Note sul conflitto sociale oggi Nell'Istituto di ricerche sociali si tennero, tempo fa, due esercitazioni di seminario, una sul riso e un 'altra sull'odierno conflitto sociale con i seguenti intenti: gli studenti avevano avuto il compito di osservare dal vivo certe situazioni, la cui precisa descrizione e i tentativi d'interpretazione avrebbero dovuto illustrare come - laddove parecchie persone ridono insieme oppure si scontrano con intenzioni ostili - vengono alla luce dei moventi sociali trascendenti il movente immediato, o magari talvolta in esso mascherati; inoltre, all'intento per cosi dire pedagogico si aggiungeva l'interesse concreto per il rilievo sociale delle aggressioni apparentemente individuali: presupposte come componenti del riso, esse furono confermate tali dall'analisi delle osservazioni fatte. Queste esercitazioni di seminario si sarebbero potute definire un buon allenamento allo scopo di sviluppare quel malocchio, senza il quale è impossibile ottenere una coscienza sufficientemente chiara della contrainte 3ociale. Qui vogliamo riprendere alcune considerazioni dalle discussioni di seminario sul rapporto fra teoria ed esperienza. Il concetto di conflitto sociale, ricavato dalla tematica della sociologia americana, serve a livellare positivisticamente la dottrina marxiana della lotta di classe, mai (da due seminari) adottata pienamente in America, ne ID politica né dalla scienza; chi usava il termine di socia[ conflict si riferiva là inizialmente soprattutto alle tensioni fra gruppi etnici tra loro impermeabili e alla riforma sociale. Negli ultimi decenni quel concetto s'era talmente rarefatto nelle discussioni erudite condotte che il volume Sociologia, edito nel 1958 da René Konig, contemplava si le voci similari: potere - mobilità - stratificazione • controllo sociale, ma non quelle di: classe • oppressione • conflitto sociale. Quest'ultimo fu ripreso in America appena dal Coser e in Germania dal Dahrendorf, in polemica sia con la teoria marxiana sia con quella essenzialmente conservatrice, funzionale e strutturale di Talcott Parsons; i conflitti sociali non si dovrebbero ora considerare come disfunzioni e rotture del sistema sociale, né solamente sotto l'aspetto della loro anomalia, ma piuttosto come motore necessario alla « conservazione, alla rettifica o alradattamento dei rapporti sociali e delle strutture sociali »1 • Vi sono qui palesi riferimenti al trattato sul conflitto di Georg Simmel, in cui il conflitto appunto, accolto come una forma della socializzazione, s'era trasformato in categoria sociologica positiva, almeno !intanto che i contendenti evitavano d'eliminare materialmente lo avversario, « caso limite » questo per Simmel, uomo dal- - 79
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