giovane critica - n. 17 - autunno 1967

tare il fatto che le tendenze oggellive non potrebbero imporsi 10 modo cosi terribile se non impegnassero anche la vita psichica contro gli interessi dei viventi stessi. Ma nel campo storico la psicologia - in seguito alla reificazione delle i tituzioni - non è che un elemento secondario, tanto più che i cosi spesso invocati atteggiamenti e deviazioni dei duci vengono, per motivi ideologici, sopravvalutati all'eccesso. Perfino il dittatore, alla cui discrezione sono realmente affidate la vita e la morte dei sudditi, è, nelle sue decisioni politiche, condizionato dalle po sibilità ed alternative con le quali è posto a confronto. Proprio l'osservazione psicologica dà adito alla supposizione che sia il dittatore a porre al servizio di obbiettivi politici i suoi istinti e non viceversa. La distinzione postulata da Dahrendorf di con!litti sociali strutturali da un lato e conflitti semplicemente psicologici dall'altro, permette un'elegante selezione pratica del materiale sociologico, ma rischia d'ignorare dei fenomeni dai quali si possono ricavare indizi socialmente essenziali. L'integrazione della lotta di classe nella concorrenza istituzionalizzata di gruppi e partiti, motiva lo schema delle attuali teorie sui conflitti propense a riconoscere il conflitto ma a disinnescarne contemporaneamente la carica. Coser traspone la tesi simmeliana dell'effetto unificante del conflitto ( tesi d'origine liberale che Simmel derivò dalla lotta della concorrenza economica) alle cosiddette società pluralistiche attuali. I conflitti fra i molteplici gruppi interdipendenti hanno, elidendosi a vicenda, la funzione di tener unito il sistema sociale e nel contempo di evitarne le calcificazioni 7 • Sotto sotto è stata recuperata la tesi di Spencer, secondo la quale l'integrazione progressiva andrebbe a braccetto con una progressiva differenziazione. Nel frattempo però la quantità dell'integrazione si è capovolta nella qualità contraria, ha cioè inibito quella differenziazione vigorosa che s'era per la prima volta confermata nel libero sviluppo degli individui. L'apparente molteplicità di lotte ufficialmente sti• molate ( ma che si ~volgono in effetti sotto lo stesso tetto), e di conflitti ociali già previsti però da uno schema ben collaudato, maschera la profonda frattura classista che ancora esiste in funzione del mantenimento della socictit costituita. Le teorie correnti sul conflitto sociale, che non possono più chiudere gli occhi davanti alla sua realtà, ne colgono solo quanto - al di qua dell'immutata violenza nascosta sotto la riproduzione sociale - è articolato e oggettivato in ruoli e situazioni. Almeno implicitamente si pongono già il problema del controllo sociale dei connitti che dovrebbero venire « regolati », « guidati n eia precisi « interventi n e « canalizzati n'. Certo Dahrendorf non si nasconde che « un'efficiente regolamentazione dei conflitti avrebbe bisogno d'una serie di premesse n; gli interessati dovrebbero cosi es ersi resi conto del significato e dell'inevitabilità dei con(litti ed essersi potenzialmente accordati su precise regole per la loro composizione. Condizione questa che esclude categoricamente il caso critico in cui i conflitti mandino all'aria le regole stabilite; senza contare che le regole non sono affatto liberamente scelte, ma anch'esse sedimenti di processi sociali. Ed è proprio tale oggettività del conflitto che sfugge a Dahrendorf: anch ·egli 'pone' infatti le strutture sociali produttrici di conflitti al di là della storia e s'attende l'addomesticamento dei conflitti dalla ragione soggettiva, nel senso che « ogni intervento nello ambito dei conflitti deve limitarsi a regolamentarne le forme, rinunciando al vano tentativo di eliminarne le cause »'. La te i della vanità d'un tale tentativo decretata a priori appare difficilmente conciliabile con l'antidogmatica apertura positi,,istica, propria per esempio dello sperimentalismo di Dewey. La « teoria della necessità sociale n [ Zwangstheorie der Cesellschaf t], eia Dahrendorf contrapposta a quella del consenso, è ad essa effettivamente contraria solo in quanto modifica la tradizionale intesa liberale con l'ordine normativo attraverso l'accoglimento di alcuni caratteri delle fasi post-liberali, vale a dire del mondo burocratizzato. Non v'è dubbio che solo dopo la scomparsa della concorrenza di vecchio stampo e della aperta lotta di classe, il conflitto emerga come categoria sociale adeguata. Ma la più recente teoria del conflitto - 81 I

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==