e avveniristiche ma tendono a d1ventare polltlca di massa del movimento oper4lo. sono I primi passi di una strategia che Incide su tutto Il complesso delle forze alternative al sistema. Cosi quando dico che ora slamo di fronte - per venire al tema di questa conversazione - a una svolta strategica negli studi sul movimento operalo, mi riferisco a qualcosa già In atto e non plU esclusivamente alle dispute di carattere metodologico di alcun! anni fa, E questo perché la storiografia (la storiografia marxista, ovviamente) non è una scienza che appartiene agli storici di mestlere e che quindi si svolge e cresce per processi endogeni di acquisizioni speclalistlche (anche se ovviamente c'è un aspetto tecnico da tenere presente, Il quale però non è autonomo e Indipendente da una visione metodologico-strategica, ma cresce e si rinnova con questa). ma è un'ala del fronte di lotta operala, sulla quale quindi si riflettono positivamente o negativamente le situazioni che si determinano In quello schieramento, Vorrei marcarvi molto questo aspetto della collettività della ricerca storica o In genere scientifica (non però nel senso In cui ad es. uno stadio recente della scienza borghese sente Il bisogno di lavorare in équlpes di studiosi), perché uno storico di classe che non sente e non vive Il legame organico (che non significa meccanico) con la collettlvltà del movimento operalo, finisce per essere Innanzi tutto uno studioso e non piU uno studioso mllitante ed Inoltre uno studioso che affronta sr de• terminati problcml da un punto di vista marxista ma questo non lo salva da un marxismo svirlllzzato della concezione del potere, da un marxismo metodologo o democratico o riformista o da quante altre facce possa oggi assumere una metodologla di ricerca che può andare d'accordo anche con correnti politl• che che molto Indirettamente o addirittura niente affatto hanno a che fare con Il movimento operalo. Per cui questo studioso alla fine si trova Isolato dal movl• mento operalo e risucchiato nella collettività professlonale. nella quale possono coabitare e coabitano liberali, neo-croclanl, strutturallsti, neo-cattollcl. marxisti di varia tendenza e matrice ecc. tenuti tutti assieme dalla concezione della autonomia dell'oggettlvllil della sclenz.a e dall'amore per la stessa, Al cemento e all'Impegno della teoria dl classe, viene sostituito Il cemento della metodologia e della serietà filologlca. 2 Non so fino a che punto un giovane studioso della ultlma generazione quale la vostra che vive momenti di 1 sfiducia nelle organizzazioni storiche del movimento di classe, possa seguirmi su questo punto. Temo che abbia l'impressione che In questa concezione della collettlvità e della organicità della ricerca ci siano alcuni aspetti caduchi. Come ad es. un senso di appartenenza quasi a un corpo mistico, a un corpo ecumenico, che è una concezione rellgiosa (etico-religiosa e anche burocratico-religiosa), che è presente nel primo aspetto (che ritengo valido e assumo) nel movimento operalo in generale e nel secondo aspetto nel movimento operaio in certi periodi delta sua degenerazione, Penso anche che questo giovane studioso possa accusarmi di essere al fondo ancora un hegeliano (attraverso Il man:lsmo Idealistico di Gramsci-Togliatti naturalmente) che sente Il bisogno di ricondurre ogni aspetto del reale ad unità. che In questo caso sarebbe Il Partito a livello politico e la Storiografia a livello teorico. Cercherò nell'ultima parte di questa conversazione di chiarire anche a me stesso questo problema. Perchè se da una parte sento mollo fortemente il legame, il senso di appartenenza a una tradizione di classe, sociale e politica, strutturata In Istituti di potere e organizzata Internazionalmente. dall'altra parte vedo anche Il peso di Inerzia che questo legame e questa realtà possono esercltare su una lotta creativa In un momento dr rottura rivoluzionaria: quindi sento con altrettanta acutezza il problema del rinnovamento. di quello che con una espressione generale e un po' comoda chiamiamo svolta strategica. ma senza che questo comporti una frattura frreparablle e senza recupero e quindi un !ndebollmento nel Ironie di lotta. Nel movimento operafo italiano ci sono ancora posslbilità che Il processo di omogeneizzazione e di rinnovamento e cioè di nuova unità avvenga senza la ripetizione del tipo di spaccature tra rivoluzionari e riformisti storlcamente vissute dal movimento operaio italiano e Internazionale, In cui l'ala rlvoluzlonaria si è definita plU come ala ideologlca. per cui tradizioni di lotta e di creazione polltlca sono andate perdute e il movimento operalo è stato condotto disorientato e diviso a sconfitte storl• che come ad es. la prima guerra mondiate o Il fascismo. E questo non per una petizione di principio, ma perché nel movrmento operaio cl sono forze politiche e Ideali che si battono su questo terreno, per questo tipo di ricomposizione unitaria, Penso che lo ricerca e Il lavoro nella direzione di una metodologia unitaria che eviti al movimento operalo rotture parallzzantl e che nello stesso tempo sfa In grado di portarne le componenti polltiche, soclall e generazionali al nuovi livelli di potere sia Il contributo, e non piccolo contributo, che noi possiamo dare alla ricostruzione dell'unità Internazionalista. Non è questa una concezione gradualista e progressiva dello sviluppo della organizzazione operala e della teoria della rivoluzione. ma una concezione che vuole essere realisticamente maggioritaria e egemone nel movimento operalo e In questa di• rezlone lavora quindi, una concezione in cui Il concetto di rot• - 31
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