giovane critica - n. 18 - inverno/primavera 1968

GIOVANE CRITICA 18 inverno; primavera 1968 Yo /es con/ieso que nunca me senti extranjero, ,li en Cuba ni en cuafquiera dc todos los palses quc hc recorrido, hc tenido mia vida un Poco auenturcra. Linee di storia del Partito Comunista Cinese A1 erù/ione e Rivoluzione Un maggio parig_ino Una discussione tra Ernst Bloc/1 e Rudi Dutscl,ke Ernst Hlocl1 Rudi Dutschkc Ecloarda ì\lasi Stefano J\lc..Ji Giovauni 1\lottura Roberto Rove1-si Federico Stame Kronstadt 1921

« Gio\'ane Critica,. è in vendita nelle seguenti librerie: Bari Libreria Cravcro Libreria Latcrza Bergamo Libreria La Bancarella Bologna Libreria Fcltrinelli Libreria Palmaverde Libreria Zanichelli Cagliari Libreria Murru Catania Libreria La Cultura Cecina Libreria Lucarelli Como Edicola Pipitone Firenze Libreria Feltrinclli Libreria Marzocco Genova Libreria Fcltrinelli Libreria Di Stefano Manto\ 1a Libreria Greco Libreria Pellegrini Messina Libreria dcll'O.S.P.E. Milano Libreria Algani Libreria Casiroli Librc1·ia di Brera Libreria Einaudi Libreria Feltrinelli Libreria S. Babila Modena Libreria Rinascita Modica Libreria Bongiovanni Napoli Libreria Colonnese Libreria Guida Libreria Minerva Palermo Libreria Flaccovio Casa del Giornale Parma Libreria Belledi Perugia Libreria Le Muse Pescia Libreria Franchini Pisa Libreria Fcltrinelli Libreria F. Fanon Ravenna Libreria L'wagna Roma Libreria Al Ferro di Cavallo Libreria dell'Oca Libreria Fcltrinelli Libreria Godei Libreria Quattro Fontane Libreria Rinascita Libreria Tombolini Reggio Calabria Libreria Labate Reggio Emilia Libreria Moderna Savona Libreria dello Studente Siena Libreria Bassi Torino Libreria Hcllas Libreria Petrini Libreria Stampatori Treviso Agenzia Einaudi Trieste Libreria Feltrinclli Libreria Peterlin Libreria Svevo Urbino Libreria La Goliardica Venezia Libreria Il Fontego Ve.-ona Libreria Bcrtani Libreria Maffei Viareggio Galleria del libro

zibaldone Pagamento in contanti D e~idcro premettere a ,1uesto mnnipolctto di note .!ollinostri fatti (note in verità quasi prh•a1e) una citazione, abbaslanza lunga ma perlinentc, da Huberman e Sweczy (Cuba, anatomia di una rivoluzione), che ho sempre ricordata: « L'esperienza di go,•erno in Cuba è staia tradizionalmente esperienza di malgoverno, -,fruttamcnto, ruberia. Lungi dal risolvere i problemi del paese, il governo stesso è stato uno dei peggiori elementi di un sistema putrido. Fra i grandi vantaggi dei giovani uomini e donne che combatterono e vinsero la rivoluzione, c'era quello che essi non avevano invece ne.uuna c~perienza di governo, che essi dìspreuavano la classe irrimediabilmente corrotta che a,•eva avuto una tale c!lpc• rienza. ch'cssi erano infiammati da un'ambizione divo• rante di fare le semplici e ovvie cose che dovevano essere fotte per sollevare i loro concittadini dalla miseria in cui trascina,•ano le loro vite. Semplici cd ovvie cose, come ridurre i prezzi imposti dai pro(ittatori (ecc.]. Semplici cd ov,•ie cose? Si, mille volte si. on c"è bisogno di nessuna profonda raUinateua economica, di nessuna iniziazione nei segreti del governo o dell'amministrazione, per capire che cosa si debba fore. Quel clic occorre è una simpatia per gli esseri uma• ni, una passione per la giustizia, ed una visione non o{{u. scala dai feticci e dalle confusioni della ideologia borghese. Tali qualità avevano in piena misura i giovani uomini e donne che facevano la rivoluzione cubana•· Si ha co,,i una ulteriore ( e autorc,•olc) conferma, se mai occorrcs.sc, che nessuna esperienza è condizionante ai fini dell'esercizio del potere politico; che tutto si può improrvisare o. in ddinitiva, irwe,itare (proprio in op• posizione alla Suf!gestiva e capziosa tesi dei programmatori tecnologici); che la specificità che si 1raduce in spe• c·ialismo (lo specialismo 1l0li1ico in senso tradizionale o professionale) è sohanlo una definizione ed è una ricliiesla ricallatoria da parte dei detentori del potere per conscnarc il terreno sgombro e allonlanare gli a,·,·crsari - anche se o,1viamcnte un minimo di cautela è neccs• s.iria. un quantum d'attenzione - per non assegnare incarichi o impegni esclusi,•amente a dito. Es:.endo la buonomia ( <1uella particolare tolleranza, superficiale, con cui condiscono gli incontri o gli scontri in un primo momento; e che serve qualche ,·olta a !ali fon.e per opporsi e cooptare le pressioni dei gruppi esclusi dal potere. da ogni potere) una mislilicazione in nito che non si risolve in alcuna veriCica reale (se non nella malafede del prcopinante) mentre in effetti consente ai gruppi delle persone reali ( che sono queste e quelle) un privilegio gcncraJizz.ato e pressante ( nel senso di una l}revaricazione economica, ideologica, fisica addirittura). Se iei buono stt1 buono; altrimenti non è possibile, nella pacifica convivenza e connivenza del sistema che non vuole scosse (almeno, non vuole subirle), tollerare un tipo di pressione anomala che produce disarmonia, -1

