ora, nella maggior parte degli uomini, e limitano l'applica• zione sociale degli uomini stessi e anche la speranza di una (elicità totale: insomma, danno dei limiti al comunismo, e qualsiasi ipotesi scientifica o sociale per un futuro prc• vedibilmcnte lontano non è sufficiente a far superare le concretissime situazioni del presente [ ... ] I limiti di cui sopra - se di limiti si può parlare e, che ripeto, hanno una loro ricorrente contrapposizione dialellica come sa chiunque abbia combattuto nclrultima guerra - sono particolarmente vivi e riscontrabìli nel cosicldclto • mondo contadino ». Ora a me pare che il pure intenso processo di proletarinazione, che ha fortemente aumentato il numero degli operai e dei terziari, e lo svilup• po capitalistico come conseguenza anche della lotta di clas• se, che ha liquidato in larga misura la figura dell'intcllct. tualc ottocentesco, non hanno ancora eliminato il 11 mondo contadino » da11a coscienza dei proletari. Mn anche <1uan• do quel « mondo » sarà eliminato. attenuato, con consc• guente attenuazione di taluni aspetti individualistici, con. tinueremo a fare i conti con tutta una serie di motivi par• ticolaris1ici per cui i limiti a un impegno politico integrale, cioè i limiti a un esercizio integrale di democrazia diretta in una determinata fase storica continueranno a sussistere. Sono i )imiti che derivano dal fotto che l'uomo è un essere mortale, che si amma)a, che s'innamora. che si diverte, che si affeziona, che si sposa, che mette al mondo figli, ecc. Non possiamo perciò immaginarci un mondo al livello del movimento studentesco donoliano o un mondo popolato di Guevara, tanto per dare dei ri(erimenti a una valutazione critica. Il fallo nuovo che mi pare di vedere, rispetto alla situa2ione esistente al tempo di Lenin, non sta tanto nella scomparsa - graduale scomparsa - dell'intellettuale ciel tempo di Lenin il quale, nega·ndo la propria condizione originaria di classe, diventava un ri.volu2ionario di profes• sione e interveniva dall'esterno per mezzo di una serie di « cinghie di trasmissione » per battere sul campo, gradualmente, l'anarchismo e il tradeunionismo tipico della condizione di base degli sfruttati; ma sta nel processo di proletarizznione in .allo, nel quale è coinvolto, fino all'annullamento, l'intelle11uale tradizionale. e <'hc alimcula comunque piU abl>ondanlcmenlc di quadri e di militanti le avanguardie esterna e interna. Lo spazio ideologico un tempo coperto dall'intellettuale borghese. oggi è occupalo dalla radio, dalla TV, dalla pubblicità, insomma dall'in• dustria culturale di massa, e l'intellettuale cessa di cS."Crc tale, nel senso antico del termine, e, dovendosi inlc~rarc, oggellivame,ue si prolelari::a. Da <1ucstostato di cose possono deri, 1are conseguenze interessanti. per esempio le rivolte dei tecnici, dei giornalisti. ecc. che spesso anticipano o si sostituiscono a quelle degli operai. Secondo Boggs. in ciò d'accordo con Marcusc, i lccnici sono alra\'anguardia delle lotte negli Stati Uniti. e questo fatto probabilmente è da ricercarsi anche nella coscienza di dequalificazione che ~ente l'intellettuale, sbalzalo giti dal ruolo che gli era proprio ncl1'800 e fino a poco lcmpo. Al tempo di Lenin l'intcllet1ualc tradi,•at la propria classe 1>er un mero pro• cesso di maturazione ideologica o di reazione morale, e anche approfittando dell'autonomia ideologica concessagli dal sistema. Si com•inceva astrattamente. lottava J)Cr df'i « valori » che in fondo ricavava dal proprio K aulonomo >) bagaglio ideologico. Oggi l'aulonomia è pressoché finita. Se ne potrebbe dedurre: che ogni intellettuale è ancoro piU borghese o che l'inlcllelluale è prolelarizzato e dunque potenzialmente un ribelle perché sfruttato e perché subordinato. E anche: che il processo di integrazione è tutt'uno con quello di proletarizzazione. fu conl!relo. noi dobbiamo badare alle situazioni di fatto e non trascurare gli elementi soggettivi. In concreto. a esempio. non possiamo lrascurarc il formarsi di una aristocrazia proletaria degli intellettuali che in un paese come il nostro, in non piccoln parte tuttora arretralo. ha ,•asto campo per privi• legiarsi accontentandosi dei vnntaggi ottenuti quale contropartita alla perdita della 11 autonomia li ideologica. del ruolo tradizionale. Quando I'« intellettuale ~ invece si rivolta. egli in• vero non tradisce pili la propria classe, ma difende i pro• pri interessi. che sono comuni al prolctarinto in generale. L'intellettuale riconosce cioè la propria condizione di sfrut• lato, di vittima della divisione del lavoro. - 37
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