giovane critica - n. 17 - autunno 1967

sociale cerca, per mcz.to delle sue deformazioni, di nascondersi la realtà di ciò che gii1 il filosofo della vita. Simmcl, nel pa saggio storico dalla lotta violenta alla concorrenza. ave,·a definito come « crudeltà totalmente ogge11i,·a [Crausamh-eit aller Objeh-tivitiit], che non consiste cioè più nel piacere sadico alla vi la ciel dolore altrui, ma anzi neiresclusione totale cli tulli i fattori soggettivi »10 • Kel frallempo, di quel tipo di crudeltà s'è sviluppato come fait social l'assa sin io burocratico [ Schreibtischmord]. L"espres ione « conflitto sociale » vuole salvaguardare dal mortale terrore del conflitto stesso e sviare l'attenzione dalla sua base oggettiva negli antagonismi economici; oggi si cerca anzi di neutralizzare questi ultimi interpretandoli come cli singoli individui - magari di individui che non si sono inseriti nella cosiddetta civiltà in cui ,·ivono - o come rapporti fra gruppi, organizzazioni, ccc. Tale differimento s'inquadra perfettamente nelle tendenze dominanti della sociologia attuale, ribelle ad una teoria critica della società. Fenomeni sociali costatabili e eia si[icabili vengono scambiati, proprio perché si offrono pontaneamente alla ricerca empirica, con il loro ultimo o Irato. Nessuno s'interessa di come siano stati mediati attraver o la struttura classista. E' chiaro che, secondo la vecchia distinzione dell'ontologia aristotelica, ciò che è piu vicino all'osservatore e che a lui ap• pare un fenomeno primario, socialmente può non essere aHatto tale - ad esso non spelta la priorità solo per la impos ibilità oggettiva di afferrare con metodi specifici la totalità nella stessa misura dei suoi derivati -: ciò nonostante non si sarebbe potuto con tanta facilità trasformare la teoria della lotta cli classe in semplici inchieste sui conOitti sociali, né procedere a definizioni generali senza l'aiuto dei fenomeni concreti. La lotta di classt! vecchio stile, nel senso del Manifesto marxiano, si è fatta, come dice Brecht, virtualmente invisibile; di un'invisibilità inseparabile dai problemi di struttura. Le manifestazioni dei rapporti classisti sono state infatti incorporate in larga misura nella macchina della società, in cui 82 - i: ,tata anzi assegnata loro una preci a (unzione. Ciò non è- precisamente una innovazione, in quanto la società non solo si è mantenuta in vita malgrado, ma anche per mezzo delle ten ioni classiste. Lo sviluppo successivo era già teleologicamente preformato nell'oggettiva doppia posizione del proletariato di fronte alla società borghese. Nel periodo considerato eia Marx e Engels, i proletari erano eia un lato oggetti cli sfruttamento, non soggetti autonomi c1uindi del processo nel suo complesso: vivevano infatti al di fuori del concetto d'una società che voleva essnc propria di uomini liberi ed emancipati. Nel periodo della rivoluzione industriale e nei primi decenni successivi, essi venivano reclutati dall'esercito di artigiani e contadini espropriati che avevano perduto il loro luogo sociale. che erano, in un certo senso, degli exterritoriali. D'altra parte però. il proletariato, nella sua qualità d1 produttore della ricchezza sociale, era anche immanente alla società, incarnazione della sua forza produttiva. Reagendo alla minaccia rivoluzionaria, ma anche per sua intima logica storica, il peso dell'elemento immanente nel concetto di proletariato è andato via via aumentando. Il momento sindacale ad esempio, che ha procurato ai lavoratori, all'interno del sistema costituito, una partecipazione maggiore del minimo indispensabile al prodotto sociale, ha agito necessariamente - cioè nell'interesse materiale dei lavoratori - in direzione della loro integrazione. Proprio l'antagonismo che spinge i lavoratori ad organizzarsi - in un certo senso quindi già ad « integrarsi » - li ha vieppiu uniti a quel mondo, contro il quale i loro dirigenti lottarono nel primo selvaggio periodo del capitalismo in ascesa. Non solo i lavoratori hanno ora raggiunto una porzione di benessere materiale, in cui ben piti avrebbero da perdere che le loro catene; ma oltre a ciò, e in modo quasi complementare, la tendenza del ca• pitale ad espandersi, anche nei campi dello spirito e dell'opinione pubblica, ha finito con l'invadere la coscienza e l'inconscio di quello che veniva chiamato il quarto stato. Già Marx, ma piu chiaramente di lui alcuni marxisti successivi, si resero conto che la coscienza di classe non è automaticamente legata all'esistenza delle classi, ma che

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