giovane critica - n. 19 - inverno 1968/1969

1 • CMne i.ti e-l!. <limo.tra l'interessante libro di A'\TOl'E G. l'ETIT. CaJ/ro.Debrtty c<mlre {e mar. xi,11u-le11i,1iJme. Larfon1, 1968. Petit è un mililante haitiano clic andO • Cuba condh i<lendovi I• strategia ca•1ri~1a. Succe-o•Ì\•mente rttatO!i a Pekino (1965) aderÌS('C alle 1>0!i1.ioni cine•i. Sollo forma di • lei• ler,· a un amico• intraprt'ndc in questo libro una critica. non Mcmpre approfon,lita a dire il \CIO, del. le posi:c.ioni di Oebray (portavoce di CaJtro, a suo tlire) alla luce del marxi~mo-lenini!mo. ,, Gn r le~ MA1tT1..-f,T, 1905 in f'ra11cia. ,u Probltmi dtl sodalismo n. 32 33, 1968. 11 Per quanlo riguarda Mtnde!-f'rauee dr. quauto da lui scrìllo Ju Galbrailh e sul recente libro di Claude Gru50n. ne 1.-e mo,ide del 29 e del 30 ottobre 1968. 72liuni 1t. che è un'intcrprctozione assai autorizzata della settimana decisiva tra il 24 e il 30 mag~io. E' un libro denso e a suo modo compatto, il cui titolo è dil'cnuto giustamente riassuntivo di tutto un orientamento. A proposito del quale C importante premettere alcune considerazioni di fondo: I) L'assoluta incomprensione, in cui cade lo stesso Gor1, (\'cdi il suo recente articolo sui rapporti tra il Pei e gli studeati), della dinamica politica che regge le mosse del Pci (il cui dirigente piU citato è Amen. dola). Abbacinato dalla ben diversa capacità di elaborazione e di movi. mento del Pci rispello al Pcf. questo gruppo non ne scorge il comune fondo re"isionisla. costituito dulia scelta della « "iu nazionale » e suoi annessi: 2) La mancam.a di un qualsiasi confronto politico scrio con le tesi e la prassi dei compagni cinesi. cartina di tornasole e punto di riferimento di una pratica rh,oluzionaria oggi u. Mao è citato nel libro di Mari inet una \'Olta sola. a rimproverargli una lesi che era di lalin ( e nell'articolo sugli studenti. apparso su Le nouvel obseruateur. l\lnrlinct mette sullo stesso piano ,, maoismo » e • zdanovismo »). A1tcggiamcnto cui fa dn comprensibile contrappeso restrema cautela e interesse con cui .Martinet guarda ai dirigenti moderni della borghesia. tipo un McnclèsFr:mcc 11 ; 3) Le proposte J>Olitichc, i « poteri » da conquistare. sono atridate - fondamentalmente - allo schieramento delle forze di sinistra esistenti (tagliali fuori, beninteso, i « groupusculcs lf). La prospclliva 1>0li1ica di Marlinet è insomma serrala dentro un <1uadro piullosto « riformisla • che « ri,•oluzionario », do\'e il primo ter• mine cioè prevale sul secondo e si perde la reale dialet1ica riforme-rivoluzione che è il cuore di qualsiasi prospettiva rivoluzionaria e nel corso della quale il « polere » diventa, d'accordo, « i poteri » ( non però per giustapposizione meccanica) mo aHinché questi ultimi ridiventino « potere ». alias dillatura di classe: laddove Martinel finisce col perorare non solo il pluripartitismo ma anche la libertà di stampa per le tendenze coni rorivoluzionarie. Opinione a\'\'alorola dnl fatto che il groppo di proposte avanzate dal 1\tar1ine1 poggiano oggctti\'amentc su alcuni degli strali sociali piU dina. miei della società capitalista (tecnici, quadri medi); rispondono cioè a esigenze non disfunzionali, in se, alla logica interna del capitalismo; proprio 1>eril loro carattere di proposte non cementate e unite assieme da un tutto strategico ma piuttoslo giustapposte, come sembra dimostrare, visivamen• le, il manifesto del Psu in cui i « diversi poteri » sono simboleggiati da

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