giovane critica - n. 19 - inverno 1968/1969

do capitalì,tico l!>O,,lcn<'mlloe forze rholu.1.:ionarie mondiali nel loro in~icme), La carntteristica dellt\ tecnocrazia sta imccc nelridenlilieare il proprio inlcrcssc di classe con lo ,., iluppo di una socielÒ orientata \'crso il consumo indi, idualc e quindi il di:,armo. ,cr:,O l'inserimento dcll·cc-onornia ~, ictica nel mereato mondiale e quindi ,•erso uua pianirica1.ionc che non imponga all'economia la logica di una 1)()litica di potenza. ma che sia al servizio di una rcallil c-conomica le cui C"igcm.c. c~endo esleriormcnte quelle d"I mercato mondiale, sono internamente quelle dell'efficienza e del potere aziendale. La tecnocrazia esige dun- <1uc l"abbandono di u1H1ormai inutile politica di potenza: col capitalismo ci si può accordare. è possibile ormai volgere la propria a1tenzione allo s,•iluppo del benessere di tutto il popolo e alla dcmocrati:,.zazione della , ila poli1ica e sociale. dato che in Urss le classi sociali sono scomrarsc. In proprietà è collettiva, lo stato è di tutto il popolo (la dittatura del proletariato essendo funzione di una strut• lura e<:onomico-sociale ormai scomparsa). Il nuo,o corso cecoslovacco ha (1ppun1Otenta.lo di portare :1 rcaliuazionc gli obic11ivi della cocsislcnza pacifica: in primo luogo l'integrazione nel mercato mondiale, cioè lo s,,iluppo di rapporti economici pieni e senza remore, sulla ba--e di una pacificazione, con il mondo capitalista, la tendenziale riduzione a zero della produzione bellica per lo s, iluppo di una società di tipo consumistico. la demotraliuazionc e la « lemlcnziale estinzione dello stato,., E' ,ero che cosi facendo la Cecoslovacchia intendeva prendere le proprie distanze dall'Urss, ma pote\'tl nuche pensare di s,olgere, col suo neutralismo economico e politico. un'azione ad essa favorevole, in quanto si faceva tramite economico e pol,itico tra i due blocchi, elemento di coesione e pacificazione, fors'anehc produttivo di una unione e di un neutralismo europei, sulla base di pieni e soddisfacenti rapporti economici. Insomma: era implicita. nel programma di integrazione della Cecoslovacchia nel mercato mondiale la prospetliva della costruzione di una rete sempre piU strella di relazioni economiche internazionali, capace di imbrigliare tutti i paesi in un reciproco interesse allo s,,iluppo comune e quindi alla pace. 54Abbiamo visto che <1ucsta stessa prospettiva era propria anche dei go,•crnanti dcll"Urss. Tutta,•ia si 1ra1ta di un liJ)O di concezione della coesistenza pacifica che ha fat10 il suo tempo. e che auualmcntc l'Urss non può pii1 a.eccitare, a meno che non prendano il soprav'(!nto forze sociali e intellettuali cieehc di fronte alla conseguenza di urrn riduzione dcll'Urss a potenza mondiale di 1>econdo rango 1 '. lnfalti la politica di coesistenza pacifica globalmente inlcsa non poteva non creare grosse difficoltà all'Urss. L'unità fra borghesie naz.ionali e fonc popolari, ossia il programma delle nazionalizzazioni e dello sviluppo e<:onomico autonomo e pianificalo, dO\'Cva necessariamente portare ad uno scontro di classe in1crno e a un conflitto con l'imperialismo. Nella misura in cui questo program• ma marciava. esso finiva per colpire a fondo gli inleressi borghesi e feudali interni e quelli del capitale internazionale. provocnndo la loro reazione rcpressi\•a e spostando di conseguenza le forze po1>0lari su posizioni cli rottura rivoluzionaria. 1..:a11accoirnpcrialislico americano portava ad uno sprofondamento di molti regimi progressisti: le oligarchie prendevano in mano la situazione, con !"aiuto dirello o indiretto degli Usa. e le fonc popolari. cacciate dal potere, pni:savano su posizioni rivoluzionarie. A livello teorico rcrrorc dcll'Urss è stato quello di considerare i rapporti economici internazionali come non contraddittori. ldcalisticmnentc i dirigenti delrUrss hanno supposlo che le contraddizioni stessero solo nel « pensiero ». cioè nel senso di insicurezza che ad ogni blocco vcni,•a dal sapere l'altro pronlo a sfruttare la sua debolezza: ca• duta questa. diHidenza tutto sarebbe dovuto andare per il meglio sulla base di pieni e sviluppati rap1>0rti economici mondiali. Nei rapporli di produzione internazionali è invece presente lo sfruttamento imperialistico, cioè la crescita di alcuni paesi a spese della crescita di tutti gli altri; di conseguenza nella misura in cui gli sfruttati si sottraggono allo sfruttamento rovinano gli sfruttatori. Questa è la contraddizione fondamentale della nostra epoca. L'Urss si ri• fiu1a di riconoscerla non possedendo una teoria deJrimperialismo; di qui il carattere « illusorio II della sua politica internazionale.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==