nel rontc•to. r inlorbida le acque. Questo delle ac<1ue intorl,idaH' ;., un moti,o ridondante del potere (ripreso <.·(H1 una corona lii arµornrnlazioni anche rcccutcmcntc dai ,•ari mini ..t.ri polizie-chi); cd i: il richiamo, molto sollc• ticanl('. con cui .-,i tenta di ri;;,cgliare l'indifrercnza, il languore dei h"npcu•anli nei momcnli di marcita. Attentano alle i•liluzioni (dicono). cercano di ro,·csciare tali i,;tiluzioni (dicono): dunque teppisti, cioè personafl'.gi in• definiti o maldcfìniti, non collocabili o nrnlcollocabili, annrcoidi, •en1a una connotazione che li definisca nel panor:i.ma delle ,:i.rie forze conlrapposlc (che poi fini:i.cono per :i.rmoniz7:tr•i a , icenda). Scrhcmlo in altra -cdc che questa it:i.lia fa schifo ( cd è •tnlo dello. mc;:lio. che (C non ci può c:i..screalcun ~hrtto d"oro nella :,ocictà di merda »; Mauro Rostagno. Anatomici della rirolta) intendevo proprio indicare (sia pure dalla ~olita po..-:i:,ionemiserella e pro1cstataria) l'imJIO••ibilitit di reperire almeno una direzione organica, nel• rin-iemc della ,ìhrntione ufficiale. che potesse essere in condizione ( o fo••e essa ste ..s.a in condizione, in crualche modo) di i nlendcrc le nuol'e « necessità » ( e non solo flllC•te) che •i C•primc,•ano dal basso. Pre..-:<.ioniautcnti. d1e. t-pintc non :,oltanlo e,'ersivc, il fastidio dell'apatia ( come condizione socinle), un rabbioso anomalo e tuttaYia "lru~E::rntc bi;ogno cli int·entare (che è molto diverso cd è •oprattutlo molto pili nuovo che cambiare). Un hcl saggio di Sin•erio Mora,·ia ( Lo cri$i della ,:e11era:ione <f1rtrian(I, in Riliista cli filosofia. dicem• lire "67) con-ente di verificare ancora una volta, atlra- ,cr(O la ricop.nizione documentaria ( e documentata) dei problemi e dei pcr<onaggi ( rile,·anti), come la vicenda di questo quindicennio .si sia svolta da noi in un am• bilo nncora subalterno ( mi riferisco al dibattito eultu• raie). con ricuperi rctrodalati fino alla noia e con aggiornamcnli con~umati con una fretta angosciosa; e ben piU limitato su quello delle personalità, dei personaggi, degli uomini clic dicono cose. Un libro come diario in publitico era cd è restato un unicum da noi; insieme alla altra opera dieci inverni, che resta esemplarmente, a mio 2giudizio, n indicare una « punla ,o generazionale di nlta tensione e i11,1uictudinc intellettuale. Ma entrambi i ,•olumi, di Vittorini e Fortini, cosi dcn:i.i e unilari in sC, npparÌ\•ano pili che promolori di novità ( di una qualche novità) come degli indici nega• tivi. sia pure stupendamente disposti, di una situazione; registravano delle co,,d,uioni, mngari parziali e non degli n,,,,ji ( « Quello che possiamo fare, che dobbiamo fare, (' cercare di essere inlcllcttualmenle onesti, vale a dire. prendere sul scrio gli uomini e le idee e non criticarli $e non implicitamente o C$plicitamente criticando noi $le$- $i; e nou credere che le ,1crità dei maestri proteggano i nostri errori»; Fortini). Esprime,·ano dei giudizi (del• tngli) convalidali. meglio: contrassegnati da una « graffiante,, rassegnazione alla diHicoltà di progredire, pur c<1:primendo e cercando questa volontà ( « li passato J>O· 1e,•a essere slato un errore, il ruturo era molto remo• lo li; idem). DiHicoltà per andare oltre, per riuscire a vedere oltre In siepe. Nel senso che, mentre si andava c'-aurendo nei singoli e nei gruppi tale spinta re$i$ten- :ialc (si può dire lo spirito del quarantacinque? o, come scrivc,,a Fortini, le ill,uioni del primo dopoguerra? « Di. rndate le illusioni del primo dopoguerra, aver noi dato ormai quanto era possibile»), si compiva il progressivo scadimento di quella tattica dell'ideologia ( o ideologia tattica) che presiedc,,a, ambiguamente, alla praxis del par• lito; e a questa regressione assistevano, senza intervenire con « cauzioni :11 ideologiche o verifiche tempestive, tutti ( tranne i pochi casi dichiarati) i personaggi della cui• tura gaucl1isante, che già si disponevano a consumare la prima delle proprie terribili ( e periodiche) crisi; or• mai disposti a ripetere, con Sartre, « noi non abbiamo più nulla da dire ai giovani •; e semmai accentuandola, arfrcttandonc il processo di sclerotizzazione, con aggiunta di pcrplessi1à ( per lo più d'ordine privato) e con paure, con il cavillo erudito o una rassegnazione che stabiliz. ~uva tutto il discorso culturale su un terreno in cui si compiva, si stava compiendo, l'agonia della sinistra ( « gloriosa, placata, la sinistra era appena entrata in quello stato d'inesorabile agonia che doveva portarla alla tomba tre-

dici anni piU tardi al suono delle fanfare militari e noi, pauvres cons, le tro,•a,•amo un buon aspetto. Dei soldati e dei politici venuti dall'Inghilterra e dall'Algeria schiacciavano sollo i nostri occhi la Resistenza, sottilizzavano sulla Rivolu:aione e noi scrh•evamo nei giornali, nei nostri libri che tutto andava alla perfezione •; Sartre). Consegui in un secondo tempo, a distrarre da tale situazione esemplificata ( tipica di un'impasse) l'apparente euforia, molto simile a un rilancio psicologico, che presiedette ( in vasti settori) alla inslaurazionc dei nuovi, o appena diversi, moduli, con cui il sistema corre-5!1C se stesso, aggiustò il proprio tiro; cioè, sia pure io situazioni diverse, al gollismo Crancese e, (accodo riferimento alla situazione italiana, alta preparazione poi all'avviamento del centrosinistra, dapprima contr8!1tato da fon.e antagoniste d'ogni genere, nell'ambiente uUiciale e infine accompagnato da alcune suggestioni aperte alla speranza - occorre pur dirJo, per intendere. ( « Vi sono, naturalmente, molti che pur riconoscendo i pericolosi limiti a cui è giunto il mondo capitalistico, credono che sia possibile aggiuslare e riformare il sistema in modo da adeguarlo agli intereS!li reali della socie1à »; Sweezy, Il pre.sente come .storia.) Ma era abbastan:ta facile prevedere, anche in contrasto con 1'opinione di amici seri che lo ritenevano possibile, che questa operazione, il cui primo quinquennio u: operativo » si conclude adesso sotto i nostri occhi, a nulla sarebbe servita se non a esautorare definitivamente il socialismo in quanto tale, inglobandolo in un 'operazione di potere suballerno, i cui vantaggi primari sarebbero andati a ehi questa operazione aveva programmata ( con una sealtreu.a pari aUa chiarezz.a con cui ei intendevano e proponevano i risultati). Assumendo in ruolo subalterno i socialisti, questi programmatori politici si disponevano a perdere, anche con un piacere subdolo ( o pTOprio come una neces.11itàdell'operazione) le frange moralistico-teleologiche - prestigiose ma inefficaci, secondo una Wagoosi interna - surrogando questa defezione con appoggi e voti di generica e nuova provenienza. D'altra parte era evidente (e necetNrio) che avendo estromesso queste minoranze, intendessero anche liquidarle, rendendole inefficaci in ogni senso. Questa pare debba essere la pri,ua fase ( non una fase conclusiva) di un'operazione pili scaltra e a meno breve scadenza, di cui si stanno già delineando i contorni. Compiuto l'omicidio-suicidio politico del socialismo, il cui cada,•ere imbalsamato è in bella mostra nel mausoleo delle glorie patrie ( che si apre negli annivcrsnri per inumidire il ciglio dei \'Clerani e per rallegrare la baldanza relorica degli oratori professionali), è da aspettarsi l'aHiO di una analoga operazione di assunzione-esautorazione nei riguardi del partito operaio; operazione tattico-poli1ica che sarà compiuta ovviamente con tulla l'accortezza necessaria e con teatrale ipocrisia; con la coscienza della difficoltà e complessità dell'operazione; ma intanto contrahl,andando come al solito il proposito sotto l'ombrello del diniego, di una ripulsa risentita, dc1la negazione pubblica di ogni possibilità di collusione e con l'esibizione dei contrasti. E1 o,•vio. Ma il circolo di un 'operazione ventennale, che ha già Callo del governo d'italia un regime d'i1alia, non si può concludere sen:ta che ques1a e3trema operazione sia tentata ( magari, secondo le loro speranze, con• elusa) predisponendo le cose (le opere e i giorni) a una integrazione di polere che distragga, col gusto del privilegio, le tentazioni eversi,•e - che tuttavia si vanno già sfocando. Per disporsi, almeno in un atteggiamento interlocutorio, a una simile prova, si è compiuta a sinislra la stessa operazione (gretta, politicamente) di espunzione e distacco delle frange pili resistenti al riformismo e al tatticismo paragovernativo ( che la linea amendoliana ha reso ufficiali). Non è una indicazione parziale. Le regioni ( una soluzione utilitaristica di sottogoverno e di potere, senza alcuna efficacia ai fini specifici) saranno, e dovranno essere, il banco di prova per la realizzazione di questo progetto a cui dobbiamo prepararci - e contro il quale è urgente impegnarsi (ino in fondo. Se basta sperare un decennio da trascorrere nell'apatia ( che è mort'" apparente), in cui guardare crescere i figli e imbiancare i boschi, questo è il dettato per la pace del nostro -3

