare e verificare). tanto ph'i nella misura in cui esso è legato al decantarsi di tutta una se• rie di .. storie,. politiche: quella della sinistra del Psiup, quella del movimento studentesco, quella di certi ambienti ., cattolici .., quella dei .. minoritari ... Che questa • crisi ,. (aggravata ma anche ritardata dall'esito elettorale) trovi uno sbocco poli• tico. che questo ., processo" t"ovi i suoi interlocutori, è compito che ci riguarda tutti. Altrimenti essa si ridurrà alla dimensione che tantissimi compagni del Pci o del Psiup, ai pili vari livelli e nei ph'i diversi ambiti. hanno giustamente rifiutato di darsi: la dimensione della .. testimonianza•• piU o meno presti• giosa. ma che le fredde ragioni della .. politica ,. cassano piU o meno rapidamente. Fuori da questo • processo ,. non riusciamo a vedere gran che. Non certo quel • Lenin è vivo,. di cui parlano alcuni fra i gruppi • minoritari ,. pili vivi e consapevoli (e di cui il Centro K. Marx di Pisa, ospite richiesto in questo numero della rivista. costituisce una delle esemplificazioni di maggiore evidenza, anche teorica). Sappiamo bene che il Lenin • vivo" di cui parlano questi compagni non è il Lenin sentenziatore. che prese a scoppole gli • amici del popolo., I menscevichi, Martov, I'• opposizione operaia ,. e chei - se il cervelk, non gli fosse scop• plato a furia di pensare il " nuovo,. - avrebbe picconato Lev Oavidovlc Bronstein: quello insomma che, malauguratamente. ha avuto corso nella farsesca mitologia • mar'Xlsta-leninlsta •· Sappiamo con quante cautele e accorgimenti Luciano Della Mea, I compagni del • Circolo Lenin dl Puglie •• i compagni di • AvanQuardia operaia ,. impostano Il tema dell' .. avanguardia .., dell• sua neces!.ltà prioritaria. Ma non vediamo proprio quali possano essere gli svilupf)i politici di una tale proposta, sviluppi

3 Per quanto rlouarda questo numero di Giovsr,e critica esso ritiene. come è sempre :stata sua carauerlstlca (non avendo noi né il retroterra politico n6 la presunzione di voler dare leiloni al • movimento •I. uno st8to di crisi, una discussione in corso. Presenta voci tra loro discordi ma credo consenla una lettura unitaria dei • mate· rlall • raccohl. Ouesto edltorlale vuole appunto Indicare in quale direzione tale lettura va fatta. Purtroppo. lo abbiamo detto privatamente e pubblicamente. lo strumento • rivista • quale è nato nella prima metà deoli anni '60, per sboccio generaiiooa1e e niiracolo artigiano. è divenuto ormai • archeologico •- Noo Inutile però. tutt'altro: come molti cl riconoscono. Fra di essi anche numerosi ■ m-1 ■ che al tempo della copertina su Stalin cl avevaoo indicati come degni di un giudiiio del tribunale popolare. la crisi, anche personale, ma questa volta salutare, di numerosi compagni • m-1 ■ ci sembra uno degli aspetti positivi dell'attuale congiuntura politica. Per questo cadiamo dalle nuvole quando vediamo proposte come quelle contenute nell'ultlmo numero del Che lare, lmpernlato su una ambliione di riunificazione rlel movimento • m-1._ Ai compagni del Che lare. proprio perché a persone intelligenti non si deve perdon.ire di aver scritto delle scloccheue. vorremmo ricordare - data la loro preoccupazione di commemorare Lenin • leninistlcamcnte • - che Il • giuramento • pronunziato da, Stalin in morte di Lenin è stato additato da tutta Ufl'I generazione come !"esempio ph.i lugubre di lmbalsamaiione del pensiero e della metodologia leninista: generaiione I cui membri erano passati attraverso un mloor n1,.1merodi • mode ■ che non I compagni del Che lare, ma certamente attraverso un maggior numero di rlvoluzionl. perdute o vinte poco Importa. di qualità dico e non di quantità, gll spazi da occupare. le mediazioni e gli strumenti disponibili, ohre una esemplare militanza focale, destinata a perpetuare se stessa, quando non a rifluire, per stanchezza di uomini e di idee. • Avanguardie ,. fuori da una presenza di rilievo nelle lotte, fra le forze vive e difformi dello scontro di classe, per forza di ideologia e acutezza di analisi, non ne sono mai nate. Esse si sono alimentate invece, almeno questo dovrebbe insegnarci Mao. di tutte le carat• . teristiche e specificità della situazione concreta in cui operavano, scontandone le contraddizioni: il che vuol dire utilizzandole politicamente. Una nuova stagione politica si apre. Siamo. con tutto quanto di esaltante ciò comporta. nel 1970 e non nel 1905 né in un pre-1917 come alcuni ottimi continuano a credere. implicitamente o esplicitamente. Un •processo•, dicevamo. si avvia: esso va oltre, quanto ai suol esiti, il destino dell'attuale gruppo diri• gente del "Manifesto", il quale però ne costituisce al momento il principale elemento propulsore, quello che meglio ne ha prefissato contenuti e scadenze. Alle implicazioni di quel processo, per quanto ci riguarda, come individui e come rivi• sta 1, siamo larghissimamente disponibili. Giampiero Mughini -3

