L'artista sene la bellezza. Qui c"è una piena analogia coi monaci. Nei monasteri ,i sene dio. Per i monaci non c'è posto nella Comune. 1 esaurisce qui la riserva di definizioni borghesi del la,·oro artistico. Comprendendo perfellamente che un simile lavoro alla Comune non serve. gli ideologi borghesi le scagliano contro tuoni e fulmini e tragicamente annunziano la morte dell'arte. Sono convinti che con la distruzione della ca la privilegiala dei creatori-servitori della bellezza la arte debba immancabilmente morire. Sono convinti che soltanto !"ordine borghese garantisca la libertà della personalità creativa e che la Comune uccida questa libertà. Cè qui un equivoco evidente. olo perché l'ordine borghese ha gettato la personalità nel vortice travolgente della domanda e dell'offerta; solo perché la vita borghe e ha esclu o la possibilità di ogni autonoma allività creativa; solo per questo è sorta una casta speciale di « creatori » che attuano la libertà creativa non nella vita, sibhene nei sogni. La Comune affranca la personalità. Abbattendo la legge della domanda e dell'offerta, permettendo ad ognuno di fare ciò che gli è proprio, la Comune rende la libertà creativa patrimonio cli tulli. La casta particolare dei creatori-sognatori è abolita: non ce n'è piu bisogno. ella Comune sono tulli creatori; e non nei sogni, ma nella vita. « Sia pure », diranno gli ideologi borghesi. << Ma l'arte è sogno. La creazione della vita ucciderà la creazione del sogno. La vita ucciderà l'arte». E COD ciò? Se l'arte è per davvero sogno; se la vita può uccidere l'arte; se si deve scegliere tra la vita e il sogno: chi dubiterà della scelta? La vita è superiore a tulio; tulio quello che non vi ha posto, deve perire. Ma l'arte non perirà. Perirà la loro arte borghese. Periranno gli artisti che non sanno che <e creare » e <t servire la bellezza >i. Ci sono altri artisti. Sanno fare qualcosa di piu grande. Sanno eseguire lavori artistici. Questi artisti sanno dipingere quadri, decorazioni, affrescare soHitti e pareti, fare disegni, manifesti, iose54 - goe, preparare statue, monumenti e molte altre cose, a seconda del bisogno. Simili artisti servono alla Comune. Essi [anno un'opera ben determinata, socialmente utile; eseguono un lavoro reale che richiede particolari capacità, una particolare destrezza. Questo lavoro dà all'artista il diritto di mettersi accanto agli altri gruppi lavorativi della Comune, coi falegnami, coi sarti. Esso è la garanzia che l'arte non perirà, ma troverà posto nell'ordine generale della vita della Cornunc. Forse gli artisti si risentiranno per il fatto che la Comune li eguaglia ai calzolai e ai falegnami? Essi sono abituati agli appellativi onorifici di « profeta >l o « sacerdote n. Ma la Comune ha sue proprie idee sull'onore. Le persone dell'ordine ecclesiastico non vi godono onore. Purtroppo, la natura lavorativa dell'arte (la sola accettabile per la Comune) è insufficientemente entrata nella coscienza dei costruttori della cultura comunista. Nei discorsi, negli articoli, negli opuscoli ci sono sempre quei « creare », « trasmettere idee », <t servire la bellezza » ; oziose disquisizioni sul tema del modo io cui creare, delle idee che bisogna trasmettere, della bellezza che si deve servire. Bisogna smettere queste abitudini borghesi; bisogna capire che l'arte non è nelle idee, non è nelle parole, ma nell'azione, nell'opera. Per creare l'arte bisogna dare agli artisti lavoro, bisogna sviluppare il bisogno artistico. I discorsi su « come deve essere l'arte » sono sterili; bisogna porre fine ad essi. I problemi del mestiere artistico, della cultura artistica, ecco di che cosa s'ha da parlare, ecco che cosa è importante. Basta che cominci il lavoro; il resto verrà da solo, l'arte sarà quella che deve essere. Le chiacchiere inutili sono d'impedimento all'opera. Se ne deve ricordare ogni comunista cosciente. Osip Brik
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