giovane critica - n. 21 - autunno 1969

hnce. lotta conlinua reslo 1aghata luorl da ogni possib1Iit3 1.h CQncrelo mtcrvento po111icosu questa struttura di base della classe operaia f1at. Nelle mcomprens,oni per la 1endenza del• la classe operaia f1at a ricomporsi organicamente nel collet• tivo elementare d1 lavoro e di lotta (la squadra), ad unificarsi squadra con squadra attraverso 11 delegalo. convergono vizi di fondo d• aristocrat1cismo. l'antica ripugnanza • moralistica • minorit..ina per ogni • uso illegale della legalità •, ma vi è la cronica incap::icità a passere da una ìnarticolata democrazia 3S· sembleare cui si sovrappone la ristretta • élite • di a\languardia, ad una precisata e strutturata democrazia collettiva di massa (assemblee. delegati revocabili. consigli dei delegati, ecc.) ma c'è al fondo anche un;i posizione. diciamo • teorica •. che nega resistenza del fondamento sociale e politico d1 tutto ciò, liqui• dando tutta la cos,ddetta tematica • gestionale • come • merda democrat1cistica • come proposta irrimediabilmente interclassi• sta di partecipazione e di cogestione. A questo punto si coglie un nodo decisivo della ricerca e della discussione. La polemica contro la tradizione del comunismo italiano, che. dalla gramsciana • coscienza del produttore • alla togllattiana sensibilità per • l'interesse nazionale • ha teso offrire alla classe operaia un concetto di egemonia intesa come capacità di sacrificare la "1t:1le unilateralità degli interessi di classe alla • responsabilità positi"a • verso l'equilibrio delle alleanze. esige e reclama l'accentuazione del momento 1endenzioso e un1late-rale.e quindi anche distruttivo e negaU"o della lotta di classe. Tuttavia è possibile identificare la dinamica di una rivoluzione proletaria con i miti nichilisti della pandistruzione crea• trice? Net 1905 Trockij scrive un passo di grande efficacia: • PiU I' ";>narchia.. che esso [sciopero generale politico] suscita è grande, e con obiettivi "ari, piU lo sciopero si avvicina alla \littoria. E' tuttavia necessaria una condizione indispensabile: questa anarchia non deve essere suscitala con mezzi anarchici •. Può la prassi ne.9atrice e sowersiva di grandi masse rea• lizzarsi senza contemporaneamente manifestare come risvolto necessario dell.i attività liberata delle masse. del movimento che rende protagonisti le migliaia. i milioni di oppressi e di sfruttati senza manifestare embrionalmente momenti di positività, non generica. non uni\lersale. ma unilaterale e classlsta, senza esprimere i germi di un • ordine proletario • alternativo? E dove può la classe operaia estrarre i contenuti posltìvi della sua libertà se non nel processo concreto e determinante di negazione della sua serviti.i, del lavoro allenato? Certo se si ragiona per categorie metafisiche e si parla • di rifiuto del la\loro • e non di rifiuto di una forma storica• mente determinata del !avoro umano. cioè dell'uso capitalisti• 78 - co del lavoro. è impossibile fare un discorso sulla costruzione di una prospe!llva di • riappropriazione del prodotto e del con• tenuto del lavoro da parte dei lavoratori, In una società di liberi produttori associali • m cui .. il lavoro possa cosi diventare H "primo bisogno" dell'uomo• (Raniero Panzierl). Proprio quando Raniero Panzieri riconosce che • la realtà delle lotte attuali indica una convergenza del vari livelli di la• voraturi determinati dall'organizzazione attuale della grande fabbrica • verso richieste .. gestionali •, non difende la • caricatura capitalistica • di questa esigenza gestionale (ta partecipazione). non cede alle lusinghe della • gramsciana • coscienza del pro• dottore e non afferma una visione evoluzionistica della trasformazione sociale la cui negazione drastica rappresenta il senso stesso dell'opera di Panzieri: • Il livello di classe si esprime non come progresso. ma come rottura. non come "tivelazione" dell'occulta razionalità Insita nel moderno prOcesso produttivo, ma come costruzione di una razionalità radicalmente nuova e contrapposta &Ila razionalltà praticata dal capitalismo ., E' pos. sibila fondare un processo di distruzione degli strumenti tecnico-politici (fabbrlca--capitalistica e stato•borghese) del dlspo• tlsmo capltallstico che sia anche e contemporaneamente la CO· struzlone di organi di libertà proletaria? l'lnsubordìnazione operaia diventa un momento semplice• mente .. antirazionale • utilizzato per la riconferma e la legit• timazione della stessa razionalità capitatlstica se rimane resi• stenza saltuaria e quasi individuate e resta nell'empirismo del• l'arrangiarsi ed al livello di pura carica negativa e istintiva. Alla fiat pi\J che in ogni altra siluazlone si è potuto constata• re che la dispersa contestazione operaia, l'istlntivo rifiuto della • razionalità capitalistica •, la • rabbia dello schiavo • non sono ancora lotta di classe rivoluzionaria. E a questo punto che si colloca il problema della transizione dalla • insubordinazione operala • alla • collettività operaia che reclama la subordina• zione dei processi produttivi alle forze sociali "· E questa transizione non può essere delegata semplicemente ad una avan• guardia. ma de\le essere un processo di massa costruito con organi di lotta economica e politica di massa e su una coscienza gestionale anticapitalistica di grandi masse. Un progetto C\lerslvo che si ponga come • rifiuto del la\10+ ro • e salto net • regno del tempo libero • e non come progetto di • conquista del dominio delle forze sociali sulla sfera del• la produzione • non può nemmeno prevedere l'autorganlzzazio• ne di massa. il controllo operaio, un movimento polltlco di assemblee e di delegati operai. Pino Ferrarls

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