giovane critica - n. 17 - autunno 1967

minante e che tro,·a concretezza in un tipo storicamente e politicamente nuovo di stato democratico. Na,cc la concezione intercla~sista dello stato intermedio tra ;,lato borghese conservatore e stato socialista: la definizione cli quest'ultimo non viene sperimentata nel- )., pratica ma la,ciata alla ipotizzazione metafisica dei classici, mito per !"agitazione delle masse. La definizione politica di que,to ~lato intermedio, che sintetizza la conce- ,ione ciel potere dei comunisti lerzinternazionalisti per i pae-i a tradizione politica liberale, ha frustrato le correnti comuniste in una logorrea talmudistica e in una prassi fallimentare finché, messi eia parte i fantasmi della dottrina. ha tro,•ato figurazione storica concreta nei fronti 1,opolari occidentali e nelle po ibili varianti storiche. Gramsci ha avuto il merito di avere anticipato teoricamente questo processo, di aver rimesso la ricerca nelle concrete possibilità della realtà politica. La sua concezione della Repubblica federale degli operai e dei contadini rappresenterà il modello di ricerca di uno stato costituzionale con l'apporto dei comunisti nella nostra realtà nazionale. Questo stato intermedio non è transitorio ma bensr progressivo. non è un artificio tattico, ma è la figurazione storica cui è stata portata dai comunisti la concezione del potere. on può rappre entare una tappa transitoria uno lato che si regge u un equilibrio complesso, su un equilibrio ~ociale-progressivo, in cui la egemonia delle forze di classe è contestata e problematica; su un equilibrio che è garantito massimamente dall'adesione non certo di interessata delle forze cattoliche, da forze intermedie definite genericam~nte progressive, dall'ala « democratica» del capitalii,mo industriale e commerciale: cioè su un equilibrio « complesso e contradittorio, che risulta intrgrale da lulli i suoi elementi antitetici ». Non può rap• pre,entarc un artiCicio lattico uno stato che trova una teoria unitaria del potere nella ideologia dell'antifascismo in cui il problema dell'istituto e del contenuto di classe scompare nella processualità della lotta progressiva, Non può essere un artificio tattico uno stato garantito da una 70 - Co;tituzionc che non è ,olo un testo scrillo sulla carta, ma è scrillo in una combinazione di forze politiche e ociali reali; è scritto nei programmi politici e nella stralt>gia generale del partito, nelle sue strutture organizzati- ,·e, nella ideologia mentalità etica dei militanti, per cui è po,,ibilc solo vivere e ballersi per quel tipo di stato e non altro. li partito comunista com "è oggi, la sua concezione costituzionale e programmatica, non è un accidente capitato per ventura sulla strada del gramscismo. A chi sostiene che le parole d'ordine comuniste odierne di stato a nuova maggioranza, di si terna a capitalismo senza monopoli non hanno matrice nella visione statuale gramsciana. ma di questa rappresentano la degenerazione. gli si può rispondere - surrogando un piu comples o cli corso sulla storicità del processo storico - che il 1967 non è il 1924 o il 1930; gli si può rispondere ad esempio che nemmeno il partito socialdemocratico di Tanas i non è piu quello di Matteotti; gli si può rispondere che i comuni ti stessi non fanno un mito di Gramsci di cui lasciano cadere le posizioni tattiche per il ritmo cli sviluppo del suo pensiero. Ma da quale dialettica rivoluzionaria nasce questo lato costituzionale? In Gramsci il concetto di rottura rivoluzionaria viene sostituito da quello di rivoluzione a due tempi, di rivoluzione senza rivoluzione. Cioè al concetto sinteticamente unitario di lotta come organizzazione. di istituto come potere viene sostituito il meccanismo progrcssi,·o della rivoluzione a due tempi che poggia sulfo premesse della conquista delJa maggioranza della classe operaia e della conquista della maggioranza nella combinazione di potere. Lo « lolla diretta per il potere >> è rimessa a un non deunito secondo tempo che dovrà nascere necessariamente dal raHorzamento organizzativo e politico ciel partito comunista. La stesso Internazionale fece a Gramsci critiche di organizzativismo: « Non si può conqui tare prima la maggioranza della classe operaia grazie alle misure di organizzazione e poi condurla alla lotta». In Gramsci non c'è però solo una concezione dottrinaria e giacobina dell'organizzazione, ma è presente

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