i'tWrt', :Ol' ei di•p(uiinmo .ld nitro. ill\eec. e ,,o,;linmo .'lhro: -e no11 ha•la il -olo ~11-10 della , itn perché que• -t,1 \ ila po"a continuare ( prrcht; , o~linmo che conti• nui): allora ì_, nrcc•-nrio riflcttrre a11cntnmcntc ?>li ((UCSI0 c in ◄ iu.ilrlH' modo .t[!irc perch1; il mah111110non -..i compia t' tulli i -almi non fini ..('nno in glorio. IYnltrn vartc qu<'•ln c-igcnm 11011 è ~olo 1111 propo• -ilo rulturalc o -cntimcntalc dn hattcre t:ulla caria o da dihallt>rt' a parol<' ('011 , oci ri•t~ntilc. Chi111u111c,in quc ..ta -ituaJ"ion(' (' in ,iuc-ta ('ondizionc. foticn la ,·ila a,cndo pnchc ra!!Ìoni per intC'nderc quc~tn , itn come g:audio~n t· prr !!oder-cla in i111alehc modo ( ((U<'sla , ila): chiun- '1"<' •Ì •rotta c -i ..eontra con l'impegno op1>rimente e <"ifrato di otrni l?Ìorno cd è dunque fuori dalla lielC7.za, -(Ilo apparcn1r. di ,111r•lo n1wigar pittorc'-CO che alliela lt• -ta!!ioni dei bcnpc1H111ti: -ente sopra di ~é. e intorno, ('omr un dato n--ilklnte che l'ng~rc~'-h·iti, fredda del si- •h'ma -i fo pili tr-n, incal,ante: che si stringono invisihili ra1cn(" - oltre a quelle che addiriltura si ,•edono intorno ni poJ .. j di amici; insomma sente che è sempre piU difficile , i,erc. re-i•lcrc per sé, sopra,•,•i,•crc, proprio in ordine ai problemi e alle necc-~ità pratiche, primarie; (" ch(" il rl"l?II0 di bcn~odi è fo~ullo e tocca semmai ahre ,ponde. Ci -arà magari clii potrà trarre ( e trarrà) dcdu1io11i di\Cr•c dallo ~lato de' fotti, non soltanto italiani ( • di fronte- alle -eduzioni del caviralismc d'orsanisation f1a11rc-c. anche a co,10 di do,·crc accettare gli anacroni- ,tici paluda meni i del re;ime gollista, tanta cultura engagéc, hu111nni..l('. rai-onnable abbandonerà senza apparenti rimpianti In ..comoda , ita dc11"3nliconformismo reale"; S. \lorrnia. cit.). \ noi ba-la ,•erificarc i li,·idi e le piccole ferite, -ulla p<'lle. che ddini ..cono, patendola, una situazione. Ci- anche ehi muore. in ~iHauo modo. Tutto è oro. Dunque. a que•to 1>11111f0i.ni-cono per non c..ervire piU neancl1(• i ,li•cor-i •o(i-tieati (fra la VirtU. e il IJ'Thisky) dei nco-ale--andrini che di•qui-i ..cono sui ralinscsti marxiani <' l<'f>fiuano l'ideologia della foresla ( t( ciò che fin da prinripio di-tin~ue il peggiore architello dall'ape migliore 4è il follo che egli ha costruito la eellella nella sua testa prima di CO•lruirla in cera ,. ; Marx) . La 1111ale idcoloi;ia ~i pone come una divcr~ione e non come 1111'altcrna1iva (!"azione nella situazione attuale; cd è una diH~r--io11c abnorme. Cito ancora da Sweczy: .. Dodici uomìni. cin-cuuo con un fucile e dieci cartucce, na•co~1i -.ulla cima di una montagna. Un esercito, una flolla. ed una :n iazionc forti di 30.000 uomini, equipag- ~iati con le armi pili moderne r..]. con milioni di dollari di--1)011iliili per far affluire inin1erro11amen1e rifornimenti di , i,cri e di muniJ"ioni. Tale apparh·n lo schieramento delle due 1>arti che ,.j accingeqrno allo scontro (innle. Se il t1uadro fo!---,e~lato lutto ((lii, sarebbe ~lato impos- -..ibilc che i dodici uomini sulla montagna vincc~cro [ ... ] In rcahit non erano aHatto solo dodici uomini; avevano alleati dappertutto n Cuba, nelle montagne e nelle ,•aliate, nei campi, nei villaggi e nelle città [ ... ]. Gli studenti ehe erano politicamente impegnati e desideravano una ri,oluzione furono fin dall'iniiio dalla loro parie. A mano a mano che il 1cmpo 1n1ssn,•a e la lotta si inaspri,•a, sempre pili numerosi gruppi pa~sa,•ano al loro fianco ». Da cui si deduce una situazione « realisticamente» ri,·oluzionaria, una obic11iva condizione di fatto. T3le fu a Cuba, nella com·ergenza che de,•e subito compiersi fra uomini armati e popolazione che allende; tale è in , ictnam. perché c~scndo già in atto, è stata alimentala dall"appog:gio largito da due grandi potenze; sen• za le quali l"eroismo che è leggenda di quel popolo 11011 a, rcbhc che potuto alzare un monumento a se stes- '-O. \la Fidel non può soccorrere il Che nell'epinicio in Boli,•ia; Fidcl può solo esaltarne la morte; il dissenso fra i due vecchi com1>agni è sul modo della 11 nuova,. lolla (sul modo. sui mezzi ecc. per continuarla): è un salto, cioè è unn scelta fra Ja po1ilica e non una di,•cr~a politica ( cioè l'invenzione d"altra politica) ma la continuazione di un'operazione che s'era già con• elu~a ( in tnl modo). E che richiede\'a nuovi strumenti. O-altra parte, sappiamo, la leggenda non è storia. Anche se l'immaginazione $lorica pcrmelle di supe-