Aggressione imperialista e retrovia socialista Anche nelle sue dimensioni attuali, che coinvolgono in una massiccia operazic,nc m1lltare convenzionale l'intera regione indocinese e non p1u soltanto l'area relallvamcnle ristretta e delimitata della • guerra speciale •, l'aggressione americana nel Vie1nam non può ricondursi ad un intervento coloniale di tipo tradizionale. Sempre più d11flci1eappare infatti collegare l'Immenso sforzo militare e tecnologico applicato dagli Stati Ur?iti In questa zona con I.i necessità di salvaguard.irvi precisi interessi di dominazione economica relativi all'approvvigionamento di materie prime o al reimpa1rio di prol11ti su capitali investiti. Gli investimenti americani in tutta l'Asia sudorientale sono inferiori al 3 per cento degli investimenti esteri complessivi. La • tabula rasa • del colonialismo di vecchio stampo è solo formalmente simile alle distruzioni sistematiche degli uomini e de1!a natura attuate dagli americani nella penisola indocinese. Non si tratta per questi di creare le condizioni ambientali atte ad instaurarvi una qualche forma di sfruttamento economico - tra l'altro il vecchio piano di riforma del delta del Mekong, una volt~ sbandierato come tipico esempio dell'• aiuto• americano. non viene nemmeno più usato come strumento d1 propaganda - bensi di distruggere per distruggere. La guerra nel Vietnam, oggi nell'ln• tera penisola indocinese. è per gli Stati Uniti una • spesa generale •, non un investimento diretto. La nuova dimensione assunta dall'aggressione imperialista rende espliciti gli elementi presenti fin dall'inizio nell'intervento americano, anche quando avveniva nella forma semiocculta di aiuti materiali e di • consiglieri tecnici • al governo di Saigon. Per quanto strano possa oggi apparire, gli americani avevano inizialmente tentato di non' intervenire direttamente in questa 20. na favorendovi, d'<1ccordocon gli Inglesi, la restaurazione del CO· lonìalismo francese dopo la fine della seconda guerra mondiale L'Indocina non fu allora oggetto di contesa tra potenze coloniali rivali, ma coslltul semmai il terreno di un'intesa generale in ba• se alla quale fosse assicurato comunque alla sfera occidentale, nel quadro della spartizione postbellica del mondo, Il controllo di questa regione politicamente inquieta e ricca di risorse di 4stagno e di gomma da sfruttare o da sottrarre ad altri mercati. Fu soprattutto dopo la vittoria definitiva dello rivoluzione cinese che il Vietnam, il paese piU avanzato della zona per coesione etnico.politica e per esperienza di lotta, venne ad assumere una importanza strategica di primo piano. Ma anche allora gli Stati Uniti. pur avendo deciso di bloccare il movimento rivoluzionario alle frontiere della Cina. non giocarono in prima persona, !imitandosi a sostenere con massicci aiuti finanziari la guerra coloniale della Francia. Soltanto con la disfatta francese a Oien Bien Phu gh Stati Uniti Intervennero direttamente. non già per sostituire a un vecchio un nuovo colonialismo. ma per sostenere in prima persona quell'azione di intervento po11tico e militare in cui si erano impegnati da anni, e che la sconfitta francese, cosi come i successivi accordi di Ginevra nel luglio 1954. non fecero che accelerare. E' ormai risultato chiaro, dalla pubblicazione d! memorie e documenti. come gli accordi di Ginevra, che prevedevano l'unificazione del paese e libere elezioni entro il 1956 nonché la neutralità militare dell'Indocina, non siano stati che una cornice ufficiale per consentire il ritiro formale della Francia battuta. Già nel corso delle trattative un accordo segreto tr11Stati Uniti. Francia e Inghilterra riconsolidava l'inteso delle tre potenze - che non verrà fino ad oggi sostanzlalmente incrinata se non in parte dalla Francia gollista - circa una protezione del regimi delln zona contro te • sovversioni comuniste•: in questo quadro gli Stati Uniti poterono immediatamente accingersi al rafforzamento delle proprie basi militari nella zona. all'addestramento dell'esercito fantoccio, nonché all'instsllazione a Saigon di quel primo governo del cattolico Ngo Dlhn Oiem che avrebbe inaugurato una lunga serie di laboriosi quanto inutili tentativi amerlc;mi di costruire una parvenza di potere polltlco locale. 1 E' ovvio quindi perché la piatt.iforma degli accordi di Ginevra del 1954 sia oggi respinta dai vietnamiti come un punto di riferimento valido per un negoziato. e perché ad essa continuino invece a riferirsi - come alla successive conferenza di Ginevra del 1962 che • regolò• in modo altrettanto equivoco la questlo-

ne del Laos - quanti si propongono ancora una volta una llnea di ripiego che cancelli 1\ fatto evidente dell'aggressione e della sconfitta militare americana sul terreno. Ciò che è ~vvenuto in Vietnam a partire dal 1960-61,quan. do con la costituzione del Fronte di llbcrazlone nel Vietnam del sud, è incominciata la fase organizzata della guerriglia, sono fatti noti. La rapida spirale di sconfitte e di Interventi tecnologi• camente sempre pili perfezionati che costituisce l'escalation dell'imperialismo in Indocina, è stata soltanto in parte la conse• guenza logica di una catena serrata di azioni e reazioni. Il con• llnuo alternarsi di tattiche e tecniche repressive, di sperimenta• zioni scientifiche distruttive. di campagne propagandistiche alti• sonanti. dalla •pacificazione• alla • vietnamizzazione •, non sono state soltanto Il rlsultato della costante Inadeguatezza dello sforzo fin.inzittrlo e tecnologico americano