giovane critica - n. 21 - autunno 1969

Contemporaneamente le avanguardie comuniste tra gli operai iniiiavano l'opera di chiarificazione ideologica verso il resto del proletari.ito. le fabbriche sono proprietà del popolo e producono non per 11 profitto del capitalista, ma per i bisogni sociali: ciò che del valore prodotto dagli operai non viene d1slribui10 serve per l'allargamento della produzione. per il potenziamento del proletariato e l'aumento nel futuro delle sue condizioni di vita. eccetera. Sulla bafe d1 discorsi simili vengono lanciale da parte del Partito e delle avanguardie operaie comuniste le campagne di emulazione tra fabbrica e fabbrica, tra reparto e reparto, e le campagne per la selezione di operai d'avanguardia nella produzione, Le avanguardie operaie ccmuniste sono Impegnate direttamente in questo tipo socialista di emulazione, in quanto esse con !"esempio devono port.:ire sulle loro stesse posizioni gli altri strati della classe operaia: si tratta di fare un duro l;woro con tpirìto di sacrificio poiché gli incentivi materiali per i lavoratori e i reparti d'avanguardia sono distribuiti sotto forma di premi minimi s. Or.:i l'industrializzazione accelerata contrasta con le esigen, ze di aumento del livello di vita, lo sviluppo economico dei paesi non industrializzati infatti non può avvenire lentamente. ma richiede un processo di crescita economica molto accelerato. Nelle città pertan10 bisogna che il lavoro del proleta• riato industriale in tumultuosa crescita sia rivolto non alla produzione di beni di consumo, ma alla costruzione accelerala delrindustria d1 base. Se la nuova classe operaia fosse utilizzata nella sua Interezza nell'industria pesante si avrebbe nelle città una netta diminuzione del livello di vita: la produzione di beni di consumo industriale e la costruzione d1 abitazioni rimarrebbero infatti stazionarie, ma poiché queslì beni dovrebbero ora essere divisi tra un numero di lavoratori sempre crescente si avrebbe in realtà una diminuzione dei consumi individuali. I pianificatori cercheranno pertanto di indirizzare una parte della nuova classe operaia verso la produzione di ulteriori beni di consumo. in modo da' mantenere nelle città, se non un lento miglioramento delle condizioni di vita, almeno una loro stazionarietà. Se il processo di industrializzazione non subisce grosse crisi la classe operaia in maggioranza mantiene la sua ade• sione al lavoro per la costruzione del socialismo. Le grosse crisi tuttavia sono assai facili, soprattutto in campo agrlcolo ove, mentre permane ta grave dipendenza dei raccolti dalle condizioni climatiche, è in atto un difficile proceso di mutamento dei rapporti di proprietà: Il passaggio dalla parcellizzazione della proprietà alta cooperazione. Una crisi nel settore agricolo porta a una diminuzione del 86 - consumi operai fondamentali (cibo e tessili) e spesso a un razionamento; nei casi pili gravi è necessario diminuire Il nu• mero degh operai occupati. ma per non colpire il ritmo dl sviluppo dcll'industr1a1izzazione si cerca di licenziare soltanto operai addetti all'industria leggera, il che arreca un secondo poderoso colpo ai consumi operai, Tutto ciò non può non togliere alle nuove schiere di contadini da poco Inurbati la fiducia nel socialismo e nella capacità di direzione del Partito: anche gli strati 9ili dotati di coscienza proletaria tendono a diventare passivi, in quanto sperimentano un peggioramento continuo del livello dì vita. Non si ha certo, finché gli operai sono di fatto padroni delle dirette condizioni di lavoro. una toro opposizione al socialismo, ma si ha un aumento della Indisciplina sul lavoro, dell'assenteismo, ritardi, abbassamento delle norme, eccetera. Fu quanto avvenne in Urss negli anni '30. Già col terzo anno del piano quinquennale si ebbe l'esplosione della crisi agricola e quindi una diminuzione fortissima dei salari reali degli operai. Si ebbe un calo pauroso della disciplina sul lavoro (assenze, rltardi, soste ingiustificate) e si scatenò un vero flagello: la fluidità del lavoro: gli operai passavano in conti· nuazione da una miniera all'altra, da una fabbrica all'altra. da una città all'altra (nel bacino del Donez, ad es., 432 mlla lavoratori abbandonarono le miniere nel 1932 e ne furono assunti 458 mila) 6. Il Partito fu quindi costretto a cercare l'adeslone delle mas, se alla pianificazione per altre vie. Non poteva diminuire a pia• cere il ritmo degli inveslimenti poiché gli obbiettivi del piano d'industri3lizzazione hanno una loro necessità oggettiva e non possono essere modificati per dare maggiori soddisfazioni ai lavoratori. Non poteva neanche !asciare alle masse stesse il compito di decidere i sacrifici che esse si sentivano In grado di sopportare: in tal caso si sarebbe fatta arbitra della costruzione del socialismo la volontà dei lavoratori. che pu0 essere del tutto avversa o solo a metà favorevole alla pianifì• cazione. Dietro una tate idea ci sta o il democraticlsmo. cioè Il principio eh& è sempre giusto centralizzare le idee della maggioranza. sleno esse giuste o sbagliate, o il populismo, cioè il principfo che è giusto centralizzare le Idee della mag• gioranza poiché esse sono sempre giuste. Il Partito non poteva abdicare alla propria responsabilità storica di fissare gll obbiettivi della industriallzzazlone e dì organizzare la loro realizzazione, Il Partito reagi pertanto .:illa diminuzione della dlsclpllna e al calo della produttività introducendo I cottimi e grosse differenziazione salariali e introducendo pene progressive per I lavoratori assenteisti: perdita delle tessere annonarie, del diritto a11'.:illogglo, diminuzione delle pensioni, sfreno, trasferl•

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