rare gli scogli delle abitudini e dei sorismi delle nostre idee cd esemplificazioni parziali. La nostra storia potrà apparire negli anni n \'Cnirc come una serie abhastnnza lunga di occasioni perdute, di cootrasti e di faticose progressioni cntrO cui (o intorno ai quali) ruorno di ((UCSIO secolo ha s,·cnalo per buona parie se stesso; ma non potd1 11011 considerare • nuO\'a » ( nel senso di una utilità rapidamente maturata, e dirompente nei riguardi dei ,cechi schemi) la ,•iolenza della « rivoha » studentesca - un fallo non soltanto italiano; o, per prcci~are, un follo che è diventato anche italiano, eonnotandosi specificatamente. Avendo gilt ac<1uisito alcuni clementi generalizzati a cui potere accostare lo s,•olgcrsi della situazione in Italia, non tanto lo spettatore (ltmnto i &Ìmpati::.::.anti hanno da- \'anti alcuni dati non per giudicare la situazione in generale ( che non può essere ancora giudicala né tantomcno valutata) ma per cercare di cominciare a intenderla; intenderla nelle sue componenti di s,•olgimento. Al di fuori degli entusiasmi di indh•idui senescenti ( che aspettano da altri una seconda gio"inezza) o dei soloni che si bul· lano su ogni a\'vcntura per una sorta di erotismo culturale; se cerchiamo di considerare la situazione con l'attenzione e la serietà necessarie. pare che si comincino a delineare, insieme a questa • violenza » positi\'a ( ma che non può continuare a restare soltanto violenta) i primi tentativi di discorsi sistematici, elaboranti un insieme di dati che possano permeltere alla base studentesca di trasformar!!i in uno forza non ricattatoria né e\'Crsiva ( intendo sul piano dcffutile immediato, corporoti\'o) ma contraddicente ( globalmente) e rivoluzionaria nel senso del rifiuto, mo• tivato, di ogni concessione riformista; e soprattutto coagulante entro sé ( per quanti sono dentro) o intorno a sé quelle frange politiche espunte o comunque allontanate dal giuoco dei porliti. Oppure, anche pili rcalistjcamente, convergente nel. lo direzione di quelle. Ci aspeuiamo comunque, come un compito già annunciato, l'allargamento della base studentesca all'elaborazione e alla realizzazione del dibattito generale ( come è stato detto: una politicizzazione tonririua). che è rimpcgno 11rimario, diHicolto.:o a compicr-,i per l"irrc,p,ietczza idcoloµ:ica e la 1Homi-.cuità clic tle\C e,--.-.ccrompo ..t.a. ; In ricerca di una uui1ì1 o -.olidaritì1 opcrali\a a tutti i liH·lli (' nQu .-.oltanM nelle occa.:ioni ufficiali; e infine, dopo l"in.-.laurazionc di una inevitahilc dieta lcrminoloµ:ica ( ..c.coudo la fulmi11au1e propo-.1a forliniana di 1111 h.·1111,0p)er una 1,i1ic.:ntta cnmprcn.:ionc dei termini e delle pro1>0-.1c.la ricerca <li una metodologia poli1ica per il ~11pcramc1110delle Frontiere di cauto .:o.:pcllo, o di autcnlico frainlcndimcnto. nei riguardi del movimento operaio ( e \ icc,·cr~a). Progetti. propo~1c. prop-ammi ~iii cnuncin1i nelle :.cdi do, 1ulc e clic qui .!'i ricpìlogano. trn,,ccg:licndo. per un sommario contributo alla cl1iarezza. E infoltì: M Le nuove metodologie politiche clic lotte -.1uclentcs:chee lolle opcrnic cli reparto. sul terreno europeo. hanno sviluppato nell'anno :.corso e vanno altualmentc .~\ 1il11p1>ando. .!-0110 il terreno 1>oli1ico di confronto cui - praticamenlc - dobhiamo riuscire a ~ollccitarci. lra:.cinandoci dietro le organizzazioni storiche tradizionnli. confrontandole con es-.e, ,•crificandone l'cUieacin gcncralizzati,·a. la capacità di farle convergere in una ipotesi strategie.i di ro"csciamento dello stato» ( Rostagno). È possibile. ed è augurnbilc, che nel corso dei prossimi anni ( la prossima legislatura), entro cui è certo che continueremo a sprofondare nel migliore dei casi in 11n·a1mosfera di conformismo apalieo (e di pericolose suggestioni del potere ci"ilc): è possibile, dicevo, che mentre il sistema, presumendo di poterlo fare, accentuerà la carica aggressh•a e repressiva mistificandola sotto una girandola di sorrisisospiri tcle,·isi,·i; è possibile che si riescano a porre ( e proporre) le premesse per <1uesta riunìonc ( traducibile politicamente) di nuo,·e e« vecchie » forze, realisticamente impegnate nella politica, cioè nella lotta politica, che riescano a inserirsi e a coprire il vuoto che tutti sentiamo alle spalle. Compiute le elezioni nel modo ovvio che pre,•ediamo, dopo l'offerta paternalistico-riformista che già il movimenlo, fallo esperto, è deciso giustamente a rifiutare, si apriranno conflitti di fori.a in cui si ,·aiuterà praticamente la propria « tenuta .., e il quantum di durezzn e di aggres- -5

.-,.ii,là ( aggrc-~ionc) dclra\'\'crsnrio; e della sua oli muta (nono•lnnlc tulle le pro,e contrarie) che può essere tragica e che non è, ad ogni modo. soltanto tlpporcnte. Si darà un pro,rrc ..~o per cia-cuno di noi ( anche per ciascuno di noi) i,(' il mo, imenio ..,.ruggendo ( come sfogge) a una divisione o -.uddi, isionc troppo settoriale della lotta, troverà il mo• do di mostrare che 1e vicende recenti si intendono cata• loga1c e a,, iatc per lulli e non per una esigenza, come dicmo. corporati,a che si tro,•a realizzata o focalizzota (e potrit magari c~cre conlrattata) dentro i muri sacri a mi• 11cna dcll'Uni\CrSilà statale. (Ma è già stato precisato: ti: La Iottn contro la c;cuola. a questo livello, è già lotta contro tutto il c;i~tcmn ».) Entro i quali muri si sono consumati come sappiamo delitti ,crgognosi. Ma poiché lo stesso accadeva nelle fobhriche. adc••O i due muri si toccano; e ;:inieinano due luoghi di sopraHazione. Come è già staio correttamente ribadito nei dibattiti resi pubblici, c'è il modo non solo di lro,•are un aggancio ( necessario) ma addirittura di io, :!!taurarc un rapporlo K politico ,. fra questi due poli, che semhrarnno fino a ieri non solo indipendenti, ma sospet• to<1amenle lonlaui. anlagonisti. ( « Oggi, tutto quello che si può fore è ricostruire un clima positivo di rapporti e di critiche tra le forze del mo,·imenlo studentesco e quelle del mo,•imento operaio. Raggiungere questo obiettivo significherebbe fondare nel modo giusto le possibilità di una succe..si,·a C\'Oluzione. politica e organinativa, dei legami fra questi due organismi, di,·ersamcnte qualificati e di, ,ersamcnle 11.ignificati,•inel quadro della lottn di classe in halia 11; A"or Rosa. Lotte studentescl1e e movimento ope• raio.) Il di<1eorso politico potrebbe farsi allora veramente e • irnpro,•, i'-<unente » lcmpcsloso, come sta accadendo in quea:ti giorni in Francia ad esempio. Sarà comunque un la, oro da seguire con tutla la partecipazione e a cui collaborare nella misura irr cui la collaborazione è necessaria e richiesta. Essendo anche questo un momento di lotta, o della lotta; e proponendo, come accadeva da tempo, uua domanda collettiva. « Il pa.ssaggio che stiamo altra. versando è pericoloso e diUicile, il peggio può ancora 6H"llire. Ma non vi è scampo per i delusi, i timidi, gli stanchi. Quelli che hanno compreso il messaggio del Ma• 11ifes10 e colto lo spirito dei suoi autori, capiranno che l'orologio non può essere spostato indietro, che il capi• talismo è eondannoto e che l'unica speranza dell'umanità sto nel completare il viaggio ,•erso il socialismo col ma,. simo di rapidità e il minimo di ,•iolenza •· Rober1e, Hoven,i Alla fi&lia lliMa. • Ti ,c,ic:o o&fi, per quan10 lo lellera li arri1.•ercì in ritardo: ma vo&lio tu ,appia che pen,o a 1e e d,e spero lu passi un felice comp/11.anno. Sei 3icì uno donna quo,i, e 11011. ti si pr,i., scrivere come ai bambini raccontando uio«he,i. :uole e 110,ielle. E' necessario lu ,appio che 10110lontano e che rtsll'.rò o lun30 separalo do 1e, facendo ciò che polrÒ per lottare contro i nostri nemici. Non si trol/a mica dì uno /acundo di iran co11.10, ma qualcosa lo faccio, e credo 1u po1t11i esu,e fiera di tuo podre, come io sono fiero di le. Ricordali che restano oncon, molli anni di lolla, e che anche quando ,orai uno donna dovrai 3,iocarvi il 1110 rnolo. Attendendo, b~ogna 01&ueri11i, euere moho rivolu:ionari, ciò che 1i3ni/ica alla tua elò ,rudiare molto, il pili possibile. ed essere sempre pronta o difendere le tiuste ('auu,, Inoltre, obbeclire a tua madre e non crec/erti adulto an1i1empo. CiO verrcì. Dei:i lollore per euere tra i mi1liori o scuoio. Mi3liore in 01ni senso, soi 3iò ciO che intendo: ,tudio e ottitu• dine rivolu:iona,ia, altrimenti detto: buono condotta, omore per lo ,wolu:ione, comerolism.o. lo non ero cosi allo tua erò. ma ,i trat. lava di un'altra socie1ò, in cui l'uomo era nemico dell'11omo. 03p lr, hai la fortuna di vfrere in un'altra epOC4 e bi,03114 esserne de3ni. Non dimenlico,e di /are un giro per lo ca.so allo scopo di 1orve1liore 3/i altri marmocchi raccoma11dondo loro di lavorare bene e di /ore ·i bravi. Soprallutta Aleidito che li a.u:olla perché ,e, la ,arella mat1iore. Ebbene, piccino mio, ti au3ura ancora una volta un assai felice compleanno, Abbraccio la mammo e Cina e obbili un bacio irouo 3roJJO e /orte /orte, che valso per tullo il lempa in cui nan ci vfflremo, dal tuo papiJ • (lettera del •Che•• presumibilmente dell'auobre "65, ca11.tenulo 11el ZO volume delle Oeuv,c, ré.-olulionnairet, rttienlemenre edito do Ma.spero).

