giovane critica - n. 20 - primavera 1969

che investe lti maggioranza della categoria, anche se ovvia• rncnte non la sua totalità, per le rngioni che successivamente ndduc,amo. Gli studenti r:on sono però una massa omogenea, che per la sua natura di cl:isse ooirebbe entrare in blocco in uno schie• ramento nnt1cap1tallst1coo addirittura esserne la guida. Innanzi lullo la grande maggioranza degh studenti (in misura variabile m.1n mano che s1 possa d.:ill'univers1tà e dm licei agh 1st1tut1 lccnici e profess,onah, nei quali llltim1 prevalgono clementi di ori9inc openua e contadina) proviene dalla piccola borghesia proletarizzata. dHJ è solo virtualmente assimilabile al proleta• riato. ma ne differisce sia psicologicamente e culturalmente. sia per la tuttora determinante scissione di lavoro intellettuale e lavoro manuaie, che contmua a pesare malgrado le tendenze s:mmetricament:- convergenti all.i meccanizzazione del tradì• zionale lavoro d'l1lficio e 3ll'esigenza di una sempre magq1orc preparazione scientifica per il lavoro esecutivo specializzato. Una p.irtc non 1rr1scurabiledegli studenti proviene poi da slrat: di mcdi;:i e grande borghesia e ha considerevoli possibilità di utilizzare l'npparato scolastico per dare la scalatti a posizioni di effettiva direzione della società e di fruizione ciel plusvalore sociale: solo a titolo individuale alcuni di questi. sollecitati dalle contraddizioni tipiche della scuola o da impulsi diretta mente politici o morali. rompono con I.i propriJ classe e si ~chierano contro il capitalismo. l'eterogeneità della condizione studentesca (che solo a un certo livello di coscienza. politica• mente indotta. si salda con la futura condizione lavorativa) rendono impossibile considerare 1;:i massa studentesca altro che una forza ultcata ma subordinata alla classe operaia nella lotta per il soci31ismo - forse il principale allealo, dopo la contrazione e la parziale stabilizzazione dei gruppi contadini non proletari o proletarizzati. Aggiungiamo che gli studenti hanno reinventato formule e strumenti di lotta che possono avere una funzione stimolante per la stessa chsse operaia ed hanno ossimilato i temi della polemica anti,revisionista e anti-imperialista con anticipo e maggiore cocrcma rispetto .! un proletariato ancora vittima - nel suo complesso - della mistificazione ideologica e politica delle burocrazie revisioniste tradizionali. Occorre anzi ricordare come il Movimcmto Studentesco, se ha trovato la sua area tipica e il suo slancio in una contraddizione oggettiva. trae però la sua origine dall'azione di gruppi minoritari altamente politicizzati, che hanno trasmesso alla massa mobilitata su tale contraddizione la loro coscienza specificamente e direttamente politica, il proprio atteggiamento anti-capitalista e anti-revisionista. in base a una antecedente formazione Ideologica e cultu• raie. l'efficacia del Movimento Studentesco verso la classe 66 - opcrnia non consiste tanto nell'esemplarità dei moventi riven• d1catlvl della SlJJ lotta. quanto nel presentarsi come un movi• mento d1 settore in lotta (con i metodi anzidetti) dotato di chiara coscienza politica e ideologica. Oues10 ha rappresentato una rottura con i tradizionali criteri di gestione della lotta dì massa della classe operaia diretta dalle burocrazie revisioniste e qui è emerso il valore esemplare del movimento studentesco. Ma proprio se si vuole svolgere il discorso in termini di classe e non di coscienza politica di piccoli gruppi, occorre riconoscere che questo non infirma l'egemonia del proletariato come classe, e come classe che non è affatto in via di sparizione o di integrazione, ma costituisce un limite oggettivo Invalicabile alla disoccupazione tecnologica per aulomazione e alla politica di assorbimento riformista. Va respinto 11 mito della • nuova classe operaia • alla Mallet e la scorretta estrapolazione trontiana e piperniana di una sparizione dei lavoratori manuali e di un processo di automazione che culmina nel lavoro (e sfrut• lamento) esclusivo di super•tecnici altamente qualificati. Va invece realisticamente valutata la tendenza. specialmente In alcuni settori produttivi. a una crescente presenza di giovani operai che escono dalla scuola di massa (e anche di tecnici subn1terni che escono dall'università di massa) con un livello cii quallflcazione sistematicamente mlsconosciuto e deprezzato: questi strali - i soli cui si possa attribuire con qualche vero• simiglianza le denominazione di • nuova • classe operala - CO· stituiscono anche fisicamente un tramite fra orerai e studenti e sono deslinati a dare un contributo decisivo al movimento anti•capitalista ,t'avanguardia e di massa. Sul plano della lotta di ma,;sa crescono quindi i punti di incontro oggettivi fra mo• vimento studentesco e movimenlo operalo: condizione essen• 2iole. però, per lo sviluppo di tale lotta è Il raggrupparsi di un'avanguardia che cresca entro la lotta di massa. ma sia • esterna •. dislinta e superiore rispetto ai dati immediati di questa lotta. alla sfera del rapporti economici (e. ovviamente, delle contraddizioni della scuola). che si collochi invece a livello dei rapporti di produzione dell'intera società, con tutte le relative mediAzioni sociali e polltlche e con una prospettiva internazionalista corrispondente al grado di Integrazione del mercato imperialista mondlale. di cui l'Italia è una sezione. L'esperienza francese e Italiana ha dimostrato chlaramenle come l'assenza di una tale avanguardia • esterna • - e quindi la mancata centralizzazione del momenti di scontro e Il liml• tato innalzamento concreto della coscienza politica {che sl è sprigionata spontaneamente dalle lotte. ma è rimasta lmpotenle davanti al potere dello Stato borghese e della burocrazia revisionista) - costituisca ancora il limite plU palese della nuova ondata rlvoluzlonarla. o·allra parte questa avanguardia non può essere inventata: la sua ~ esternità • non può mai

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==