sie nel (( JJortare nel cuore della ch•ihà borghese e piccolo horghcse ( europea e occidentale) una civiltà umann seh•aggia ». E" chiaro. si può sempre servire: prima perché si « portavano » solo capitali, adesso perché a-"ieme ai capitali si portano le « forze sch·agge » per rinvigorire !"uomo europeo accasciato sotto il peso della sua aliena• zio ne. Ma in quale modo? Queste « forze barbariche e irrazionali » possono ( Hcrbert Marcusc insegna) arginare 11 la progressiva razionalizzazione tecnologica del neo-capitalismo »1 • E questo è un lato della medaglia. l\fa in Europa c'è anche l'allro. C'è chi si rifiuta di strumentalizzare il Terzo Mondo. Allora con suHicienza europeistica se ne sminuisce il ruolo: « nelle lotte attuali dei Paesi sottos,•iluppati - si dice - non riconosciamo altro che il nO$lro pa,Hoto (di europei)"''· E cosi nel bene e nel male l'Europa rimane sempre al u centro ~ del mondo ( delle 'idee'). Sarebbe erroneo credere che l'ideologia europea sul Terzo Mondo sia tutla qui; ma questa è una verità: la piii comune. Del resto negli ultimi tempi abbiamo visto come essa si sia intrecciala con le note posizioni ri/ormi- $lC e social-democraticlie («evoluzioniste II circa lo stato borghese e « interclassiste II circa le classi), le ((uali manipolano deformano e adattano alle loro «politiche» locali ( inglesi, francesi, italiani ecc.) le realtà politiche e culturali del mondo sottosviluppato, ma soprattutto, e con particolare cura, del mondo sottosviluppato •in rivoluzione·. Faccio due esempi. E li (accio assieme - senza separarli - ; esattamente all'opposto di quello che (anno nelle loro dichiarazioni politiche i rappresentanti di una certa « sinistra » europea. Mi riforisco alla rivoluzione vietnamita e alla posizione politica sostenuta (anche con la morie fisica) del comandante Guevara. Come per quella « sinistra • europea « creare due ... tre ... molti Vietnam • i- una parola d'ordine avventuriera o semplicemente romantica, o piti sottilmente, « ambigua », cosi, nello stesso modo da mesi i suoi rappresentanti vanno predicando che nel Vietnam ,ion è in gioco il diritto dei popoli a fare la riro/u:ionc (armata) eonquislando il potere polilieo, ma, eernpliecmentc. la 1x1ce mondiale. E allora si angosciano iu un orrore indifferenziato per la Violenza che regna ucllc lcrrc ,•ictnamitc. scordar1tlo che non si possono mai paragonare le armi dell'imperialismo con (111elledella Hi- ,•oluzione, ma eoprallullo scordando di dire alle ma""c europee che nel Vietnam è in gioco anche la « possibilità II di prospettare la oc loro,, ri,•oluzione. Non si riesce n ,•edere che !"esercizio della ,•iolcm:a « dirella )I nel Vietnam ( da parie (lcll"imperialismo). fa apparire corne « nor• malità ». come « non-violcn1,a » la \"iolenza 1( indirelta li e « pacificala • ( Fanon). clic il capitale eserci1a nelle fabbriche europee; ma d"ahra parte, non si denuncia il fotto che J"i111picgosistematico e a lutti i livelli di que~ln 11 \'iolenza paciricata » contro la clas~e operaia europea ha fini• 10 oi;gettii:amente per garantire l'esercizio indis.t11rba10delIn ,·iolcn1,a « dirella >1 nel Viclnam. Jn quc.:,IO ruodo si flCirrdorro le coscienze e si dfridu110 le rispo111e J}Olitiehc nll"impcrialismo. In (lucsto modo si deforma sia la realtà del sottos,•iluppo. sia la realta europea io un'unica generale mistificazione ideologica. Cosi il « pacifismo ». il generico « solidarismo n. le varie tesi u umanistiche » sulla non-violenzn, l'accctta1.ione supina del ricalto della guerra toude. mantengono e pcrmcttor.1O la pralica della guerra par:.iàle dcll'antì-urnane• simo. Nella coscicnz.11tormentata dei nostri uomini politici si nasconde il timore sinistro del fatto che la « ,•iolcnza • rivoluzionaria e la violenza imperialista possano somigliarsi: non si può negare la seconda senza porre in dubbio - per una questione di logica morale - anche !"esercizio della prima. Incapaci cosi di negare la violenza che rifiutiamo nel.l'imperialismo e di aHermarc la « contro-violenza » come strumento della rivoluzione. nel frattempo, in Europa curiamo le pratiche dell"umancsimo borghese: ci perpetuiamo come « umani1a in geoernle », c. focendolo, ci neghiamo come « rl\•oluzione », come « classe ». E allora di qunle responsabilità dobbiamo parlare? Dobbiamo « riveri{icare • la coscienza di cJasse e sapere - 13
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