Appena saputa la morte del Che, i1 noslro primo pensiero fu: doveva morire proprio adesso che era dh1cntato piU indispcnsahile che mai? Non vi era alcun aiuto e alcuna liberazione? Era un uomo malato, soUriva di asma e di reumatismo. Non lo si sarebbe potuto portare al sicuro? Non c'era in nessuna parte un posto per lui in cui egli avrebbe potuto Ia,·orare quale cervello organi~ zatore, guida deUa Rivoluzione? Si pone la domanda: Si i.· sacrificato? Ha scelto la sorte di un martire? Noi non abbiamo bisogno di santi. Noi ri(iutiamo la venerazione mistica che circonda di un'aureola la morte espiatoria. Noi rifiutiamo l'immagine di Cristo, la deposizione dalla Croce, l'attesa deUa resurrezione. Ciò che rimane è la morte del Che, il tradimento, l'imbostata, un cadavere lacerato. Siamo complici di questa morte? Siamo noi i tra• di tori? Oppure eravamo solo prigionieri della nostra vita di tutti i giorni, indiHercnti, fiduciosi e noncuranti di quella lontana Rivoluzione? Abbiamo evitato di prendere posizione? E perché l'abbiamo e\•itato? Forse perché il campo sul quale egli combatleva si trovava cosi lontano? Se è cosi, allora abbiamo qualcosa da imparare dalla sua morte, Egli, che era piU indispensabile di qualsiasi altro, ci mostra ciò che lui riteneva come l'unica cosa giusta. Lo dimostrò col proprio corpo: Se non lo fate voi, allora lo laccio io. Egli non aveva una grande opinione della propria indispensabilità. Un minatore boliviano che si univa alla guerriglia non gli era meno importante. Ha mostrato: l'unica cosa giusta è prendere un fucile e combattere. Dopo la sua morte pouiamo girare la domanda come Che Guevara! vogliamo, la risposta rimane ed è molto semplice. E' una risposta che .:accenna alla nostra sconfitta ed alla nostra viltà. Lo sappiamo, si è S\•iluppala una grande dispula sulla questione del come deve essere condotta la battaglia rivoluzionaria in America Latina. Lo sappiamo, li i comitati centrali di molti partiti comunisti sono contro la guerra per bande. Essi sono dell'opinione che il tempo non sia ancora maturo. Favoriscono una tattica prudente. diplomatica; calcolano la possibilità di poli1ici1.zare dalle città. nttra,•erso paziente lavoro, la popolazione delle campagne. Si abbandonano ad una illusione: l'illusione della coesistenza pacifica. Come St' fos,e possibile coesistere con uno sfruttatore armato sino ai denti. Che Guc,•ara e con lui i guerriglieri dell'America La1ina ritengono l'azione diretta e immediata come l'unica via possibile. Essi sanno che niente altro che la bat111gliaarmata inchioda il loro nemico. Solo la violenza rivoluzionaria può aiutare. E sanno che è necessario ser• virsene anche se essa procura sconfitte e perdite pesanti. Ne sono consapevoli: ogni allimo di lrcgua. che viene concesso al nemico, lo fo pii, forte. Sanno anche: se essi stessi vengono debellali altri li seguiranno e por• teranno avanti la battaglia. Per questa ragione ciò non è eroismo; per loro è una cruda realtà, il pane giornaliero degli aUamati. I capi di partito possono progettare ciò che vogliono; nelle montagne si radunano sempre piU guerriglieri per continuare la Rivoluzione neUa Rivoluzione. La cosiddetta lingua deUa ragione non ha alcun potere 11uqueste azioni. Esi!te una sola po!!ibilità: combattere invece di morire di fame, invece di vivere come uno schiavo. -7

