fatti al cenlro della lcllura di Gramsci che, tutto sommato, sembrava spiacere di piU, appariva cioè la piU radicale, lo plU contestatrice: quello che si esprime essenzialmente nella Rivista storica del socialismo e, occasionalmente, con l'ottimo saggio di S. Sechl. per esempio, su riviste meno specializzate come i Quaderni piacentini. Perché allora non accettare questo Gramsci centrista che sarebbe stato cosf comodo? La spiegozlone. owlamente. non va cercata nell'esigenza di rigore filologico. di cui si dirà comunque essere stata abbastanza trascurala dal Convegno (con l'eccezione, mal accolta. del Bobbio), ma senz'altro nel timore di vedersi costretti a contrapporre al Gramsci centrista della sinistra il Gramsci di sinistra del centro. col rischio allora di non poter piU riattaccare la presente linea del Pci alta tradizione gramsciana. Questa. comunque, non poteva essere cosi ridotta - e nessuno vi ha ma! pensato. almeno a sinistra - ad una mera prefigurazione della linea amendoliana del Pci. tanto piU che. in questo caso, Gramsci non avrebbe piU interessato né servito a nessuno. Vi fu dunque il tentativo. a cura di Ragionieri, di aggiornare li leninismo di Gramsci di togliattiana memoria. tanto da rinnovare la famigerata triade hegeliana oppure la cristiana trinità nella figura di un Gramsci, sintesi paradossale (per non fare nomi contemporanei} di Turali Serrati e Bordiga. - operazione che sarebbe stata impossibile se, fin dall'inizio (ancorai), certe pezze d"appogglo - dicinmo filologiche, non fossero state preposte dal Garin. E qui ancora, bisogna tornare prowisorlamente a Critica marxista. la formazione di c,amscl e Croce (ivi, pp. t 19. 133} cl of. fre. infatti, una prima formulazione di ciò che è stato Il tema centrale della relazione del Garin su Politica e cultura in Cram• sci, ossia una vera e propria difesa d'ufficio deUà tradizione crociano-gramsciana dell'italo-marxismo • Che senso può avere - si chiede Garin - f ...] un discorso sul "provincl.ilismo··. se Gramsci, in Italia, si venne formando in rapporto al pensatore che esprimeva su terreno italiano, in "linguaggio italiano" mollo appropriato, una situazione europea?•. In realtà. ma questo è apparso piU chiaro nella citata relazione, si trattava. per Carin. di rispondere ad una duplice accusa lanciata contro Gramsci: sia quella ch,e si esprime negli scritti di Althusser, che Garin attaccò senza mai nominarlo, e che rimproverava a Gramsci il suo mancato superamento dello storicismo crociano: sia quella piU diffusa di .. provincialismo • che rileva, in Gramsci, un perpetuo cambiamento di Croce con Hegel ossia di quella che è stata chiamata di recente una • contro-riforma della dialettica • con una dialettica vera e propria. La definizione dl Croce come .. momento mondiale odierno della filosofia classica tedesca • rappresenta, come si sa, 44 - uno del presupposti, forse il maggiore. della definizione gramsciana della filosofia della prassi. Sl poteva dunque almeno sperare. da parte del Garin, un minimo dl verifica di questa tesi basilare del gramsclsmo, un minimo di Ironia e di distacco, di rigore storiografico, anche solo in chiave di storiografia Ideali• stica che è poi quella del Garin; ma invece il giudizio gramsciano è state preso dal Garin come scontato. E questo. non a caso. Non già che il Garin, nonostante le proprie origini gentilio-crociane, fosse, è ovvio, incap.'.lce di tale sforzo di analisi. ma perché, accettando senza verifica la formula gramsciana. non solo aveva evitato di fare I conti sul serio con Gramsci, ma soprattutto tendeva a convalidare a livello accademico certi concetti o certi termini destinati a riapparire in altra sede. L'importante, insomma, non era tanto il contenuto della relazione del Garin, quanto la convalida. per l'autore delle Cronache di filosofia italiana, di un certo numero di temi o di apriori, votati per• ciò a non essere piU posti in discussione nell'ulteriore sviluppo del Convegno. Il rifiuto drastico dell'accusa di • provincialismo • (formu· la è vero, abbastanza goffa) permetteva, cioè. di rifiutare ogni esame scientifico della genesi e del contenuto della gramscla• na filosofia della prassi, ossia perlomeno del rapporto Gramsci• Croce. Il pensiero gramsciano poteva cosi essere assunto CO· me una totalità, la sua anallsl. anche se solo accennata come negli scritti di Althusser, eppariva immediatamente Iconoclasta o revisionistica. Fu !'occasione per Garin di denunciare, con una formula votata a non poca fortuna nel successivi dibattiti • • l'operazione esecrabile • consistente nel distinguere, in Gram. sci, • ciò che è vivo • da • ciò che è morto •. L'assumere senza verifica l'opera di Croce come traduzione .. in linguaggio Italiano • di un certo hegelismo di una certa • situazione europea •. oltre la rlabilitazlonc autorevole del Croce tricolore. col duplice risultato di fare apparire come bestemmie le ulteriori accuse di provincialismo lanciate (dall'Inglese S. Woolf, per es.) contro la storiografia crociana nonché come grotteschi o buffi l successivi riferimenti slla ben nota tesi gramsciana sul cosmopolitismo degli intellettuali italiani, la difesa di Croce tendeva dunque ovviamente sia a) a convalidare un certo clima astoricistico, con la possibilità cioè, di presentare la • conquistn gramsciana • della direzione del Pci come fenomeno squisitamente Italiano. senza dunque che fosse necessario rifarsi sul serio alla cosldetta bolscevizzazione delt'lnternazloanle Comunista, b) sia a sanzionare l'uso ulteriore del concet10 gramsciano della • traducibilità del linguaggi • (argomento. per altro. di un intervento assai confuso di L. Paggi). che. secondo me. andrebbe Invece storicizzato e ridefinito come .irgomento teorico oppure glustlflcazlone teorica della • conquista gramsciana •, ciò che lo stesso Gramsci esprimeva con la
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==