pero - in chiave deltavolpi.?oe- di un Gramsci (secondo me. 1un·m1maginarioJ che si sarebbe imi;egnato nello sforzo di elaborJre • uno cultur.! non romJntico •, i termini del problema OP· pure l'abbozzo d1 un programm:i minimo sono apparsi ;;ibbastanza chiaramente (nonché un po' tardi) nell'intervento di A. Pizzorno: er.i assolu1amente necessario riaffermare ostinatamente la continuità della lme:1 itali3no e reperire In Gramsci una prima formulazione dcll.::i tesi della • via italiana •. oppure si doveva. com.? h.i proposto Althusser. mettere a fuoco e sottomenere a verifica le categorie determinate che sono proposte ed adoperate nei Quaderni del carcere? Rivendicazione legitli ma se si pensa che da circa quindici anni si parla e si scrive dei Quaderni com"? del Novum Organum del pensiero socialista del novecento Comunque. non fu accolta quest'esigenza di verifica. Non a caso. invece. è stato il francese J. Texier, autore di un libreno ultra•storicistico (ed uhra-garaudyano!) su Gr.imsci, a dare il tono a tutta una serie d'interventi. Né a caso si è visto L. Gruppi appoggiare calorosamente lo stesso Texier. Oifani. avendo proclamato il suo • profondo dissenso • col Bobbio, Texier gli ha rlmprover:1to, in un modo che lo stesso Bobbio definirà (ass.:ti giustamente. pare} semplicistico. non solo di individuJre sistematicamente l'originalità di Gramsci in punti nei qu;,li quest'ultimo si allontMa da Marx. ma anche di dimenticare che. essendo marxista. Gramsci aveva necessaria• mente tenuto sempre presentP. almeno come presupposto. la struttura economica. Nella stessa dlrezlone. sia S. F. Romano rimproverando 3 Bobbio di non aver usato il concetto di classe. sì:l L Gruppi approv3ndo la scelta gramsciana del campo teorico crociano. sia V. Gerratana esaltando in Gramsci un sistema concettuale flessibile. sia Garin sviluppando un'ultima apologla pro crociana. la maggloranza degll interventi sono consistiti in un.: difesa drastica di uno storicismo che. pi\J o meno. risultava poco differente da quello proposto da Croce. Cosi, con meno sorpresa del previsto. si è venuto a sapere giusto adesso dli Corriere della sera che in Romania dibattiti altrettanto vivaci portano a rimproverare Gramsci di essere stato troppo duro nelle sue critiche a Croce! Collocandosi un po' fuori dell'àmbito del dibattito. l'inter• vendo del Kosik è consistito soprattutto in una lunga medita· zione attorno al concetto di prassi. Anzi, si potrebbe parlare di una modulazione dei temi maggiori della Dialettica del concreto oppure dell.:t relazione presentata al Convegno sulla morale marxistica. Imperniato sull'antitesi prassi-pratica. il discorso del Kosik è sboccato, quasi naturalmente si direbbe, sulla opposizione prassi-filosofia della prassi. Mentre quest'ultima - ha constatato Kosfk - tende 2 ridurre l'umana realtà al lavo46 - ro. lasciando poco spazio a fenomeni • gratuiti • quali il gluoco. il riso ecc. e restringendo l'umana presenza al mondo alla sola funzione di chiarimento. di esplicitazione, la prassi Invece, tutt'attenta n restitulre un'umtà primaria, originaria, si sforza dl definire questa presenza come creazione di novità. creazione di un mondo soclal-umano allo stesso tempo che attualizzazione del vero. Ovviamente. questa era una via possibile. ma non l'unica. per riaffermare nella tradizione del Luk8cs la famosa autosufficienza del marxismo: in una direzione assai vicina. M. Markovic ha individuato in Gramsci una reazione alla tendenza che vuol ridurre la teoria a mero complemento della pratica. Ma, a meno di accettare la categoria generica ed ascientifica dl • sinistra teorica .. proposta da Althusser oppure di riprendere il riferimento dellavolpiano {già pi\J rigoroso) al romanticismo. senza dimenticare comunque che ha tutt'altro senso nel '67 fate la • sinistra teorica • in Francia ed in Cecoslovacchia, il discorso del Kosik è sembrato paradossalmente tra I plU rigorosi ed i pi\J costruiti che si siano sentiti a Cagliari. Poteva, si, sembrate alquanto fuor di tono e. perlomeno, collocato ad un altro livello dei problemi. anche di quelli teorici. posti dalla gramsciana filosofia della prassi. ma poneva insieme -in questo modo hegeto-esistenzialistico che è quello del Kosik - certe domande necessarie: dalla possibilltà che si riducesse la filosofia dell:i prassi a 1eoria di un {relativo) strmnentalismo politico ossia di uno stallnlsmo di sinistra. alla n~cessità di riproporsi il problema del rapporto marxismo-filosofia. Confrontato all'antipositivlsmo crociano ed ambientato. ripetiamolo. a Praga e non a Torino. Firenze o Napoli. il discorso del Kosik suonava straor::linariamente radicale e moderno. Ché. tutto sommato. Il rifarsi anche a Husserl o a Heidegger porta aria piU fresca che non la Storia del regno di Napoli. Il pezzo grosso del Convegno, cosi almeno era aspettato. avrebbe dovuto essere la relazione di Ragionieri su Gramsci e il dibattito teorico nel movimento operaio internazionale. Si voleva sapere, in poche parole cosa era diventato quel leninismo del Gramsci di dieci anni fa•: si speravano almeno, sul• la scia delle ultime pubblicazioni di Togliatti su La formazione del gruppo dirigente del Pci, certi contributi o documenti nuovi, certi elementi per es. per una risposta scientifica e non mer.:tmente polemica alla recente presentazione di G. Berti all'nrchivio Tasca negli Annali Feltrinelli 1967. Ma, va detto st.ibito, niente di tutto questo. Non solo perché. ad eccezione di due brani dall'Archivio del Pcl e di un riferimento (per altro sbagliato) a La Correspondance lnternatlon1le, la quasi totalità delle fonti del Ragionieri. lungi dal comportare elementi nuovi. consisteva nei soli scritti di Gramsci. ma anche perché
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