di fronte alla perm.i• nente superiorità della lotta politica e armata condotta dai \llet• namitl con mezzi sia rudimentali sia moderni. Certamente. una logica mllitare in senso stretto ha via via portato gli americani ad effettuare quella escalation nell'impiego di mezzi distruttivi che è stata In realtà soltanto una risposta ai successi popolari: l'intensificazione della • composizione organica • dell'intervento americano, pur aumentando terribilmente il costo umano dei vietnamiti in questa guerra, non ha fatto d'altronde che ripro• durre in una nuova dimensione allargata l'lnco1mablle gap politico e militare tra guerra imperialista e guerra di popolo. Il fatto P. che la post.1 in gioco per gll Stati Uniti In lndocl• na, che è stata fin dall'inlzio una posta strategica globale, è via via aumentata sul piano quantitativo come su quello qualltaUvo. Dalla tutela di interessi economico.po!itlci generali, concernenti soprattutto il sistema di controllo nel Pacifico e nellAsla meri• dionale, si è passati a fare del Vietnam il bastlone per Il conte• nlmento della rlvoluzione asiAtlca; da campo di sperimentazione di tattiche antiguerriglia, da Impiegarsi In tutte le aree di dominazione americana e da esempio • deterrente • per le lotte popolari negli altrl continenti, Il Vietnam è diventato Il terreno di scontro fondamentale tra lmperlallsmo e movimenti di liberazione e Infine la punta avanzata del confronto tra I due sistemi mondiall. quello capitalista e quello socialista. Le cause di questa escalation nel significato e nella portata della guerra Indocinese dipendono soprattutto - come è noto - dal tipo e dalla quaBtà del movimento politico e militare che qui si è scontrato con l'lmperlallsmo americano, mettendo a nudo Il carattere rozzo e sempllclstlco della sua strategia di dominazione. Uscita da due lotte di 1iberszlone nel giro di poco plU di un decennio - contro I glapponesl e contro I francesi - e Innestata sul grande filone della rivoluzlone contadina asiatica, la resistenza vietnamita ha dispiegato nella guerra contro gli americani un cost&nte crescendo di capacità di mobilitazione politica e di sagacia milttare. Quando nel 1960, con la costituzione del FNL. è iniziata la guerra popol.ire. non è stato questo 11primo passo di una resistenza ispirata a mot,vi nazionalistici elementari. bensi è stata la ripresa di una lotta popol.ìre organizzata. che era iniziata fin dagli anni venti-trenta, già sono la direzione del partilo comunista. con scioperi e dimostrazioni operale nelle fabbriche. nelle miniere, nei porti industriai,. nelle piantagioni del sud; una lotta che era continuala con questa componente soc,ale domi• nante. anche quando. durante l'occupazione giapponese, Si era trasferita nelle campagne, mobilitando le masse contadine ad un tempo contro l'invasione straniera e contro l'ordine feudale tradizionale. E' questa fusione di lotta nazionale e di lotta rivo, luzionaria che provocò nel 1954 la disfatta del colonialismo fran, cese, ed è in questo alto livello di maturità politica e con questa ricca e complessa esperienza di lotta politica e sociale che si è scontrato subito dopo Il • neocolonialismo • americano. z Lo scontro fu fin dall"lnizio un conflitto tra forze ineguali e incommensurabili. Quelle che diverranno le contraddizioni sem• pre pili appariscenti e grottesche delrintervento americano sono delineate fin dall'inizio nel gigantesco equivoco che quelle che si contrappongono frontalmente sul terreno vietnamita sia• no da un lato l'antica arretratezza di una società coloniale primitiva, economicamente sollosvlluppata e socialmente Inerte e dall'altro la dinamica civiltà del capitalismo pili svlluppato. l Cosi. ad esempio. sul terreno militare i guerriglieri manterranno costantemente !"iniziativa • per portare le truppe americane a battersi sul terreno e nelle forme scelte da loro. costringendole a · mangiare la zuppa con le bacchette·, ossia a impedire al ne. mico l'Impiego delle tattiche nelle quali eccelle, la concen1razione delle forze e la potenza di fuoco •; e si assisterà anche al fatto paradossale delle • zone liberate nonostante !'esistenza di postazioni nemiche •, ossia alla impenetrabilità del tessuto sociale da parte del dispositivo di occupazione.• Lo stesso processo porterà similmente. sul piano politico. gli Stati Uniti a trasformare quella che all'inizio poteva sembrare una delle tan• te operazioni di Intervento Imperialista dol costo relativ.imente basso, dirette a correggere in una zona delimitata uno specifico rapporto di forze. nellll plU impegnativa e costosa guerra imperlallsta della storia americana e a mettervi in gioco Il proprio prestigio di grande potenzll nonché la solidità del proprio dollaro. Dietro ogni episodio della escalation. dietro ogni nuovo mo• mento dell'aggressione si può scorgere, con una trasparenza crescente, la globalità dello scontro nel quale l'imperlallsmo è coinvolto. GII americani possono tentare la cattura di un • quartiere generale • e magari riuscirvi, possono llquldare un .. san. -5

