giovane critica - n. 21 - autunno 1969

esigenza di • tradurre In llnguagglo storico italiano I principati postulati della dottrina e della tattica dell'Internazionale Comu• nista. l. lo spostamento del dibattito Internazionalismo-via nazlona• le oppure conquista rivoluzionarla del potere-via demopaclflca nel termini cosmopolltlsmo-provinclallsmo, oltrecché ritrovare la formulazione già mistificata della stessa polemica verso la fine degli anni ·20. dava già per scontate le posizioni della maggioranza. • Ercoli e Garlandl - come ebbe già occasione di scrivere leonetti nel '31 - sono giunti perfino a pretendere di teorizzare una certa Indipendenza del nostro partito nel con• fronti del centralismo burocratico degli organi direttivi della Internazionale. Ma era, quetlo, il periodo nel quale gli Ercoli ed I Garlandl, lnfluenzatl da Tasca. come prima erano stati influenzatl volta a volta da Borglca e da Gramsci. si compiacevano a teorizzare le eçcezionaliti del nostro paese (...]. In realtà poiché si è tanto parlato di provincialismo a proposito della sinistra lta. liana, occorre constatare che una manifestazione d'indole provinciale è stata fornita da Ercoli e Garlandl per I quali Il nostro paese era diventato quello delle eccezionalità, essendo l'unico paese della pasta asciutta• 4 • In questo modo, mentre rlconfer• mava la famosa tradizione labrlola-Croce-Gramscl, Ragionieri poteva Individuare, nella teoria gramsciana degli Intellettuali. una • specificazione orlglnale della teoria della rivoluzione •. Non solo, ma perché era - a livello autorevole - l'unica espressione di dissenso, merita una menzione tutta particolare la relazione del Bobblo su Gramsci e la concezione della società civile, che ha rappresentato per altro, uno sforzo notevole - da • gramsclologo • e non da • gramsciano •, come ha detto qualcuno - per fornire su un tema del Quaderni, un'Illustre• zlone di quel tipo di lettura rigorosa e laica di Gramsci che cl si è aspettata Invano dal Convegno. Mentre in Marx, constata Bobbio, Il concetto di società civile, ripreso dall'hegeliano si• stema del bisogni, rimanda atla struttura, quello gramsciano è centrato Invece sulla sovr11truttu,a, verso gli elementi, appunto, amministrazione e Stlnde, che. da Hegel, Marx non aveva ripresi. l'accento, perciò, è posto da Gramsci non solo sulla sovrastruttura, ma Inoltre, all'interno di questa, sul momento etico nei confronti di quello politico. A questo punto, Bobblo rileva una certa divergenza nel confronti del concetto lenlnlsta. In realtà, mentre nel '26 questo concetto additava solo la direzione polltlca, nel Quaderni tende ad Investire un altro campo. quello della direzione culturale e morale, nello sforzo - per citare Bobblo - di • recuperare tutto ciò che c'è di popolare e di nazlonale [ ...] Il plU possibile di una determinata concezione popolare •. Concezioni, queste. e particolarmente Il concetto di nazlonale-popolare che vanno ricollegate, secondo Bobb/o, non alla tradizione muxlsta-lenlnlsta. ma bcnsi a quella dell'Antl-Rlsor• glmento, con un'innegabile Influenza del Gioberti. la funzione privilegiata degli intellettuali. nonché l'istanza democratica, che sono caratteristiche del pensiero gramsciano andrebbero cosi riattaccate alla globertiana • opera dell'ingegno •. mentre la polemica del Gioberti contro la letteratura italiana staccata dalle masse popolari, sarebbe stata ricuperata (o a tradotta •J dal Gramsci nel concetto di nazionate,popolare. Va notato subito che questo riferimento a Gioberti. che si rimproverava per altro alla sinistra s, non è stato raccolto nella polemica successiva. Affrontando In questi termini il problema della fine dello Stato Gramsci sarebbe portato - sempre secondo Bobbio - a darvi una rìsposta assai poco leninista. Per Gramsci. cioè, la fine dello Stato equivarrebbe al riassorbimento dello Stato nel• la società civile oppure al proseguimento. alla continuazione della società clvlle senza ta soclatà politica. Mentre nel confronti dello Stato Il marxismo classico proponeva una risposta Innovatrice, quale per esempio lo smantellamento dell'apparato statale. in Stato e rivoluzione, Gramsci. da storicista conseguen. te. proporrebbe Invece un certo tipo di recupero, elimlnando perciò il • mito della fine dello Stato •. Concluslone non poco rilevante per chi, come il sottoscritto. avendo da affrontare la • traduzione • gramsciana (nei Quaderni del carcere) della cri• si taorlca del '23, si vede costretto a constatare che. mentre c'è In Gramsci, lo spazio teorico per echeggiare In un modo o in un altro le posizlonl di lukécs e di Graziadel, va notata Invece, in quanto rappresenta uno del massimi problemi. l'assenza di ognl riferimento o accenno, anche indiretto. al temi propri di Marxismo e fllosolla, ossia ad una problematica tutta imperniata su una critica dello Stato, non scevra di elementi anarchicheggianti 6, Ad un Convegno decisamente orientato verso un Gramsci che fosse non tanto • Il capo della classe operaia italiana •. quanto, secondo I termini di Ragionieri, l'autore dei Quaderni del carcere, la reiezione di Robbio avrebbe dunque potuto of• frlre l'occasione di un ampio e rigoroso dibattito. Ma questa volta ancora. nonostante una cer:a vivacità, tutta di tono. del francese J. Texler 1, Il dibattito. eccetto qualche caso di cui si dirà, non è riuscito ad uscire dal limiti prefissati ed anzi. de• dlcato nella sua gran parte alla difesa dello storicismo crociano, è sembrato spesso costltulre un'illustrazione della gramsciana • guerra di posizione •. Intanto. forse perc!O. fu l'occasione, per Il Convegno, di un primo scivolamento a destra, A questo punto, però, 11 dibattito si poteva ancora fare. Lasciando da parte l'Intervento di R.Mazzetti proponente Il recu- -45

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