giovane critica - n. 21 - autunno 1969

Dalla storia delle élites e delle strutture alla storia del potere di classe [Appunti per una discussione con un orupPo di studenti de/l'Unlvcrs,tà di MIiano neJ marzo 19'i9. Della destinazione orloinsrio hanno mantenuto Il 1agf;o discorsivo e militante. Vengono dedicati alla me• moria della compagna Luciana Comodo, tragicamente scomparsa, che ha dato un contributo che non Possiamo dlmcntlca,e si/a oroanluazlone blbl10{;raf1ca e documentar/a degfl studi suf movimento operalo e sul socialismo . . N d A ] 1 Si è parl.ito molto negli anni passati della necessità di una svolta strategica per la lotta politica e per 1 lo lotta teorica del movimento operaio: ma per le condizioni oggetlive e soggettive, per i livelli di pote• re e dì coscienza, in cui eravamo allora. tutto questo non andava al di là de11apetizione di principio. Infatti se si vedevano. almeno grossolanamente, le deficien• zc e i punti da superare, si procedeva però un poco alla cieca. per via sperimentale. nelle indicazioni positive per una ricostru• zione strategica che non toccasse solo alcunl gruppi, ma il mc,. vimento open:iio nel complesso delle sue componenti sociali e delle sue organizzazioni. Non dico che adesso sia tutto chiaro e definito e che non si tratti altro che di svolgere e di applicare metodicamente una verità strategica che abbi3mo afferrato una volta per tutte. ma voglio dire che molti pilastri che sembravano molto solidi ora sono crollati e che nel frattempo è sorto qualcosa di nuovo. che c'è stata una creazione nuova in questi anni su cui lavorare. Nessuno. ad es.. dopo Cuba e Il Vietnam. dopo il maggio francese e le lotte di massa In ltalla degli anni 60-70 s'azzarda pili a dire con la sicurezza acritica del passato che la via democratica e nazionale, la strategia delle riforme. non fossero una scelta poitica derivata da un determlnato stadio della or30 - ganizzazione e della concezione del potere, ma bensl una realtà imposta dalla presenza americana e dai risultati diplomatici e militari della seconda guerra mondiale: nessuno s'azzarda pili a dire che la concezione del partito e del lavoro di massa di tipo paleo-comunista sia ancora la punta terminale della creazione del movimento operaio, che non abbia subito usure, e che quindi sia una organizzazione da riproporre anche In società pluralistiche e con una articolazione unitaria molto ricca all'interno dello stesso movimento operaio; nessuno può dire, senza incon• trare serie obbiezioni. che Il nostro capilallsmo, per deficienze storicc,..economiche, è un capitalismo straccione. capace solo di rapine e non di crescita politica e tecnologica e quindi nemmeno di riforme, per cui compito del movimento operaio è di pul'l• tare su ques1e per accelE'rarne le contraddizioni Interne; nessuno Sazzarda pili a dire che il marxismo teorico mutuato dalla Terza Internazionale sia l'unica risposta teorica alla socialdemocrazia e alla scienza borghese. l'unico strumento di ricerca critica sui processi avvenuti all'interno del capltallsmo monopolistico. del• la condizione operaia. della crescita di coscienza antagonistica delle nuove masse proletarizzate. E badate bene che tutto questo processo di meditazione e di critica è avvenuto nel giro di pochi anni e che ancora 5-6 anni fa chi avanzava queste ipotesi di ricerca poteva passare per velleitarlo e venire accusato di anticomunismo (da chi ovviamente aveva una concezione molto settaria, partitica e misoneista di comunismo). Vogllo dire: c'è ancora, si. chi pressapoco può ancora sostenere le tesi cui accennavo sopra e sostenerle anche con molta autorevolezza perché non sono solo affermazioni lntel• lettuali ma sor.o affennazloni che discendono da una realtà maggioritaria che ha assolto un compito decisivo e insostltulblle: ma oggi c'è anche una realtà rivoluzionarla di classe pili ricca. pili articolala all'interno delle organizzazioni stesse del movimen• to operaio, per cui certe affermazioni ora non sono pili elitarie

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