tu,mo • o unJ retrov1J, mJ con c10 nulla e risolto. anche se ogn, \OIIJ 1,;r1.;dono dicono che s1 tratta della mossa decisiva. h • :,JilluJ110 • puo .;lua111ars1p1:.1ad1 Ho C111Min oppure Cam• lloy1..1. Ja retrov•.i puu essete a Hanoi. nella P,ana delle Giare o ,1 t'ecrnno. hl rt.:~1l..1la retrovia e la nvoluz,one soc,ahsta as1at11,;..c1on le :.uc stcrnunate popolaz1on1contadine. spinte ormai oJ11av101cnza :,lC$:,J e dall.i stessa logica 1nesorao1le dell'agyres:.1onc ., mob1l1tJrs, e a or9an,zzars1 pe, la propria sopravvivenza E' tuttavia anche sempre p,u evidente che le popolaz,on, mdoc,nes, non combattono sollJnto una propria lotta r1voluz,onar1a • regionale•. Su d1esse è caduto anche 11peso dello scon. tro frontale tra cap11al,smo e socialismo. anche se le potenze occ1den1ah non m:mdano tulle. come nel 1917, 1 loro eserc1t1 e te loro flotte a contenere la r1voluz1one soc.alista 10c1p1ente, ma s1 servOr\O 111parte d1 10elt1c1en11eserciti mercenari. La .. guerra fredda • oegh anni cinquanta si è spenta IO Europa, m.:i soltanto per trasfems, in una nuova forma - non p1u compet1t1va. ma d1 conflitto armato - nel sudest asiauco. terreno considerato p1u prop1z10alle avventure m1h1an e a, complotti delle • agenzie •. esphc1tamente escluso dal raggio di <mene dei deterrenti nucleari e ai confini delta r1,oluzione cine• se. la coesistenza pacifica, nella forma posH,lahmana d1 competmone econormca aperta con il cap1tal1srno,h.:i , ..eccito i frutti derivanti dallo sviluppo produttivo e tec1101091codel blocco sov1e11coe dalla sua accresc1Uta forza d1 contrattazione a livello dei rapporti internazionali. Ma e stata una coesistenza regionale che ha coinvolto soltanto !"emisfero settentrionale sviluppato. • normahzzando • 1n esso I rapporti interstatali nel quadro di un equilibrio statico. o al massimo si è estesa. sia pure in modo attenuato. alle zone confinanti del • terzo mondo •. come 11Medio Oriente o l'area med1terranea. E per ottenere questa coesistenza I URSS e il blocco sovietico hanno dovuto rompere con la Cina e d1ssoc1arsi in modo formale dalla sua politica interna e internazionale. l'Asia e il mov1men10 nvoluzionario asiatico non rientrano - né potrebbero ogg, rientrare - in questa strategia coesistenziale che d1 fatto ha 110110con l'essere nulla pili che la creazione di una zona d, sicurezza reciproca nell'emisfero sviluppato. Cosi del tutto vani sono risultati i tentativi sovietici di introdurre in Asia schemi' coesistenz,ali simili a quelli europei con la proposta di un cosiddetto • patto di sicurezza • in funzione anlicinese. nell'intento di contenere e riassorbire il movimento nvoluzionario. le scelte che si pongono in Asia sono or• mai divenute nette e radicali e vanno al di là dei giochi diplomatici di equilibrio su cui si basano i rapporti tra le grandi potenze_ Le vicende della penisola Indocinese negli ultimi quindici anni sono la dimostrazione pili evidente della totale estraneità 6dei problemi del soc,.ihsmo aslat1co nspetto all'andamento della politica internazionale. l aggressione imperialistica in Asia si e sviluppata nell arco esatto di tempo ln cui in Europa ha preso corpo la d1stens1one tra I due blocchi e lo stesso svolgi• mento delle trattative d1 Parigi - estremo tentativo vietnamita d, contenere a livello d1plomat1co l'aggressione imperia1ista - e stato condmonato al massimo dal rapporto d1 forze su scala internazionale e dalla logica coes,stenzia\e: il potere di contrat• taz1one dei v1etnam1t1,vittoriosi sul terreno, è risultato fortemente mdebohto al tavolo delle trattative, soprattutto perché. anche m quel momeno delicato che doveva fare del Vietnam il problema internazionale dominante. i vietnamiti sono rimasti sostanzialmente isolati. Ma la drammattzzaz1one crèSCente del conflitlo nel sudest asiatico e la crescente chiarezza sulla natura dello scontro e sulla sua globalità non bastano di per sé a rompere !"isolamento della rivoluzione asiatica. a muovere la classe operaia dei paesi industrializzati a una effettiva lotta antimperlalistica. Lo sche. ma coesistenziale, che condiziona profondamente l'azione delle masse lavoratrici su una linea di sostanziale stabilizzazione, tol• lera benissimo. come fenomeno esterno e marginale. la guerra vietnamita. Le grandi manifestazioni popolari antiamericane, alle quali si confina sostanzialmente la protesta antimperialistica in Occidente, sia pure come espressione sincera dei sentimen• ti di solidarietà delle masse lavoratrici, non riescono né posso• no scalfire in profondità Il quadro di una coesistenza privilegia• ta, fondata sul confronto tra acquisizioni economiche e tecno-- logiche e che registra passivamente i rapporti di forza che ne derivano. Grava anche in parte sul movimento operaio dell'Occidente una tendenza industrialista, pili o meno consapevole. che assegna IO definitiva alle regioni sottosviluppate un ruolo politico secondario e tende a confinare le rivoluzioni contadine • non ortodosse • alla periferia del mondo. La guerra in Indocina - che ha come retrovia la piU gran• de e contestata delle rivoiuzioni • non ortodosse • - ripropone anche una verifica di questi schemi Ideologici tradizionali. Per• ché la rivoluzione indocinese possa fare veramente parte della rivoluzione mondiale - come si usa dire - devono esserne colte e valorizzate tutte le implicazioni, al di là di una diffusa solidarietà elementare (d'altronde sempre tardiva e inadeguata). La resistenza vietnamita e indocinese ha in primo luogo attivato le contraddizioni dell'imperlalismo. impegnandolo su un terreno di lotta nel quale esso non può combattere con armi uguali, ma è costretto a scatenare una cieca furia distruttiva, ad allargare le dimensioni del conflitto e quindi le condizioni della propria sconfitta - come dimostra l'intervento in Cambogia che ha provocato l'unificazione strategica dei movimenti guerriglieri della regione, Il che renderà necessario l'impiego

