giovane critica - n. 17 - autunno 1967

La scuola di Barbiana e la scuola di Carmichael ,·era La ,cuoia di Barbiana impianta una requisitoria sealle i,tituzioni colastiche e al lavoro di numerosi insegnanti. Le magagne della scuola nazionale, l'inettitudine didattica e la miopia morale degli educatori son 11 portati in luce dalla base ( i protagonisti della vita scolastica, gli scolari) e con prove preci e. Le parole di questi popolani sono dure, ma senza petulanza, e lasciano il egno. Da dove na'ce la denuncia? on si deve pensare che si tratti di conclusioni magari intelligenti ma abborracciate in fretta e intere anti, se mai, qualche settore limitato della scuola. La televisione italiana ha operato, di recente. proprio questo proces o di impoverimento del valore di uo·esperienza: ha intervistato i giovani della scuola di don Milani e ha adoperato, per un invito generico alfindulgenza verso gli alunni, frammenti dei loro ragionamenti sul tema delle bocciature troppo severe: infatti nella scuola di Barbiana non ci sono le categorie dei bocciati e dei promossi. Su quale terreno, dunque, cresce l'esperienza di questa scuola che ora accusa le istituzioni scolastiche nazionali? Al punto di partenza sta l'impazienza apostolica ( o r:voluzionaria) di don Milani, il loro maestro. « L'ora è grave e e ige una vita grave e pensosa. E se il mondo corre bendato ver o l'abi so baloccandosi con la televisione o col pallone, non facciamolo noi. Occorre atteggiarsi a profeti per parlare cosi? Oppure basta scorrere la storia degli ultimi quaranta anni? L'ora della resa dei conti è già venuta per mezza Europa e mezzo mondo ». l on sono piu i tempi in cui la gente credeva alla parola olo perché la sentiva infocata e rotta dal pianto: nessuno si fida piu di nulla che non sia vissuto prima che dello. L"insegnamento di don Milani è interamente percorso da que ta cos a veemente,, una sorta di sacrosanta irascibilità. Togliere la pace alla gente, diceva, per svio46 - colarla dall'indifferenza: elci fatti maturano nell'ombra, perché mani non sorvegliate da nessun controllo tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora. E perciò è neces,ario che spariscaDO gli indiHereDti, gli scettici, gli estranei, quelli che usufruiscono del poco bene che l'atti- ,·ità cli pochi procura, e non voglioDo prendersi la responsabilità ciel cumulo di male che la loro assenza dalla lotta la eia preparare e succedere. L'impresa di don MilaDi appare ideata e praticata non sul popolo ma dalla parte del popolo, e senza mai derogare ( anche nel linguaggio che scorre esatto e chiarissimo, pri,·o di ornamenti, vivo e materiato di fatti). Ton vi descrive un gruppo di circostanze popolari indugiando sopra certe abitudini dei « semplici ». Non ammassa il popolo, demagogicamente; senza fatui intenerimenti e paternalismi, muove dal punto di partenza della vita popolare dove i protagonisti si presentano carichi di difetti e anche cli confusioni; e tuttavia « il mondo ingiusto J"hanno da raddrizzare i poveri ». Per i detentori del potere intellettuale spesso il popolo non appare capace cli cli tinguere né di ragionare: il popolo è inferiore, il popolo è infante, per parlargli bisogna abbassarsi a lui, scalciargli la pappina perché non ha denti per il pane. « Ecco ora qualcuno ha già cominciato a dire che esagero, ma non s'è guardato allo specchio [ scrive in Esperienze pa.storali. 19581- Forse che quando predica o conversa coi suoi parrocchiani il prete non semplifica i discor i all'eccesso come si fa quando si tratta coi bambini? Forse che parla loro come a suoi pari? Ci s'è abituato ormai, la cosa è cosi profondamente penetrata nella sua anima che non ne inorridisce neanche piu: parla con loro un linguaggio inferiore 1,. Di rado, in questa Italia ocialdemocratica e cristiana, ha operato un classismo piu denso di tensione morale di quello contenuto nella esperienza quotidiana di Milani e dei suoi scolari. Al dominio di classe vanno contrapposte, secondo questo sacerdote esiliato dalla Chiesa trionfante, posizioni nettissime, altrettanto radicali. Non si può ammettere che esista ancora una casta inferiore di contadini e tanto meno che non se ne possa uscire. « La nostra proposta piu mo-

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