Cuha. \"il'I \a 111. Corl'a dl'l "\'ord: a tre pac-i ,otto- -\ ihq111ati ì.· riu-(·ito di co-truire ciò che a quel Nemico l· pili 1)dio-o: un:l ."ocieti'I Socioli,ia. ;\ quel Nemico -p<'ll•I p<'r lo.t::iC'aintl'rna un ohhli,=o: Egli dc,c tli-..1rugµ., r<' lt• ha-i dì o:;:,,i Hi,o1117ionc. dc\(' climo,trarc che il 1 rnprio -i,lcma è il piti forte. dc,l' dimo,1r::irc che ha la pnlt'nta di nnnullarc 11ual-ia,i 1c111ati,o di Liberazione. \ qur-10 -<'\1POl'uni<'o mcuo è la i;uerra. \la anche ,(' :;:li riu-.ci••C di tra,formarc il \'iet Xam in t'cncH' (cd c::li do,rcbhc attribuire que•ta ,it1oria alla un-trn indnlcma. alla no•lra , ilti',. alla no,tra incapacità :id a.zirr). le ~uc-rrc di lihcrazione :rnchc co ..l. non (inirC'hhcro. Qunnd1, quel Xrmico parla di pace. allora in 11:i.uica-o ,i trattn di parole , uole. Noi lo enppiamo. ncs- •11na pace puù eliminare da f(Uc,to mondo le C<HbC J>Cr cui c;:li ai:::!!rcdi•<'Cd,CH' aggredire. \oi chc ci prendiamo l'oHio dirillo cli vi,•ere in 11110 dei lrc \fondi che noi cltiaminmo il Primo: che aCf.'('ltiamo che i no•tri politici. uomini di affari. ed i no•lri ,ociolof!i lroecino. altrettanto 0,1,•iamcntc, dei confini tra il no,tro e quel lontono po,·cro Terzo .\londo. noi •JH'rimcnlcrcmo che la guerra continuerà. Noi spcrimrnl('r('mo p:ucrrc picC'olc e for,c pi1i grandi. dapprima halla~lic i-olatc. nei boo:chi. nelle 1110111agnen, ella giunf!fo, ~cmpre di nuo,o ci acC'enncranno alras ..urdilà. alla 111utìlità mortale di ciò che fanno questi lontani gruppi ri, oho ..i: ,empre di nuo,·o leggeremo nei noslri giornali di di-pcrati atti di sabotaggio. di azioni tcrroristicl1e e a~~re- ..ioni in America Latina. Africa ed A<iia: e sempre di nuo,o ci diremo: - ciò non è per noi immediata• mente attuale - e ci ~entiremo sicuri nel nostro, in que•to primo dei mondi. E proprio in questo consiste il nostro tradimento. Finché non porremo fine a que~ta ipocrita divisione del mondo, finché tc'rrcmo fermo ciò che abbiamo, qua_.i -i intendes_.e da sé. e lo rifiutiamo a quelli là fuo11, lanto lempo saremo complici di ogni assassinio che ,errà eomme ..so nei confron1i di coloro i <1uali guidano, lonlano. la battaglia contro l'ingiustizia. 8Chiamiamo il mondo per il cui futuro Che Guevara i..· ('aduto. con il 0:110 giu,10 nome. chiamiamolo il Primo \1ondo. poich~ c, ..o è pi1i grande di ,,ual<tia,i nitro. O chiamiamolo .1\lomlo rì,oh11.ionario poiehé c..--o è. oµ:e;i. ,p1cllo che porla a,anti la Hholuzionc. Co~a ha invece il 110..1ro da offrire? Superiorità tecnica, potenza economica. u,a ....•m('din per la manipolazione. Il no-lro primo mondo è un mondo di prima cla~.;c, •· co--cie11ti della no ..tra c!a ..-e. come siamo, di~penQinrno eJ,--.mo,inc e le chiamiamo aiuti J}Cr lo s, iluppo. L'unica co•a l'hc po• ..n aiu1ar('. runien CO"'nche ha da offrire ,,era• mcnlc In no-Ira t·i, ihi1. il 1>e11,.ierodella LibcrtÌI. l'esportiamo mal,olenticri: eppure quc,to pèn,.icro si sviluppa polcntcmcnlc e , iolentcmcnte. nel mondo po,·ero. Pnc-i .:otto,, iluppa1i. cosi li chiamiamo. Quc'3IO è linl!uaé!gio da oppressori. Questi paesi sono pii.i svilupp.iti di noi. Saccl1cf!~Ìali dal colonialismo e dall'imperiali-1110. ,111c-1ipae-i hanno sviluppato un pensiero che la rnag~ior parie di noi non ha nemmeno il coraggio di prn•are si no in fondo: il Pensiero della Rivoluzione. (Juc,1i pac,i .!lono pi1i twanti di noi; poiché essi hanno d<·ci,o di ro,•c-.ciare il dominio di clas~e e di eliminare lo -.Crultamento degli uomini. Ilo "i~lo nel Viet Nam come i contadini, dopo un bombardamento aereo. ai;giustano dighe e str&de con pie• Ire e argilla. li ho l'i ..,i. fino alle ginocchia nella melma, in abili mclmo,i, con grandi pezzi di argilla in mano; e la domanda. chi sarcppc pili s,•il11ppato, pii.i superiore, que,ta domnnda era. per me, decisa: quello li sotto nel fango o quello li sopra nel suo milionario sistema di armi? A coloro i <1unli oggi portano a,•anti la batlaglin armala del Vict Nam in altri fronti, viene ripeluto, che essi sarchbero dei congiurati romantici; la loro insurrezione sarebbe estranea al mondo, mancherebbero le premesse obiet• tive per qualsiasi successo. Questa dilfamatione è vile e umilianlc per lo staio OJJCraio della Rivoluzione d'Ottobre. dal quale essa proviene. Nuova non è. Già nella melà degli anni ,1cn1i, l'lntcrnazionnle Comunista costrinse i rivoluzionari cinesi a buttare le armi davanti a Chiang

Kai-Shek. I rh·oluiionnri furono uccisi a migliaia. Chinng Kni-Shek di,•entò membro onornrio tlcl Komintcrn. An. che allora ~i disse che i tempi non ('rnno ancora maturi e nessuno ,ole,•a ered(',e olla tesi ehe la Hholuzione avrebbe do, utO essere portata dalle campagne nelle citlà. Proprio perché il Vict Nam combatte da solo; per• ché non è oiulato da alcun ,·olontario dei paesi socia• listi: perché i la,·oratori nei co~iddctti paesi sviluppati ..1anno a ,edere muli come ,•cngono ucci.,i gli opc-rai ed i conladini del Vict Nnm: perché ne;.òlun partito operaio del mondo occidentale li aiuta con l'arma piti forlc che ha. con lo sciopero generale, non per uhiruo J)Cr <1uesti motivi Che Cuenra andò in Bolivia e si uni ai gucrriFlieri. La ,un tesi. bi;iognerebbe c~are due tre molli Viet Nam. non fu l"idea di un romantico, ma il giudi1..io di un politico realista nelle necessità strategiche della battaglia contro l'im1)Crialiijmo statunitense. Nel momento in tui aiutò la Hivoluzione !olino-americana, espresse la ima .solidarietà con il Viel Nam. E se è vero che mori quale uomo deluso sotto i colpi di a.ssassini pagali, la sua delusione non riguarda, 1a In Hivolu:r.ione in America Latina che non dava certo per perduta; essa valeva piuttosto per un mondo indiHerente. La Ri,•oluzione è ahhandonala, e abbandonato è il Viet Nam. ,,a)e a dire da noi. Anche questo è un insegnamento della ima morie. Co'la pos11iamo fore? Le nostre azioni contro la guer• ra oHcnsh•a degli Usa nel Viet Nam. la nostra lolla contro Jli intenenti , iolenti degli U88 in America Latina e 0\'tlllque nel mondo. do,•e il capilali.smo sia. tunitense difende le proprie posizioni. hanno raggiunlo ormai i limiti della protesta pacifica. Questa prole!ltn è aumentata ma con esija lo s1erminio. Migliaia 1i 1ono mossi per le strade delle metropoli ed hanno notificato la loro condanna della barbarie. EMi non hanno fermato la barbarie. Dobbiamo servirci di altri mezzi. L'Oppo11i• zione Internazionale deve politicizzarsi. E' inutile condannare la guerra perché brucia e inlo.ssica esseri non colpe. voli; è inutile protestare cont.ro armi vietate dal diritlo internazionale; contro la tortura, contro la violazione di accordi internazionali. Sappiamo da tempo che l'intera ~11crra c-011tro il po1mlo , ictrrnmita C' -lata -,in dall'inizio 11111111ico dcli110 co111ro 1'11111n11itì1. Adc---o l"i111por1antc (' che qu<'-ta ~uerrn l' •111cllc future in i\rncrica 1..-itina in Afrira c nel , iC"ino orienlc ,iano da contra--c~nare 1,iti ,,~ci-nmente e da bollare per 1111ellfl che -onn: moderne ~u('rrt· di --aceh('s:~io e di eon1pti-ta eon i ,:_i,:_anle-chi mcui della tecnolo,:in. Co-.a po--iamo fore? Dohhinmo 1.ortar(.' d:illn no-tra parlC" coloro i i11uili ~ono imJJOrl:lnli in tulli i eonrlitti di cla,-c cioè gli operai. La j:"Uerra nel \'iet ~am. nel re--to tlclrAsia, ncll'1-\111crica Lti.tirrn e in Africa t· una guerra delle cla- .. i. E (;:i ~ucrra dt'i -"at.i contro ,rii nffo. mali. Oue,ta è la hallap:lia dc~li Armati sino ai denli con• 110 C"oloro le cui armi ~ono le nude mani. Prima della !-Un morte Che Cuernra di::~e: « Il ler• l'eno d1c hat,?ncrò col mio s:111guesarà runico pezzo di terra che mi a1,pnrlerrà ,._ Co~n ,•ole,•n dire eon questo? Fgli <ial)('''n: la terra non ti ap1>1u1iene piU <1uando muori. ~la sapeva anche: la lCrra non li appartiene se non poni a repcnta~lio la tua , ita. Il J)('ricolo nel ,1unlc si genò. il rischio che corse, nnche <1ucsti sono segni per lutti quelli che gli succcdernnno. Quale rischio corriamo noi'! Cosa può succederci ~ ci ririutiamo di a~oltare le ahtra:tioni, le fal<iità e le mcnzop:ne che i ma<i.s-rnedia della cla.s...ceal polere ,•ersano quotidianamente su di noi? Cosa rischiano giornalisti, scrillori, sindacalisti. impiegati che pretendono che venga detta la ,crità e ,e divul,ano la verità? Noi siamo ouimi!ti. Noi crediamo alla forza innata che rende c-apaci ~li uomini di roH--ciare i propri oppresi,ori. Il i,:iorno in <'UÌ ci !!arcmo 1uocuralc sulficienti co• uosccnze da capire che la ba11aglia interessa nnchc noi. che l':Sijanon ,•iene condoua solo in luoghi lontani ma a.ncl1e nella no:-.tra :!'OCitlit: il JiOrno in cui milioni di lavoratori la.sceranno le fabbriche e le oUicinc e p~len• dcrnnuo: Basta con il macello - questo giorno sarà l'inizio della fine, della fine dcll'im1>erialismo. 01 Kambut:h n. li, 1963. -9