ulteriore di uomini e tecniche americane. Essa ha inoltre scos• so la coesione della società americana e della società opulen· ta in generale che. uscita indenne dalla competizione col blocco sovietico indus"trial!zzato. ha visto crollare i suoi miti di razio• nalità ed efficienza sotto gll attacchi di un esercito guerrigliero asiatico. Essa ha ancora dato un contributo Importante alle lotte operale distruggendo Il fatalismo economicista circa l'inesauribile capacità del capitalismo moderno di risolvere le proprie contraddizioni. la dimostrazione pratica dell'Invincibilità dei popoli Indo• cinesi ha peraltro un rlsvolto negativo: quello dì autorizzare in qualche modo una posizione di attesa passiva nel resto del mondo come se la vittoria • sul terreno a possa significare automa• t!camente la sconfitta globale dell'imperlallsmo. U Vietnam non può essere sconfitto sul piano politico e militare ma può essere annientato fisicamente dalla furia tecnologica degli S1at1 Uniti, In una nuova versione modernizzata della • tabula rasa a del vecchio colonialismo. E lo stesso pericolo distruttivo può gra• vare anche sulla sua Immensa • retrovia a. Per questo l'area della retrovia deve essere estesa al di là degli attuali confini della rivoluzione asiatica Lisa Foa I le origini dell'Intervento americano In Vietnam ,ono narrate del• tagllatamente In G. Kolko.Le radici economiche della politica americana. Einaudi 1970, pp. 120-1&4. l Per i precedenti storici di questa guerra vietnamita cfr. J. Ches• neau,c, Perché Il Vietnam ,esiste, Einaudi 1968,pp. 27"'6. J A proposito di questa asimmetria strategica tra corpo di spedizlo, nl ed esercito guerrlgllero. cfr. G. Therbon, Da Plerrogrlldo a Saigon, New Left Revlew, n. 48 1968, trad. In Monthly Revlew. ed. Italiana. n. 4 1970. "' Da un rapporto di TroungSon del FNL. riportato parzialmente In J. Chesneaux, cli., 1)9. 124-128. • Una delegazione del partito comunista francese. diretto dal compagno Fa/on. membt-o delf'Ulllclo poJilico • - sono parole di lndra. segretarlo del comitato centrale del partilo comunista cecoslovacco, registr;,te da t1ldio Praga e rJpottate d!J Le Monde -. si è recata in Cecosfovbcchia Il 26 novembre 1969. • Con nostra grande sorpresa. I compagni cl hanno consegnato le loro note stenograliche sul colloqui di Waldeck Rochet con Afel(andre Dubcek •. Tall cofloqul. svoltlsl Il 19 luglio 1968, non avevano avuto testimoni. Con Waldcck Rochct era però Kanapa, uno deg/J intellettuali del Partito e dunque uomo di penna. il quale prese • uno stenogramma estremamente preciso • DI quc, sto ste,i<,gramme lndra rlports slcuni punti, I quali attesterebbero come Dubcek non fosse solo un uomo • lncapr,ce •. ma • qualcosa d'a/, tro •. A una domanda di Waldeck Rochet, il quale si stupiva del /;mo che Dubcek potesse ammettere • ;/ riunirsi di individui tipo quel/I che hanno trovato una p1Bttalorm8 comune In seno al Klub-231 • (un'orga. nlzzazlomt di vittime del processi dell'eia stalinlana), Dubcek rispose che raie assoclezlone non aveva 81cuna ambizione {)Oli!ica e che s; sarebbe disciolta automaticamente non appena I suol membri fossero stati r/ablfit8tl . • Alle obiezioni del compag,10Rochet - è sempre Jnd19 che parla - il quale diceva di trovare molto strano che noi si tolle, ,asse silenziosamente una riattivazione del partito soclal-democratlco, A/el(andre Dubcek rispose; "Oua/e partito soclal-democrat/co? E' un semplice contablle e un pensionato che tentano di entrare nella vita politica. lo mi sono pronunciato contro e oggi nessuno vi penso pili". E diceva Questo Il 19 luglio 1968. mentre esistevano In tutta fs Re• pubblica del comitati preparatori terrltorla// e regionali del pa,tlto socialdemocratico •. Cosi pure, a una domar-da di Rochet concernente il famoso • manifesto• delle • 2000 parole •, Dubcek rispondeva che • non era nulla di p,~cupante •. Et/enne FaJon. direttore del/'Humanit6 deve aver pensato Invece che 2000 parole e qualche pensionato potessero mettere fn forse il socialismo In Cecoslovacchia, e ne ha rlletiro af govemo fantoccio cecoslOV8CCO. Il termine l,ancese e • mouchard •, spia: da cui • moucharde, •, lare una spiata. denunciare alla poi/zia. Durante la Resistenza mo/ti comunisti cllddero perché farri oggerto di una spiata. ad es. l'operalo met1tlmeccan/co Maurlce Lacaze1te. la cui ultima lettera Gérard Phillppe non riusciva a leggere perché rotto dai singhiozzi: fra di essi non pochi erano quel// che avevano approvato Il parto russo-tedesco. Il Pa,tllo Comunista francese si chiamò • Il partito dei fuclfatl •: I quali fucilati erano In gran parte membri della Gloventll Comunista, asso, e/azione che Thorez • retour de /'Urss • si alfrettò a d/sclogllere. Uno di loro, Jell{l•Pleue Timbaud, gridò dinnanzi al plotone d'esecuzione nazista: • Viva Il partito comunista tedesco•· Oggi Il dirigente massimo del Pc! è Georpes Marchals, colui che defini Cohn-Bendlt • un ebreo tedesco •. C'è una poesia di Louls Aragon. estimatore di Kunder8 epperò lr8 I dirigenti d'orchestra del concerto antlgaraudiano, dal tltofo l'Affiche rouge, dedicata a un manipolo di comb8ttentl della Resistenza, membri di un nucleo comprendente uomini di 5 o 6 nazlonafità che Inferse duri colpi a Parigi al nazisti {)(Ima di essere completamente annientato. Il foro c11po era stato Artur London, la cui mogi/e (;sorella di un membro Influente del Pcf} • Denfe,t-Rocheuuw arringò le donne PB· riglne solfo gli occhi degfl occupanti: Artu, London, I/ cui padre. mli/tante della {)(Ima o,e, 11edendoloper la prima volt• dopo anni di detenzione In una {)(Igiene stallnla.'la, si rammaricò con fui, del fatto che - slamo nel {)(essi del XX Congresso - Il nome di Stalin venisse citalo solo due volte In un discorso ufflcl1tle sovietico. La Reslstenz8 antinazlsta ha Impregnato di sé una parte qua//. -7

t<1/iv,')mc1l/e11/cvantc della stona del Pcl. ba.sii pensare s un /,bro come quello di Roger Vailfand. Or61e de Jeu. Va//lsnd .scrlve,J nel suo Journal che sndarl(lo m Russia. nel '56_ pianse s11 Stalin 11ss11ssl11d0i Meye,hold (,.,~nne,o a prenderlo un martlno degl, anni '30. a/for.1 tcnwt,u,ma da, Re.sistemi di tutta Eu,opa • del lattttio •J e su Moyc,- hold asssss,n;,ro da S1alm P,u td1d1 ne/I Eloge de la pol111que, accortosi alla fine della .sua ,·,ta di l1bf'rtmo e di m1l11snteche la • passione d'amore • e ben poca cosa d1 ltof!le alla • passione pol,tica •, ROf}er Va/1/snd rlco,dò • quella :;edutit d, un uH,c10 po/11,co che durò trenta.sei o,e consecutive, per c:.pellcre un uomo Il quale Ieee fronte. trenta.sei o,e consecutive. use, ac~mt>agnaro d&g/1 improperi e andò a vomitare a/l'angolo della .~trada. cd erano quasi tutti .sinceri (salvo alcuni lurbastrl. ma la P<>- l1t1ca e ,nche questo/. Il vinto e gli altrl •. Era quello Il periodo in cu, M,wy. che in Spagns era stato fra co/010 che avevano psrteclp;,to atl'el1m1nazionedei 1,ockisti e degli altri • gauchlstes • dell'epoca e,,1,.Jto m dissidio con il ,e.sto del gruppo dirigente del Partito. tornando a casa non trovò la moglie; gli era stata sounma dal Partito ,I quale la costrinse a scrivergli una dura lettera di rottura personale Il Pc! e un partito solidamente Impiantato nella ,ealr/1 francese; mtere municipa/,1;1sono nelle sue mani, Vénlssleux per es. dove esso e • onmPolente • Quando nel mag,10 '68 alcun/ studenti vennero In una labbr,ca a grande maggloranu Cgt per chiedervi rinforzi contro commandos la.scisti ,:he avevano assalito la F&eolt/1 di lettere, I di· r,9ent1 del Pcf chiamarono la poi/zia perché si portasse via questi • g,wch,.stes • p1ovocaro,1 Recentissimamente. almeno cosi ha • gridoto • Mal/et a un di,igente comunista. Il Pcl ha costretto, In occa• smne del corteo per /'I maggio. il raggruppamento dell'Une/ In coda al corteo mentre gl, uomini del servizio d'0tdlne gridavano al Poflz,otr, • le.s casseurs sont derrières • Che d,amma per un partito sed1ceme 1ivolu11ommo, la meta del cui elettori sono degli operai, v;1111a,.s1 del fatto che i , c.1s.seurs • stanno luorl dal suol ranghi. g. m. 8La sezione della rivista rubricata come • meridione e uvo!uzlone • e staia interamente organizzata e redatta dal • Centro Studi Marx,sll • (Roma) e più preclsamente dal compagni Si1v111noAndrlam. Carlo C1ccrch1a, Veha Di Pietra. Roberto GiO.JCchino, fiorella Giovino. Giuseppe Gub1tos,. Liii• Cubito.si. Angolo Lana, Michele Magno, Giuseppe Marchesano. G1acm10 Milite1lo. Vanni Pìerlnl. Lulsa Rosati. R,ccanio Varanm1 Il teSIO conclusivo, Per una rilondn11or1r della • Ouesliowi meridionale • negl, anni '70. vale come premesse a una tavola rotonda che s11amo curando e I.a cui reg1straz1onc a1>Paurà sul prossimo numero di Giovm1c clitica. Il don1er sul mov,mento studcn1csco C stato oggeno di numero.si tagh e riagg1u.stature. Dal documento dei compagni di Aoma abbiamo espunto la proposta col'ICluslva, relat111aalt.a fonCazlono di un centro pohllco a Roma, perché riteniamo tate proposta non plu cor~pondente allo stato attuale del gruppo e alla sua anuale. d11ficilc. discussione m!~rna Quanto al documento del • Centro di coordinamento campano •. lo abbiamo sottoposto a un lavoro di tdta chlruroia ellmin:mdono alcune parti che. funzionali alld sua destinazione prima - ta base swdentesca napoletana -. erano poco fruibili sulla nostra rivista Il Jocu:nento infme che chiude Il numero era stato orlginarramentc redatto, impaginato e cucilo dai de!egat, di re~rto Anic•Scr.Pcb1 i quali Inoltre si erScno autotassati per la gran parte delle spese d1 stampa Ne abbiamo ritenuta opportuna la pubblicazione perché ci sembra offra uno • spaccato • esemplare della classe operaia cosi com'è, nel contesto di un'espeuenza. Quale appunto Quella del delc . oatl d1 reparto. dal cui sviluppi dipendono molti deoli esiti polltlci della società In cui viviamo. In copertina abbiamo messo un • promemoria pol1t1co• per il processo Calabresi/• Lotta continua•. Pio