giovane critica - n. 19 - inverno 1968/1969

un coperchio esterno che sarebbe sollevato a poco a poco ( rifiuto delPoYa X) dal lento ribollire della pentola rivoluzionaria. che si autoriscaldercbbc progressivamente. La SO· cictà socialista sarebbe inrnmma già bell'e pronta entro il guscio di quella capitalista. Basterà che a poco a poco, al• traverso una serie di « crisi politiche» ( ?). questo guscio si incrini e il gioco è fatto. L'ipotesi della lunga mar. eia auravcrso le istituzioni rischia di essere strumenta• lizzata in questa direzione (non solo anlileninista, rna antimarxista) da quanti (v. Donolo) oggi propongono la fine del partito ( o lo ammettono soltanto per i paesi sottos,•iluppnii, e,,identemente incapaci di autogoverno e K meno civili»). b.\ Ma il superamento dcll'aspcllo tradeunionistico da :;/ parte di alcune lotle operaie è spiegabile, anche. come ho accennalo, a partire dalraspello soggcllivo della questione. a.spello che sarebbe errato sottovalutare. Si dice: non sono piU gli intellc11uali a portare dall'esterno la II coscienza » agli operai; allora \'UOI dire che la coscienza nelle masse c'è di per sé e lo schema leninista non è piii valido. Ma cos'è cambiato dal tempo di Lenin? Dirci che è cambiata sopra1tut10 la situazione mondiale dal punto di vista rivoluzionario. All'epoca di Lenin l'intellettuale che tradiva la propria classe e portava la linea giusla al proletariato rappresentava runica possibilità di superare una politica Lradeunionistica: la lotta per passare da economia a politica aveva bisogno della mediazione ( e della direzione) costituita delrintellettualc trnnsCuga. L"intellettuale rivoluzionario costituente l'avanguardia esterna era dunqùe l'unico possibile punto di riferimento politico della classe operaia, era l'unico possibile portatore di una linea politica rivoluzionaria. Oggi non è piU cosi: oggi esistono zone liberale, esistono rivoluzioni socialiste marcianti, esiste insomma un'avanguardia esterna a livello mondiale rappresentata dai vietnamiti, dai cuba·ni, dai cinesi. L'interlocutore della classe operaia non è piU l'inteUeuuale transfuga che, tradita la propria classe d'origine, si presenta davanti alJe fabbriche a spiegare la linea rivoluzionaria, ma l'a• zione e la propaganda castrista e cinese, la radio, la televisione, gli altri strumenti di comunicazione di massa che portano, sia pure in maniera distorta e mistificola, la notizia che in varie 1>arti del mondo il sistema dei padroni è stato battuto. Negare la pressione e la validità di <1uc-:1aavangunrdin esterna a livello mondiale nella crescita di maturazione politica delle classi sfruttale mi sembra impossibile: non per nulla l'esplosione francese e i movimenti studenteschi europei si collocano negli anni della guerra vicina. mila e della rivolu,.ionc culturale. Non solo: ma sia per l'una che per gli altri non va trascurata l'azione. sia pure ancora frammentaria cd episodica, di a,,nnguardie esterne locali. dircllamcnte prodolle dalla pressione della lolla antimperialistica a livello mondiale e dalle s1csse contraddizioni del sistema - avanguardie non per nulla messe fuori legge da Dc Gaulle in Francia e dotale di un"indubbia eapaci1à d'incidenza sulla problematica del M. S. in llalia (si pensi alla polemica nntiriformistica e antiparlnmcntarc. al rifiuto della coesistenza paeifica e della ,,ia ilaliana al socialismo ecc.). Se tullo ciò è gius10, ne consegue che la crescita delravnnguardia esterna a livello mondiale e anche a li,·cllo nazionale e locale influisce sulla coscienza politica delle masse e influirà lan10 piU quan10 piU, in futuro, per mo• tivi oggettivi, se davvero si logoreranno i margini di unn politica tradeunionisticn, la lrO\'erà pili sp<>nlaneamente disposta a recepire il suo discorso. Il secondo punto fermo riguarda gli in1ellc11uali: essi, secondo la te.si del Sofri, non apparterrebbero pili alla classe dominante. dunque non verrebbero pili dalrcslcrno. transfughi da essa, a portare la linea giusta alla classe operaia: se ne dovrebbe dcdu.rre che gli intellettuali sono già proletariuati e disponibili alla rivoluzione, come proverebbe l'esplosio·nc del M. S. E' chiaro che anche questo discorso andrebbe approfondito (non basta naturalmente postulare una tesi: va dimostrata); si I.ratta, però, secondo me, di un discorso abbastanza giusto. L'intelJeltuale oggi non è diventalo l'intellettuale « organico » di cui parlavn Gramsci, ma l'intellettuale organico al processo produttivo e al sistema ca- -41

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