giovane critica - n. 20 - primavera 1969

colonlall, è anche vero che la comunità dei supersfruttati rl· flette le strutture- e i meccanismi di dominio del sislema. Il pericolo è dunque nel credere nella possibilità di ottenere dei nuclei sociali indipendenti, alternativi al sistema, basandosi sulla solidarietà del colore ed anche sugli Immediati inleressi comuni. • Sapete qual è il sistema migliore per liberarsi della se• gregazione? - proseguiva Malcolm nel famoso discorso di Cleveland del 3 aprile 1964 - L'uomo bianco ha più paura della separazione che delrintegrazione. La segregazione vuol dire che vi tiene a distanza. ma non tanto lontano da esser fuori della sua giurisdizione. mentre Invece se siete separati non a1,1ete nulla a che fare con lui. L'uomo bianco è disposto a inlegrar1,1i pl(1 di ouanto non sia disposto a consentirvi di separarvi da lui e perciò noi collaboreremo con voi nella lotta contro la segregazione scolastica perché è criminale, perché è assoluta• mente distruttiva e inconcepibile per I bambini che sono soggetti a un sistema educativo cosi paralizzante •. Le raffiche degli assassini fermarono Malcolm a questo punto. Per merito suo, i concetti della segregazione e separazione divennero dinamici e politici e l'idea del controllo co• munitario fu collegata in modo organico con il suo significato tattico e con il fondamentale contenuto di classe. Era nato il principio della lotta per il potere. Dal 1965 al 1968 si susseguirono le rlbeltionl dei ghetti del Nord. La struttura di potere loei:ile. terrorizzata dall'esplosione dell'ira del colonizzati. ormai consape1,1oledi non poter fare piU assegnamento sulle organizzazioni per i diritti civili - sempre pili deboll e inascoltate - cominciò ad accettare l'idea che I negri potessero • colh1borare nella gestione • di certe Istituzioni. Era un tentativo, del resto abbastanza tradizionale. per recuperare in qualche modo I professionisti, gll Impiegati degli enti federali, i predicatori, I medi commercianti (legali e illegali) negri che, fino ad allora. avevano costituito la spina dorsale del seguito di King e degli altri leader integrazionisti. Dopo l'estate del 1967 (rivolta di Detroit). tutti. classe me• dia negra, Partito democratico del Nord. giornalisti di destra. liberali, sindac3listl, sinistra curiale, tutti furono d'accordo sul fatto che per risolvere il • problemtt razziale • occorreva che I negri • avessero pili potere -. La classe media negra. con gli ecclesiastici di tutte le confessioni In testa. cominciò a mutare la sua terminologia dopo aver sentito che la parte pili • illuminata • della struttura di potere era d'accordo nel concedere al negri di parlare di • pili potere •. Questo riconoscimento. per cosi dire. veniva motivato nel• la forma consueta. Sentiamo, per esempio, Nathan Wrlght Jr.. negro. moderato, successore di Adam Clayton Powell alla presidenza del Congresso nazionale sul Black Power del 1967. • l'appello per il Black Power [ ..] fu un grido disperato e pieno di angoscia. un grido di frustrazione lanciato da coloro che partecipavano a11amarcia di James Meredith per ottcncsc la registrazione dei negri nelle liste elettorali del Mississippi. Chi prese parte a quella marcia io fece nella speranza di migliorare l'America ma quel grido suscitò, comprens,bilmente, un certo allarme anche se l'espressione aveva cerle qualità superficiali. Fu accolta come un gesto di sfida e tale era ( ..]. Coloro che sentirono per la prima volta quel grido riferirono di aver pro1,1atocomprensione e insieme apprensione Era e1,1idente che i negri senza potere del Mississippi rurale - e del resto di tutto il paese - avevano bisogno di potere. Tutlavia quel grido era qualcosa di nuovo. Rappresentava un nuo1,10at• teggiamento che, con le potenzialità esplosive di parte del Sud rurale e dei ghetti del Nord. avrebbe potuto provocare un minaccioso squilibrio nei rapporti di potere tramite i quali si era, fino a quel momento, sviluppato il progresso•!. Men1rc d3 parte c!el sistema di dominio si veni1,1anoridefinendo le forme e i provvedimenti d?. adottare nei confronti d,i 9het1i. la c!asse media negra veniva cos1ret1a a parlare di potere. ad abbandonare la scredilata mitologia dell'integrazionismo nel tentativo di controllare il nuovo • atleggiamento • delle masse. ln realtà la classe media negra, proprio per la sua scarsa consistenza numerica e per la sua impo1enza sociale. non poteva fare altro che cautelarsi. in nome del colore. nei confronti dei militanti dei ghetti. Il nazionalismo culturale. il verbale rigetto della cultura bianca non in nome del suo carattere egemonico di classe e di dominio ma per rivalutare mitiche (o anche reali} civiltà africane, l'adottare fogge di vestire ed esprcssion: dell'Africa, il taglio dei capelli, sono oggi uno degli allbl di questa classe m~dia che il radicalismo della gioventù negra ha costretto a non identificarsi pili almeno nel compor• tamento, con I bianchi. Naturalmente ,I nazionalismo culturale richiederebbe un discorso assai pili approfondito. t:. vero che, in America, I negri sono s1at1 sempre conslderali e psicologicamente • alleva· li • a sentirsi degll adolescenti e non è certo llfl caso che la loro immagine di successo sia sempre stata quella del balle• rtno, del cantante, dello sportivo. di chi pratica un'attìvità edo• nlsti1;a, giovanile, priva di Impegno. Non si trattò certo dt una scelta bensi di una collocazione soc,a!e consentita dalla struttura di potere e dai margini di assorbimento della soeieth ma è innegabile eh<?da una lunga abitudine è nata una psicologia di questo tipo. Può anche valere l'argomento secondo cui ai negri ~i è sempre insegnato ad odiare se stessi, Il colore della pelle, la - 103

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==