BaldcllL promemoria rcdat• to d'accordo con 11compagno Baldelli. Non ci sentiamo specialisti In • solidafletà •· cioè nel donar sanoue per 1e fente altrui. A BaldellL e ai compagni di • lotta continua • (del cui aperato a,pprezziamo la tempestività politica}. non abbiamo perciò ;;ltra forma di solidarietà da proporre che una dichiarazione di correi1à, di cui pe1ranno fare uso come e Quando vogliono. Mag.iri per qualche giornallsta e per qualche giudice ciò varrà meno di una lettera di solfdarietà, che so?. di Julie Chrislle. Gli uni e gli altri, e per questo tutto sommato susc,tano In noi una certa pena. difficilmente potrebbero capire cos'è un'• amicizia • tra • clandestlnl •· seppur di generazioni diverse: di che cosa è fatta e quanto conta. temprata com'è stata da un lungo alternarsi di • Inverni • e • primavere • e • autunni •• \'• amicizia • d1 due lntellettuaU i quali altra ambizione oon hanno che re.stare tutta la vita dalla parte dei Pinellt. Giampiero Mughlnl

meridione e rivoluzione Delle r_iforme per la classe operaia o per il re di Prussia? 1 Le lacerazioni che hanno caratterizzato, negli ultimi tempi. le vicende Interne al fronte capitalistico e la 1 gravità delia crisi politica, tutt'altro che risolta dalla riedizione del governo quadripartito, sono conseguenze di una contraddizione oggettiva del capitalismo italiano venuta via via t maturazione negli anni della recessione e della susseguente ripresa economica. Da un lato Il grado di svl1uppo tecnico e la scala di produzione conseguiti o conseguibili dai settori avanzati, già profondamente ristrutturatisi negll anni passati, e la necessità per gH stessi di non porre freni al processo di integrazione del mercati capitalistici. Impongono di generalizzare la ristrutturazione al settori arretrati del Paese come condizione dell'allargamento del processo di accumulazione capitallstlco: dall'altro sono evidenti gli effetti che una rapida ristrutturazione del settori arretrati. con la necessaria emarginazione di parte di essi, produrrebbe in termini di acutizzazione dello scontro all'Interno del fronte proprietario, di aggravamento del problemi dell'occupazione e delle contraddizioni nel rapporto nord-sud. Da ciò deriva Il velleltarlsmo di una eventuale linea neoglollttlana che tentasse di fondare sull'alleanza del capitalisti e della classe operala del settori avanzati o comunque recuperabili nel quadro della ristrutturazione, una politica di riforme che alle esigenze di questa sostanzialmente si Ispirano. Questa linea, oltre che velleltarla. sarebbe anche pericolosa poiché creerebbe le condizioni per un raggruppamento di tutti gli strati esclusi da questa prospettiva di sviluppo su posizioni utllizzabill al fini di soluzioni. In un modo o nell'altro, autoritarie. In questo quadro è evidente come Il Mezzogiorno sta un nodo decisivo dell'attuale sviluppo del capltallsmo Italiano e co. me si riproponga con tutta la sua forza la • questione merldlo• nale •. Intesa appunto come problema di un'area nella quale determinante è Il peso del settori capitallsticamente arretrati e, quindi, particolarrnenlc cspost<1 ai contraccolpi dl un'eventuale generalizzazione del processo di ristrutturazione. Tale è infatti la situazione del Mezzogiorno ancora oggi. dopo venti anni di politica ...merldionalistlca •. Situazione che è potuta rimanere, pur con alterne vicende, sostanzialmente sotto il controllo del• lo Stato. grazie alle incertezze proprie della politica del Movi· mento operaio che. osclllando tra un'ipotesi dì alleanza con i settori arretroti In chiave antimonopolistica e un'ipotesi di promozione e di sostegno del capitalismo di Stato come strumento di rottura della situazione di arretratezza esistente nel Mezzogiorno, è rimasto prigioniero delle contraddizioni oggettive. rischiando di essere strumentalizzato di vona in volta dall'una o dall'altra delle componenti dello schieramento capitalistico. 2 Ciò che oggi appare sempre pii.i chiaro è il fallimento dell'Ipotesi di sviluppo fondata sulla linea dei • poli ., 1 e sull'i11uslone che essi avrebbero agito come momenti di rottura del cosiddetto sottosviluppo con la capacltà di coinvolgere, con effetti diffusivi, il complesso della stratifi. cazione produttiva del Mezzogiorno. Infatti la nascita, nei poli, di grossi complessi Industriali ad alta composizione organic.:i di capitale si presenta essenzialmente come rispondente alle esigenze dl allargamento della rlpro• duzione capitalistica, nella quale peso determinante hanno le vicende dell'apparato Industriate del Nord. La politlca economica dello Stato ha certamente Influenzato la dislocazione territoriale di qu!?stl complessi, non le scelte produttive. Cosi essi coesistono nel Mezzogiorno con I settori capitalistici arretrati che continuano ad avere un peso determinante e si riproduce. all'Interno del Sud. la contraddizione tra settori avanzati e setlori arre1ratl. Non meraviglia perciò che, e m:mo a mano che andava de- -9

