giovane critica - n. 17 - autunno 1967

tegrantc della ribellione contro l'oppressione e il colonialismo che caratterizzano quest'era. Ha torto chi definisce la rivolta dei negri come un semplice conflitto razziale fra neri e bianchi, o come un problema puramente americano. Al contrario, noi assistiamo oggi a una ribellione globale degli oppressi contro i loro oppressori, degli sfruttati contro gli sfruttatori ». E Carmichael: « Per i popoli del terzo mondo non c'è altra soluzione che la violenza rivoluzionaria. Una soluzione diversa potrebbe venire solo dagli occidentali bianchi. Dovrebbero smetterla di opprimere i popoli: solo allora non ci sarà pili violenza. Ma fin quando essi non lo faranno, noi ce ne sbarazzeremo con tutti i mezzi che saranno necessari. La violenza maggiore che l'uomo bianco poteva farci è stata quella di drogarci fino a farci dormire perché noi non rispondessimo ai loro attacchi [ ... ] Noi abbiamo dei tamburi diversi. Ascoltiamo gente nuova che viene dal terzo mondo. Ascoltiamo Che Guevara, ascoltiamo Franz Faooo, ascoltiamo Mao Tze Tung. Queste sono le cose che ascoltiamo [ ... ] Bisogna creare cinquanta Vietnam all'interno degli Stati Uniti e cinquanta fuori. Allora sarà la morte dell'impe• rialismo. E' per questo che noi prepariamo una guerra di guerriglia nelle grandi città degli Stati Uniti »; e) la fiducia nell'iniziativa dell'uomo sulla terra, e nessuna illusione sull'appoggio delle Chiese e sulla provvidenza celeste. Fanon: « Perciò occorre mettere sullo stesso piano il Ddt che distrugge i parassiti vettori di malattia e la religione cristiana che combatte in germe le eresie, gli istinti, il male. Il regresso delle febbre gialla e il progresso dell'evangelizzazione fanno parte dello stesso bilancio. Ma i comunicati trionfali delle missioni informano in realtà sull'entità dei fermenti di alienazione introdotti in seno al popolo colonizzato. Parlo della religione cristiana, e nessuno ha il diritto di stupirsene. La Chiesa io colonia è una Chiesa di bianchi, una Chiesa di stranieri. Non chiama l'uomo colonizzato alla via del Signore, ma alla via del bianco, alla via del padrone, alla via dell'oppressore. E com'è noto, io questa faccenda ci sono molti chiamati e pochi eletti »'. Pio Boldelli 1 ,\ pn•pni-i111 tlt·i <•(Hllcnuli muni,·ip.ili f' n•,i,i1,nari d(•i prr1. grammi srolastiri, si veda. in lettera a una pro/eJSoreua. un grup• pn ,li pagine tnglicnli: 17. 20, 28-29, 126. 137. Suggerisco anche di rileggere le pagine, ancora validissime, delle cronache scolastiche ,li Lt:0NAHDO Sc.o,scu ne Le parrocchie di Rega/petra. 2 Insomma, non si tratta di convertire il nemico, magari con !"aiuto cli Dio ( <t Dio ha difeso i suoi poveri: ,•oi li volc,•atc muti e Dio v"lrn fatto ciechi n), ma di ro,•csciarc la situazione. Ha prerisato giustamente F. FORTINI, in Quaderni piacentini. n. 31, luglio 1967: « Per la trasformazione della società (a partire dalla scuola) in questo libro si propone. in sostanza. il volontariato. il ·dopo• scuola classista'; la voca:ione non !"organizzazione. J"imnaediate%za. non il rapporto tattica-strategia: gli a,•vcrsari. i nemici di classe dC"vono essere comba1tuti perché rambino. sono in soslanza dei fratelli separati dall"crrore e dell'avarizia [ ... ] Insomma, qui si separano gli uomini troppo e troppo poco: troppo. nella misura in cui non si vuol vedere che la ideologia dominante pervade tutto il linguaggio e non ne esenta il parlar comune: lroppo poco, per• ché la distruzione degli a,•,•crsari è vista, amorevolmente e crislianamente. come una mano tesa per entrare nella .square dance della fraterna gioia, non come un processo, molto concreto, di spoliazione, perdita di diritti e di privilegi, immiserimento, umiliazioni, suicidi e fucilazioni ». 3 C'informa HOPE R. STE\'ENS in Freedomtoay,, estate '63 ( tra d. in Rina,scita, •1.-8-'67): <e Il sistema di istruzione pubblica è sempre staio dirello a tenere basso il li"ella di istruzione dei fanciulli di colore. Per molti anni i pianiCicatori dell'istruzione nonché gli insegnanti hanno ritenuto che non importava molto se gli alunni delle scuole di Harlem imparavano o no. Si riteneva, inoltre, che essi fossero biologicamente inferiori e che non fosse necessario spre• care delle energie per far loro imparare qualcosa dal momento che il lavoro che sarebbe staio disponibile per loro sarebbe stato quello delle categorie non specializzate. Generazioni cli alunni di colore hanno attraversato le scuole di Harlem. sono state promosse da una classe all'altra e sono emerse con la loro licenza ma impreparate. incapaci di reggere al livello pre, 1is10 per un impiego e ma.le attrezzate per competere nel mondo del lavoro e dell'industria con il proprio corrispondente bianco ». 4 Scrive,•a F.RANZ FANON, « il nostro santo protettore• come lo chiamano i pionieri del Potere negro: « Ora politicizzare è aprire la mente. è risvegliare la mente, mettere al mondo l'attività mentale. E' accanirsi con rabbia a for capire alle masse che tutto dipende da loro, che se noi ristagnnmo è colpa loro e se noi a\'an• zinmo. è pure colpa loro, che non c'è demiurgo, non c'è uomo illustre e responsabile di tutto. ma che il demiurgo è il popolo e le mnni di un mago non sono in definitivo se non le mani del popolo • ( in I dannati della terra, cclii. Einaudi, pag. 139). - 51

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