oggi la realtà). la guerra e il pacifismo ( categorie dominanti anche nelle opere sul Vietnam), la democrazia ecc. Sono problemi politici da demistificare, non da condividere; sono problemi universali che chiedono ( e aspettano ancora) risposte particolari, basate soprattutto sulle nostre contraddizioni, non sulle unità nazionali televisive. Ricorda L'istruttoria di Weiss sul primo canale? Il secondo: A lei sfugge però il discorso della contestazione formale. Il primo: Aspetti. Squarzina si prepara a mettere in scena Mac Bird! L'idea che si rappresentasse in America quel testo mi tenne allegro per alcuni giorni; ma in Italia? In Italia diventerà puro giornalismo. Il secondo: Lei è capzioso, mi parli del Living Theatre piuttosto. Il primo: Giusto quello di cui volevo parlare. Splendidi spettacoli eh? Eppure spettacoli per congressisti, basati sulla negazione di un imperialismo da fumetti. Il Living da noi, come teatro politico, è stata una catastrofe. Planchon ' notava la sua ideologia reazionaria, il suo vecchio filosofismo. lo andrei cauto con queste affermazioni; è certo però che la nostra ricezione non potrebbe smentirlo. In America le cose sàrebbero state diverse. Pur essendo nell'« area romantica » dell'avanguardia, avrà notato come quegli spettacoli non concedessero nulla ai nostri sentimenti, la indignazione, la disperazione, il riso e concedessero poco e male alla nostra ratio politica. Si avvertiva un'inquietudine poco riferibile, astratta; una seduzione gestuale che si era fatalmente portati a richiamare alle nostre esperienze, a Lecoq per esempio ( il Living ha capovolto l'imbarazzo dei cori d'opera, scoprendo l'importanza di riempire il palcoscenico d'attori); infine l'anticompagnia per eccellenza in Europa diventava una straordinaria compagnia. Il secondo: Il suo giudizio è per lo meno ridicolo. Legga, s'informi. Il primo: Secondo me ... Il secondo: Secondo. lei? Il primo: L'c,crsionc del Living era nella ;,ua composi• zione, nell'essere cioè formato eia attori prevalentemente non professionisti, uniti da una cultura comune, da certi riti ... Il secondo: Siamo alla persecuzione morale, perché non dice che sono pederasti? li primo: Lei ha una stupefacente dote naturale, quella di non capire nulla. li secondo: Ma se già Diderot accusava il teatro dei buoni sentimenti. Ricorda cosa diceva degli attori? « La sensibilité est une qualité si estimable qu'ils n'avoueront pas qu'on puisse, qu'on doive s'en passer pour excellcr dans leur noble métier »'. li primo: Che c'entra? Del resto la sensibilité allora era il marchio di garanzia del professionismo. Uno dei momenti piu imbarazzanti della vostra assemblea è stato l'appello di De Berardinis per il riconoscimento del professionismo dell'avanguardia. lo stimo questo un punto di grande importanza: la vostra alte• rità era nel rifiuto della dimensione professionistica, delle sue leggi « civili n in generale, e in particolare della sua tradizione leali ta e cortigiana verso il potere: la storia insegna. Gli attori professionisti sono quasi sempre stati e restano tuttora il corpo fisico del teatro compromesso; e qui sbaglia chi pesa con la bilancia di precisione e si illude su una personalità o su un'esperienza storicamente fallita. Il secondo: A chi allude? Il primo: A Sbragia per esempio o agli Attori Associati, alle alternative professionistiche <e di sinistra ». In un teatro nuovo, in un teatro veramente classista, questa dimensione dell'attore andrà superata. ll secondo : Questo è un paradosso ! Il primo: Non lo aveva capito? Un paradosso però da realizzare. 11 secondo: Gli attori sono il proletariato teatrale. Il primo: Non è vero e non m'interessa. Del resto non credo che un tranviere possa fare la rivoluzione limitandosi a guidare la circolare rossa. Il secondo: Cosa dovrà fare? - 59
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