tmcandos11.. nprcs~ economIc3 fondata sul potenziamento delle compe1111v1tJdei seuon avanwtc il peso degU investimenti In• dustnali nel Sud sia andato scemando. mentre sI è nggrav.ata la cnsI oe, se11orI arrcI,a1i della stessa industria con la conseguenza chf> la mdusina nel Mezzog,orno non solo non ha creato nuov, post, d, lavoro. come era negli oblet!lvl del plano. ma negh ulttm, anni ha addmttura diminuito Il numero degli addetti e concorso cos, ad aggravare ,I problema dell'occupazlone Tuno c•ò pur avendo il seuore edile continuato a svolgere. sia pure non nella ste,sa misura degli ann, del miracolo, Il ruo. lo d1 serbatoio d1 manodopera m conseguenzo di una acceler11zione degli investimenti nel senore delle abllazioni, causata dalla • legge-ponte • Oggi pero la progressiva cessazione delle conseguenze di tale legge rimette a nudo tulle le contraddizio. m non risolte nel settore e rimette in discussione il ruolo da esso svolto sul plano della occupazione. Anche perché qualsiasi soluziono puramente quanhtaliva, che non comporti un Intervento per la ristrutturazione del settore. renderebbe insoPf)Or• tabile 11costo che la mancata soluzione delle contraddizioni del settore rovescia sul sistema nel suo complesso. Discorso analogo vale per Il settore del commercio che, come l'edihzia. proprio per le condizioni di arretratezza del suo sviluppo. ha alimentato nel Mezzogiorno un'occupazione spesso precaria e a hvelli lnf1mi di redchto. ma la cui arretratezza comincia ora a pesare In modo eccessivo sulle condizioni di sviluppo del capitalismo italiano. con la conseguente necessità di una accelerazione del processo di ristrutturazione come Iest1monìa la diminuzione degli cKldeltl al settore Iniziata nel 1968 e che nel 1969 ha Investito anche il Mezzogiorno. Contemporaneamente. entrnndo In crisi per quanto concerne il settore agricolo la lradizlonale politica di sostegno al prezzi del prodotti e facendosi sempre piU impellente la necessità di una complessiva ristrutturazione produttiva. tutto ciò ha fini• to col pesare in modo particol;1re sul Mezzogiorno proprio per le caratteristiche specifiche di erretratezza che l'agricoltura meridionale ha conservato nel quadro di un settore già mediamente meno svUupoato Da ciò la dimoSlrata incapacità della pur massiccia espulsione di manodopera agricola a risolvere lo contraddizioni del settore e nello stesso tempo la necessilà che una ristruttura• zione capllalistica del settore acceleri la crisi delragrlcohura contadina come della parie piU arretrata dell'agricoltura capi• talislica 10 - 3 D1 fronte allo svolgersi d1 tutti questi fatti. li andata maturando fra le varie componenti del capitallsmo ila· 1 llano. ed anche fra le forze politiche governative, la consapevolezza della necessità d1 una svolta. Per la ventà, tale consapevolezza era andata nascendo gia a11"1ndomani della definizione del Piano Pieraccln, per la evidente contradd:- torlelà, poi ampiamente provata dai fatti, tra te esigenze di potenziamento della compellllvltà dei sctton avanzati da esso sostenuta e gli oblatllvi proposti per 11Mezzogiorno in termini d1 Investimenti e d1 occupazione. Il convegno d1 Napoli della Oc rappresento un momento parllcolarmente Importante nella maturazione di tale consapevolezza E se la linea che in esso si affermò Ila llnea Colombo e d1 Pastore), fu quella che con la • contrattazìone programmata • tendeva a mediare le esigenze del Mezzogiorno con quelle più generali dei settori avanzati attraverso l'espansione nel Sud, mercé Il flnanzlamento dello Stato, di quel settori • ad allo contenuto tecnologico • di cui ,I cap,tahsmo avanzato avevo biso. gno. è anche vero che già allora fu presente un discorso diverso. Ad esempio nellil relaz,one d, D, Nard, fu sostenuta la tesi, anch'essa pienamente capltallstica, della necessità di sviluppare nel Mezzogiorno una • Imprenditorialità di massa ., In altri termini di fondare lo sviluppo del Sud sulla crescita di medie e piccole imprese me,id1onah la vittoria della linea Colombo-Pastore si è tradotta poi nella prassi della • contrattazione programmala • trovando via via l'adesione del plU grandi gruppi finanziari pubblici e privati: sìccM. allo stato attuale. Il complesso degll Investimenti proposti all'approv~zlone del CIPE per i settori siderurgico. petrol• chimico e delta grande meccanica raggiungono già, e forse superano. la cifra di 4 mila miliardi. Cifra enorme la cui realizzazione nel prossimi cinque anni comporterebbe di per sé il raddoppio del livello degli Investi• menti nel settore industriale rispetto al decennio trascorso e che Implica perciò un impegno di Investimenti da parto dello Stato parimenti doppio. e che IUttavia non risolverà I problemi del Mezzoqiorno sia per gll scarsi effetti diretti sull'occupazione (data l'alta composizione organica di questi investimenti). sia perché, ancore una volta, I cosiddetti settori tecnologicamente avanzati appaiono legati allo sviluppo del capilallsmo industriale del Nord piuttosto che ad un disegno di sviluppo complessivo della stratificazione produttiva del Sud la riprova che la linea dtl • settori ad alto contenuto tecno. logico • accentua le contraddizioni del Mezzogiorno la si ha. intanto nel fatto che proprio essa è uno dc11IIelementl sul quali si è prodotta la divisione delle forze padronali e anche delle forze governative Contro la • contrattazione programmata • e mentre ad essa

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