La responsabilità dell'intellettuale europeo classe L / ideologia borghese, da quando si è aHcrmnla co• mc l"ori:uonte politico-culturale del mondo iroperiali.slico, ha sviluppalo e re.sa « universale J1 quella mistificazione dclln storia reale, che all'epoca di Mane scrnbra,·a ricluro:i alla sola Europa, e che faceva apparire la storia stecsa come la semplice « storia della accumulazione privata del capitale ». Cosi, nei giorni nostri, mcnlre, da un lato, l'imperialismo continua a « uni(j. care,. la storia attraverso i proce!.!!i di accumulazione monopolista, dall'altro. nei suoi risuhati ideologici, ha scisso la storia in due metà semplici ed elementari. Da un lato i luoghi do,•e si accumula il capitale, la storia rea/e, {le metropoli do,•e si trovano gli accumulatori prin1ti) e, dalraltro, i luoghi nei quali lo sfruttamento permette questa accumulnzionc, la storia apparente (le colonie e le neo-colonie). In questa maniera la conquista, la colonizzazione e la neo-colonizzazione del mondo contemporaneo ad opera del capitale ha prodotto contemporaneamente una ideologia « universale ,. dell'imperialismo, che ha mistificato completamente l'ordine reale delJo sviluppo storico. creando l'illusione ( il u feticismo ,. della merce a livello mondiale direbbe Marx!) appunto ideologica, vale a dire « borghese », secondo la quale il mondo sottmn•iluppato appare come un mondo « ederno • al mondo s,•iluppato dal capitale. IO - e la lotta di Una s1oria dunque spaccala a metà: da un lato la storia reale, dall'altro la storia apparente. Accade dunque, paradossalmenle, che lo stesso sviluppo del capitale che mantiene i popoli sottos,•iluppati rigidamente a,serviti come « realtà interne » dcll'accmnulazione capitalistica, ha « espulso • decine di popoli dalle loro orbite s10riche iniziali, relegandoli e respingendoli aldilà dei limiti della « s1oria » riconosciula come produttrice di "-civiltà it ( occidentale). La struttura del mondo sollosviluppalo appare cosi carnlterizzata dalla contraddilloria situazione di es.sere bivalente ed ambigua io rapporto al capihtle; per ur.1verso il soltosviluppo è un mondo interno al capitale, ma, per un altro ,•erso, la sua interiorità è caratterizzata da una struttura storica di e1puhione che lo relega fuori dalla storia s1essa che il capitale egemonizza con la sun praxis. Cerchiamo di cogliere il secondo aspetto. Ad una prima osseniazione si noia - come ailermava recentemente J. Berque - che negli ultimi cent'anni « Pimperialismo face,•a regnare sul pianeta un eontras10 d'un certo tipo; da un lato l'efficacia, dall'altro l'inerzia. Per un verso la storia calda, l'iniziativa sociale, lo sviluppo culturale e la elaborazione ideologica; dall'altro i risultati riflessi di questa ricerca che si espandevano e si di{fondevano sul resto del mondo. Questa cla,sificaiione, sem-

plice e crudele, trasformò una parte del mondo. ridotti in estensione ma forte di potere, in una zona di luminosità, mentre il resto del mondo divenne il cono d'otn• bra di questa luce r..). cosi una certa formulazione della s1oria, contro1lata da alcuni, faceva regnare sul resto del mondo l'ombra delle proprie luci. Ed io mi domando - conclude Ilcrque - se c1ucsto a.!lpCIIO,indipendente• mente da tulli gli altri aspetti della dominazione politica e dello s&uttamento economico, non sia stato uno dei tratti fondamentali delfimperialismo. Forse il piti grave e, in ogni caso, uno dai quali è maggiormente di[- [icile emanciparsi •'. Questa « classificazione,, imperialista della storia esiste: le sue conseguenze si toccano con mano ,•iaggiando in Africa e in America Latina. Ma è solo uno dei due Jnti della contraddizione che caratterizza la struttura « sottosviluppo •; l'altro lo si vede in Europa ( e negli u.s.A.) nei luoghi cioé dove si è « inventata », creata e prodotta la • sotto-storia • del sottos,•ilupo. In realtà ciò che denominiamo per pigrizia concettuale «sotto-sviluppo• è una implica:.ione ( causa ed eHetto) dello sviluppo del capitale, sino al punto che è necessario parlare, attualmente, di « sviluppo del sotto-sviluppo ». L'ideologia imperialista ( condivisa in questo da ogni tipo di riformismo « europeo » o « terzomondista») cerca di spacciare il sottosviluppo come « qualcosa » che è rima3IO tale perché si trova ancora « Cuori • ( o non suUicienteroente « dentro ») dall'orbita del capitale, mentre è chiaro ormai, che è stato il capitale imperialista a « produrre • il sottosviluppo. Gunder Frank scriveva recentemente che « la pill modesta conoscenza della storia insegna che il sottosviluppo non è né originale ( origina.rio aggiungerei) né tradizionale, e che né il pauato, né il presente dei Paesi sottosviluppati assomiglia allatto al presente e al passato dei Paesi attualmente sviluppati •• mentre invece, concludeva Frank, « la ricerca storica mostra come il sottosvi• luppo contemporaneo, sia in gran parte, un prodotto storico dell'economia panata e attuale e di alt.re relazioni tra i satelliti sottos,·iluppati e gli attuali Paesi metropo• litani s,•iluppati »2 • Cosi i due lati della contraddizione si compongono in una unica struttura secondo la quale se è vero che il mondo sottosviluppato si trova « fuori » dallo sviluppo della civiltà e della cultura ( occidentali), ciò è dovuto alle stesse ragioni che mantengono quel mondo « den• tro Jt la storia del « capitale •· E allora cosa significa « responsabilità • dcll'intelJettualc? Significa impegnarci in un mondo le cui strutture di classe possiamo scorgere solo se distruggiamo l'immagine ideologica impostaci dalla politica borghese, e ci fa apparire i tre qua.rii del mondo « come se » si trovassero fuori dall'orbila del capitale ( quando in realtà vi sono inchui), menlre, contemporaneamente, crea l'illusio• ne riformista o neo-colonialis1a che $Olo l'espansione di <1uelcapitale po1ra far entrare quella parte di mondo nello sviluppo sociale ed economico ( quando in realtà lo mantiene fuori). E allora scorgiamo che cosi come il sottos,,iluppo non è esterno al capitale, cosi la classe operaia occidentale (che è interna anch'essa al capitale) non è esterna al sottosviluppo. Sia che ci si trovi nelle aree che determinano il sottosviluppo, sia che ci si tro,'i nelle aree di sottosviluppo di fronte al capitale e alla sua nega• zione, ci troviamo tulli racchiusi in una unica realtà dal• In cui contemporanea negazione, sohanlo, può sorgere un ordine storico che non sia quello dell'imperialismo. Un'unica realtà? Certamente, come latino-americano, potrei obiettare che la fame e la miseria del mio continente non assomigliano a quelle della Svizzera o deJla Sicilia, e che Camiri non è - come certi europei amano dimenticare - il quarliere Latino. E l'obiezione sarebbe pertinente, ma solo in parte. Perché cosi come « sarebbe un errore giudicare sottosviluppato un Paese stando a livello de1la sua rete ferroviaria, dei suoi alberghi, o delle sue case da gioco. cosi, - scrivono Sweezy c Daran - è impossibile indurre qualcosa ci.rea la ra::ionalità totale del $Ìstema, partendo dal liveUo di ra• zionalità che ha raggiunto una quahiasi delle sue parti •· -Il

