giovane critica - n. 20 - primavera 1969

Tutto ciò, lo sapete, non vuol dire che io sia spontaneista. In particolare, 1•on credo che un movimento possa durare e svilupparsi senza una forza politica almeno potenzlalmente egemonica. Anche lo· stesso tipo di movimento che voi avete al• tualmente in Italia non sorebbe possibile senza il peso politico del Pci. Per quanto questo non sia un partito rivoluzionario e presenti tutti i difetti che sappiamo, è almeno un elemento permanente di e.risi del sistema politico e la sua potenza, malgrado l'ambiguità del!a sua prospehiva politica, mantiene og• gettivamente la speranza nella possibilità di un'apertura rivoluzionaria. Pressappoco tutte le azioni • gauchistes ~. da voi, occhieggiano in direzione del Pci e si determinano in funzione d'esso (cioè co:-itro di lui): si tratta di metterlo sotto pressione, di metterlo in difficoltà. di violarlo. di sbloccare una dialet• tica interna. In Francia, niente di simile: il Pcf è completamente bloccato. non si tratla di tor pressione su di lui. cosa priva di speranze. bisogna cozzare contro di lui frontalmente e cercare di far nascere un partito nuovo che non gli somigli In nulla. La possibilità stessa di un movimento di lotte deve es• sere costruita dall'esterno del Pcf e contro di lui. I: sotto quest'angolo che si spiega meglio l'opzione organizzativa di Rouge. Tuttavia, precisamente perché una forza politica che possa servire ulteriormente da polo di raggruppamento alte forze rivoluzionarie è necessaria. la strettezza. la rigidità e lo schemati• smo della l. C. mi sembrano da attribuire a una concezione er• ronea del futuro partito. Ovunque dove c'è un risveglio rivoluzionario, questo risveglio si accompagna attualmente con la ri• pulsa delle forme tradizionali d'organizzazione, di direzione dal• l'alto, di paterm11ismo politico, di divisione tra avanguardia e masse. lo trovo questo fondamentalmente sano: per la prima volta dopo cinquant'anni, abbiamo delle generazioni che rifiuta• no la tradizione leninista a favore della tradizlone luxemburghista, e che si ricollegano con la carica libertaria che aveva il movimento rivoluzionarlo sino agli Inizi degli anni ·20. e che Il • marxismo sovietico • gli ha tolto in séguito. Le nuove forze rivoluzionarie si definiscono al momento per la loro reazione contro ogni forma di gerarchia, di autorità dall'alto. di divisione del lavoro. di burocrazia e di Ineguaglianza. Un tentativo come quello della L. C. di metter loro in capo una direzione centrale Il disgusterebbe della politica. A mio avviso resta innanzitutto da fare un grosso lavoro di agitazione e di animazione che per• mette la libera espressione e Il dispiegarsi delle esigenze di sovrana autodeterminazione tndividuale e collettiva. li momento dell'organizzazione e dell'elaborazlone polltlca dovrà venire dal• l'Interno di questo movimento. A differenza di Rouge, non credo che I comitati di base siano un fenomeno puramente congiuntu• raie: essi riflettono un'aspirazione fondamentale e durevole alla liberazione collettiva (democrazia diretta. autogestione, ecc.]. La loro integrazione o recupero da parte del sistema non mi sem, bra da temere: queste nuove forze rivoluzionarie sono immunizzate contro il riformismo dal fotto che cozzano costantemente contro apparati politico-sindacali at tempo stesso burocratico-au• toritari e riformisti. Per tulle queste ragioni, non credo che la L. C. acquisterà un grande peso politico J breve termine. La creazione. in questo momento precis:>, della Ligue mi sembra motivata dalla sua preoccupazione di prendere in velocità gli altri elementi che la• vorano per la creazione di un raggruppamento rivoluzionario. di occupare il terreno e di impedire che i militanli degli ex-circo• li Rouge si fondano in un raggruppamento pili vasto e meno •puro•. Ciò premesso. la L. C. può giocare un ruolo positivo in due ipotesi: quella di un governo di fronte popolare che. se mai dovesse vedere la luce. avrà come prima preoccupazione quella di mostrare che il Pcf è • una grande forza tranquilla • e • un partito d'ordine •. e dunque di reprimere ogni agitazione: e quel• la di una nuova crisi 3Cuta. Se il movimento di maggio ha potu• to durare tanto, ciò è in gr;m parte dovuto ai gruppi di mllitanti organizzati (Jcr, Lo. Psu. anarchici) e politicizzati, nella strada. nelle fabbriche, nelle università. In quanto catalizzatori e ani• malori. il loro •uolo è stato tanto pili positivo in quanto sono stati rapidamente sommersi, nei punti piU caldi, dalla spinta del basso. Hanno tanto meglio servito il movim(nlo in quanto non ne avevano il controllo. Se lo avessero avuto. il movimento non avrebbe ~robabilmen1e preso quest'ampiezza. né questo carattere di • rivoluzione culturale •, di immaginazione trionfan• te e di gaiezza. Tro'llerete ciò stupido. ma maggio ci ha inse• gnato che la libertà è gaia e che il riso è un·arma da non trascurare da parie del rivoluzionari, oggi. 3 Che ne è del ,. riformismo rivo!uzionario " oggi in Fran• eia? Quali delle sue ipotesi restano valide? 1 Non so da dove venga quest'espressione di • riformi• smo rivoluzionario•. Che io sappia, essa è stata lanciata in Francia, nel 1964, da Serge Maltet. in una recensione ad uno dei miei libri. e ripresa in séguito da Lucien Goldmann. Essa non ml sembra molto felice: insinua che ci sisno del rivoluzionari riformisti e dei riformisti rivoluzionari e che la divisione tra rivoluzionari e riformisti non sia fondamentale. Ora. essa è fondamen1ale. Ciò che è vero. è che la lotta rivoluzionaria passa attraverso la lotta per delle • riforme •. cioè per degli obiettivi intermedi. Non è il contenuto delle riforme che determina il loro carattere riformista o rivoluzionario, ma è: - 53

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==