giovane critica - n. 18 - inverno/primavera 1968

1,er ::iHcrnHln' il ..u. pcramcnto di ciò che esiste (tealro corrente). do\ r:, affermare proprio ciò che esiste. Ecco l"i--igcnza di in-cdiar .. i all'E:li-co, nei grandi teatri, per purificare il palco-cenìco in una stanza, ì riflettori in l0111padacce.i co.-.1t111i1ni \C"tili e via di seguilo, eon11)IC• tando l'opern,ione. J>CrÒ.con un inganno gesuitico, per• clu,.; alla purificazione dell"attorc noo corrispondcri, l'uomo, urn lo .:,pirito clcll"uomo. la sua anima. Il doppio arto• diano del U, in~ non mi .-,emhra «altro~ perciò che il mi ..tcro del teatro corrente n--unto come carne. come cor• po in a.-,-oluto: profonditi, di esso, oppure ,..pìrito non .:epurato. ma contrappo!-to alrunità della e< ,•ita ». Come tl'atro polili<·o clmHJUC il Li,·iug dovri1 e•hcre giudicato antima1crinli-1ico, fomlato .-.u un'ideologi::i di rcdcn:ione ( in prima ì-tanin del teatro horghcse, e (luincli l}er deri- ,::izionc dell'uomo hor~hc-c; e in f\Uesta idea .-,i potf:t tro,are for-c la radice dell'aggressione diretta .-.ul pubblico .-,enza la mediazione del personaggio, quel personaggio che il teatro •pirilualista non è mai riu~cito a I:{ edificare •) e le -ue lournécs aHanno~e appariranno allora nel loro ,ero earallcrc mi- ..ionario: contro la società sviluppala. indus1ri::ile in <1ualunque direzione. Ecco pcrchè la polemica del Li,·ing contro la reificazione non merita cli dhentnre e•emplare: C indiretta, intimamente rcgrc'l.!iva, mi•tificatri<'c. "-fori vorrei •pendere troppe parole per dcscrh'erc la ri1uali1à politica dei teatri dell'avanguardia « irregolare ~. chi.' .. j -0110 ormai 1ohi la maschera della protesta ( Carmelo Bene etc.). Se non è messa, sarà messa nera, o mes- ~a in piega: il loro arco abbraccia una serie di variaL.ioni fra il cullo della personalità e il complesso edipico verso il teatro ufficiale e verso la tradizione ( italiana). brh•idi d·ince.:to fra mistica e accademismo. Si ritirino I•; orecchie • .!li.!lbattano le J>orte in faccia, la mamma resta .!lcmprc mamma, e il papà, l'uomo nero, come nel gioco delle carte, pa~<1eràall;infinito per le mani di tutti, be• sternmialo e indimenticabile. PiU mor::ile sembra l'atteggiamento degli sperimentalisti, dei teorici ( e geometri) dello spazio scenico, dei contemporanci~ti etc. E' chiaro l'impegno contro la con• 18sunzìone del linguaggio e <p1indi contro il rito-abitudine, ma non si nasconde troppo s1>essodietro l'attività di Quar• tucci, di Scnbia e dei loro amici. come già nella teoria di Dorrles, un'auten1ica mitologia neutralista? Può esiste• re una forma vergine e per questo contcslatoria? Infine, E'C 111110 è ritualitit del telefono fino al movimento in sé, come sembr:wo dirci i teorici della neoa,•anguardia, sarà legittimo dividere i riti buoni dai riti cattivi sulla base del semplice concetto di nbi1udinc? Il rito buono del Living è risultato buono solo in una dimensione « spiri• tu::ile » del tcnlro. Per un giudizio « oggettivo» il concelio di rito non è stato pili in grado di soccorrerci. Lo stesso si verifica per il lavoro della nostra avanguardia. La dinlcllica rito buono-rito ca11ivo. mi sembra tipica della cultura borghese, rui sembra anzi che svolga la ti. 1,ica funzione di copertura, fumogcn::i e sistematica della scienza borghese, che sia parte di essa. Immaginiamo ora che ci capiti di vedere per la strada un signore qualunque, con aria qualunque, levarsi improvvisamente da !erra con un doppio salto mortale. per rimettersi poi a camminare senza scomporsi. Rito? Sembrerebbe di no. Immaginiamo la stessa scena sotto il tendone di un circo: repisodio risulterà supremamente ri• tuale. Come potrà u.scirc dal rituale? (n senso assoluto dirci in un solo modo, con una caduta rovinosa, con IP. morte. insomma con un incidente non rituale ( visto che il circo. in <'erti casi, può arri,·are a ritualiu.are anche rinciclente). Da questo esempio mi pare si pos.o;ano dcri,•are due considerazioni. 11 teatro è di per sé rituale in tutte le sue forme, happening compre!'IO, perché si basa sul consenso di un gruppo di persone che accettano un ruolo preciso ( attore, spettatore, spettatore • attore etc.) - nnche il rifiuto del ruolo non rompe il rito -- Anche le forme piU audaci di provocazione e i tentativi di rol• tura del consenso risulteranno rituali perché la ritualità potrà cadere solo se si veriricheranno episodi estranei alla volontà di tutti i singoli partecipanti. Esempio: crollo del teatro durante la rappresentazione. Concepire dunque il teatro di protesta come rottura del rito sarà dunque impossibile e le dichiara~ioni di principio che potranno

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