Ui,ulla. infatti. rlic- ocuna ile-Ile rarattcri,tichc pili rile- ,anti. 11110 dei tr:itti pi,i dcfiniti,i dc-I capit:ili,mo con.:i- ..,e ne-I follo che la ruzionaliaa.donc delle sue parli, ccrta111en1rda lui ercalc, 11011 è actompagnata da un incremento nella razionalitf1 delrordinc sociale ed economico in ~cnerall' »'. Hi,uha co.. i che- cot11"irono ,ari livelli diffcrcnliati di « sl'iluppo » e « sot10St'Ìi11ppo » alrillterno di ..trutlurc µ:encrali il cui li,cllo di sviluppo capilali- •tico ( o di razio11ali1ia)solo 11pparc11tementc sembra omog-c-nc-oe progrc,,i,o. Co.. i. 1>arndo«.salme111lea. fame genera hmc- allo ,1c,,o modo che i beni di consumo gcncra1H) 1,cni di con,umo. perchf in rcalti1 entrambi - neces.sariamcnlc e co11traddi1toria111entc - generano e riproducono il ciclo dell'r1ppropriazionc pri, aia di capitale. ,011 ci inlen•--•a 1,roclamarc J'csi.,.tcnza di un capi• tall' pi1i o meno " buono 11. nC per mi,urare i livelli storici drlla -ua in~iu,1i1ia. pcrch(' tulli ,appiamo che quei lhclli - che pure c,i<1.1ono- si fondano Ml un online I~ cui ,trullura ~lobale è la contraddizione che dobbiamo --pn,arc. \li •cmbra acqui ..ito il fotto che « la conlr.iddi,ione fondamentale del SollOS\'Ìluppo. come la conlla1ldi,i1lne di ba,c del Capitali,mo. ,ono particolari1i1 della ~teha cor1tmddi:ior1c ( tra ::.-ocialitàprodutti,•a e proprietìi pri, ata). che è ,;enerale. e che si realizza tra le forlc produ11i,c e le relazioni cconoruiche di classe »4 • C-intcrc••n iJI\CCCtrattc~i:iarc - come in1ellc11uali - una u11i1i1 •ulla ba-e di po,izioni rivoluzionarie che ci permclta di a\crc una pro1">pctti,•amondiale, i:cncralc, di lol• 1a contro la generalità strategica del piano del capitale imJ)(.•riali,ta. Incominciamo dalrEuro1>a. Un hcl giorno un gruppo di --i~nori ::.-i~,cgliarono e aprendo le finestre incoruinciarono a ,edere neri, gialli e mulatti nel cortile di ca•a. Abituati ad intra,•cdcrli nella lontananza delle colonie. a contarli nei ri~ultati dei pro[itti « imperiali » o a nomi,rnrli per i,critto nei genero~i appelli di solidariet:1. apJ}C'na ,coprirono ((UC•ta « varia umanità » sotto la forma nuo,a di entità tipo: 1:1: Oien-Bien-Phu », « lotta-armata-di-li bcrazionc-uaziona le», « seriti i-di-A imée-Césa i re-oFrtmtz-F anon » « ri,oluzione-cubana 11, eccetera, quei signo12 - ri .:-rc,ero nel cortile e tesero la mano, senza stupore, con naturalcaa. Coea succedc,,n? Quello che prima era un mondo ~cono~ci1110o peggio una minaccia per la civil1:i consolidata venne scoperto come « una parte della storia uni,·ersalc ». Ed è "ero: incominciammo a entrare nella elorin • uni,crsalc 11. Ma quale storia? Ancora una , olta <111ella 1t occidentale ». Co.,.i (]Uellc mani « amiche » appena slrinscro le nostre, ncll"allimo in cui ci « riconoecc,,ano » come « ugunli », celebravano cd clerna\'ano il mito della storia come Storia Occidentale. Cosi la « solidari(•ti, » con il Terzo ~londo di,•cnne l'alihi che permei• tc,•a di larnr.:-i le colpe di tutto un pa~eato. e dimenticarlo da huoni amici. Hiformi<.mo e sinistrismo ,i riflc11cvano eo,i il , itendt'I. in una immagine della storia che cclehra,a l"illu,ionc dc!J"c..islcnza di un mondo la cui ri,,oluzionr a, rchhc « eah•ato » anche la « sinistra » europea. Se prima il Terzo :\loudo 11011 form:wa parte della lotta di cJa..,c contro il capitale. adcs~o per i « ri,•oluzionari » europei la lolla di clas~e dc,,e ocattendere » la ri,•oluzionc del Terzo Mondo. Si tratta sempre di attendere e s{rut- !Jrc i( altre storie ». senza distruggere quella propria. La \ i,ionc « e11roce11trica » del mondo borghese si è sostituita con quella "aga della ideologia di sinislra: ma il i;tioco rimane lo ste~.so. Sarebbe interessante che gli storici delle ri,•oluzioni ci spiegassero le ragioni per cui sin dalla ri"oluzione cinese alla cubana alla vietnamita dei J!iorni nostri. il J}rocesso ri,·oluzionario in quei paesi ( del Terzo Mondo) non sia staio accom1>agnato in Europa da uno scontro frontale. di clmuc, che sia riuscito a porre in quc-stionc il potere politico dello Stato borghese. Da queste rirlcssioni si po1rcbbcro 1rarre indica1ioni pregnanti circa la « responsabilità 11 di fronte al mondo del sotto- ~\ iluppo. Ma ,•cniamo alla nuova ideologia della ~ sinistra 11 turop<'a, Pier Paolo Pa'Jolini \'iaggia in Africa. Ritorna a Homa e dichiara: « Giuro sul Corano che amo gli Arabi quasi come mia madre 11. E il Terzo Mondo? Pre- ~10 detto. E" un • mondo con un piede nella preistoria 11 che appare tutto ridotto alle forze della natura popolato da uomini la cui missione - ma guarda caso! - consi-

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