giovane critica - n. 18 - inverno/primavera 1968

Divenne sempre piU chiaro che ciò che, do1>0 la SC• conda guerra mondiale, fu annunzialo dai poli1ici quale obielli\'o - tanto riconciliazione quanto anche antifoscismo, quanlo anche sottomissione della economia, quan10 anche democrazia - ·che a tulli <1uesti obiellivi, dopo \'Cnl'nnni, non si diede una risposta democralico-progressiva ma bcnsi restauratrice-autoritaria. Quesla fu la prima presa di conoscenza e precisamente all'interno dclrambito studentesco. di una parte degli studenti. A questo si aggiunse che il Viet Naru ha aperto e continua ad aprire gli occhi a molti studenti. Il Viet Nnm rese e,•idente la differenza Ira Scienza e Umanismo. Un secondo piano impor1an1e. Un terzo piano fu certamente In fine del periodo della Ricostruzione. chrnque del cosiddetto miracolo economico, cosa che all'interno della Università si espresse in cancellazioni fon.ate della matrico1a, accorciamento del periodo di studio etc .. quale espressione dunque dc] Sistema di ottenere un pili alto Output alrinterno della Università per l"intelligenza tecnica ed economicn. Ed un quarto pi:lno. ancora: si aggiunga che, allorché incominciammo a pre1endere una democratizzazione del politecnico, urtammo conlro l'oppressione bu. rocrntico-amministrativo all'interno cd all'esterno dell 1Universi1à. J nostri interessi, bisogni. desideri, impr<w,•isarnente, non furono piU riconosciuti legittimi dai detentori del potere all'interno ed all'esterno dcll'unh•ersità. ma furono discusse e dovevano essere approvate delle decisioni dietro e sulle nostre spa1le. Ed a noi dell'SDS ed a tutti coloro che, antiautoritari, tentavano di sviluppare una coscienza a]. l'interno dell'università con spiegazioni ed azioni, fu molto facile. in questo periodo, trovare un legame tra l'oppressione burocratico-amministrativa degli organi statali ed uni. versitari e 1a situazione economico-sociale del1a R.F.T. e la situazione mondiale della lotta tra Rivoluzione e ConlroRivoluzionc, specialmente nel Terzo mondo. Questi furono secondo me i quattro piani che diventarono i] punto di par• lenza del movimento anti-autoritario. E' semplice rendersi conto che ci troviamo in un periodo di transizione, Noi abbiamo incominciato dall'anello piU debo]e all'interno della società, della università. Debole pcrchè moho lontano dall'appuralo statale e perché le nostre possibilità di a!Cgredirc direttamente strutture autoritarie non erano molto grandi. Noi potemmo incominciare a poli1iciuare questo andlo debolissimo. rna è un primo debole anello. Altri anelli deboli come scuole professionali, scuole cd anche aziende elci rami stagnanti della produzione. sarebbero allre lappe della lunga marcia attra\'erso gli anelli deboli per raµ-giungcrc una politicizzazione di strati piU larghi anche alreslerno del mo,,imcnto gio\'nnile. Do\•rcmmo \'edere lullo <ill<'!'lo come un periodo di tranzionc sulla via verso ras~imilazione alle masse. E per ultimo rispondo al professor Blot'h: la realtà non preme sul pensiero. lo non ritengo giu!'to il concetto contenuto nella frase di Marx: non basta che il pensiero prema sulla rcalt3 m:1 la realtà do\•rchbc premere sul pensiero. In quella affermazione slava la fiducia nella dialeflica obiettiva del processo storico. BLOCH: Noi abbiamo si una J}arola vera in romunc. la frase unanime. che la realtà si tro,•a ancora nella nel,. bi:l, che noi \•iviamo ancora nella incerte1.1.a. ne neffadcmpimento né nella delusione. Questo è ora il buono della incertezza. C'è dunque la speranza. speranza militante. Ja quale ancora permette che si possa inter\'cnire. che si possa ancora dirigere. che si possa fare ancora qualcosa. l\fo ora per qunnto riguarda la proporzione diale11ica soggeu iva cd oggettiva. L'utopia concreta dc,•c stare in un legame con ciò che accade nella società. e persino nella natura. Altrimenti non potremmo stare in prima linea. per aiutare qui, per essere qui ostetrici. per essere Socrate JlCr ciò che accade qui nel mondo. Che <1ualcosa nasca. che filosofi diventino le\1atrice. ciò è Teoria-Prassi. DuTSCHKE: Jo penso che le forme di combattimento non sono trasferibili. ma dalle forme si possono imparare determinate tecniche indispensabili ne11e nostre condizioni storiche. E questo 1'nbbiamo fatto. Noi abbiamo imparato tattiche mobili nc11e strade ed all'inlerno del1°unh•ersi1à. e queste le dovremo imparare ampiamente e piU efficacemente. Mettere in discussione i] metodo tradizionale del movi. - 25

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