de,•c anzi prima essere suscitala. Di contro all'opinione corrente, la coscienza classista delle classi superiori era generalmente piu sviluppata di quella delle classi inferiori. Eredi storiche della potestà feudale, le classi privilegiate non si sentivano inquiete, ben al di là dell'intelligenza dei singoli individui, soltanto di fronte ai pericoli della prassi politica, ma anche a quelli di teorie avulse dalla realtà. Il proletariato invece, affascinato sempre daì rapporti gerarchici, era costretto, per vivere, ad adattarvisi. Tale necessità fu sempre piu perfettamente orchestrata, ma agi anche automaticamente. Sarà bene dubita• re della compattezza della coscienza di classe - quale ci viene presentata dallo zelo dei hmzionari - persino ai tempi d'oro della socialdemocrazia tedesca nel periodo guglielmino. Comunque non vi è dubbio che essa si sia da allora indebolita, fors'anche in seguito al confronto con lo standard di vita notevolmene inferiore dei paesi orientali. La lotta però, anche la lotta di classe, postula una coscienza sviluppala in ambedue le parli, ché altrimenti la sua sostanza svapora in un'astrazione di contrasti di classe oggettivi e informi, incapaci di diventare sog• getto e perciò indifferenti ai fini pratici. L'attuale dot· trina del conflitto sociale può appellarsi al fatto che la lotta di classe è stata soggettivamente dimenticata, am• messo che essa abbia mai veramente afferrato le masse; e ciò intacca anche, almeno temporaneamente, il suo va• !ore oggettivo. L'antagonismo oggettivo non è comunque scompar• so nell'integrazione: è stato neutralizzato solo il suo manifestarsi nella lotta aperta. I processi economici fondamentali della società, che danno vita alle classi, non sono mutati malgrado l'integrazione dei soggetti. Una cono• scenza sociale che non voglia feticizzare né la teoria né gli epifenomeni, deve rendersi conto della forma altra• verso cui i contrasti di classe, oggettivamente esistenti, ma doppiamente repressi, si manifestano. E' innegabile il sospetto che si verifichino in sede privata, la quale però, essendo mediata socialmente, risulta anch'essa mera appa• renza, come apparente è d'altra parte il rifugio dei senti• menti di fronte all'Qppressione della totalità sociale, i cui ~cgni evidenti essi portano pure addosso. 1 conflilti che avvengono in sede privala mancano generalmente della coscienza dei rapporti di classe, e dovrebbero perciò es• sere socialmente tanto piti indicativi quanto piti lontani si trovano dall'opposizione - per cosi dire - uHicialc capitale-lavoro. La loro analisi, sia nei cosiddetti rapporti intcrumani, sia nella loro peculiare psicologia, è uno dei compiti che la sociologia dovrà necessariamente porsi, sii• molata anche dal fatto che i dati immediati non nascon• dono piti di quanto palesino, mentre le strutture fondamentali non si mostrano piti ora attraverso effetti macroscopici. C'è da aspettarsi che la struttura ( in tutte le sue variazioni), impossibile ad aHerrarsi nel suo complesso - ma che nella sua onnipotenza rappresenta la legge cli ogni concrezione - si manifesti nel momento singolo. Se non i riuscisse ad estrarre la sostanza della società dai suoi fenomeni, la sua idea equivarrebbe allora veramente ad un pregiudizio, da estirparsi, come effettiva• mente fanno ceri i positivisti. Ciò legittima l'insi tere su esperienze indipendenti e soggettive. La consapevolezza della loro insuHicienza ed arbitrio non de,•e venir manipolata ideologicamente. Per quanto problematiche siano diventate, al cospetto d'una società universalmente mediata, quelle tesi che si basano esclusivamente sull'esperienza immediata di singole per• snne ( immediata proprio nel senso delle proposizioni pro• tocollari della corrente teoria scientifica), crediamo che, e~cluso il momento dell'esperienza sociologica primaria, si renda impossibile anche qualunque comprensione. Quell'entusiasmo irresponsabile, da cui si sarebbe dovuto re• cuperare il senso di responsabilità scientifica, sembra si:i stato da esso invece totalmente rimosso. La responsabilità scientifica è diventata fine a se stessa, mentre sono d·altra parte impalliditi quegli impulsi dai quali essa po• trebbe avere una conferma della propria azione. L'auto• controllo scientifico vorrebbe a tal punto restringere la empiria, un tempo ricca, abbondante ed aperta, da regi• strare, in ultima analisi, solo ciò che, apportato dalla me• todologia, sia organizzato ai suoi lini. Al cospetto della - 83
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