C"ani-1110dello ,ca111hio. della concorrenza; la corsa ali.i ric-rheua e al profitto. E·. oggi, il « piano » dei padroni, c- il " hcnr--crr » degli oppressi. I ·ahhia1110 ,zià eletto: i bisogni sono diventati « con• -umi »: 11011-0110 piu corri,pondcnti alla oddisfazione << , j .... uta n e alliva dei bi:,ogni ~ sono i coostnni sernpre ntui, i in quanto artificiali. « disumani », non-scelti e 11011-clcci.-i .\011 c·è rapporto tra piu bisogni e piu con• sumi. Il consumo è oltre il bisogno, diventa fine a se ,tc--o: ,ti molato dall"c,terno, provocato all'estremo. Dall"e-terno. per la produzione-profitto, per l'ostentazione vi- -to-a. per il -ucce-,o, il prestigio, la promozione sociale. \ll"c-trcrno: i con-umi dominano l'uomo, e non è piu !"uomo che domina. determina, sceglie i consumi. Non portano alla soddi,fazione reale, ma alla insoddisfazione, alla noia. alla pena e al « vuoto », alla infelicità del « bene--erc "· altra faccia della penuria, della miseria, e della fame di tre quarti del!'« altro mondo n. L'uomo soddi- .fatto è insoddi fatto, nei suoi consumi morti. Sono d'accordo etnologi. psicanalisti, sociologi ed economisti critici: la corsa ai consumi è la corsa alla morte: il moltiplicare le occa,ioni di « provare n è - come nella ses- -ualità reificata - la moltiplicazione dell'angoscia; la « creazione distruttrice n, la « logica del super[Juo irrazionale "· la « perversione del consumo "· Il fine della pr()clll7ione e del con~umo, - che è l'uomo - è subordinato alla moltiplicazione degli oggetti di,,eotati fini dell"uomo. Non po-siamo nasconderci l"ioCclicità del nostro " hcne, 0 ere "· La, oro -cnza godimento e consumi senzd godimento; autopunizione e autosacrificio « produttivistico ": e cultura di colr,a. li proprio corpo ( e la natura come il u no,tro corpo organico ", econdo il giovane Marx) e di,entato. ed è rappresentato, come « cosa n: rifiuto e morte. Del resto il « benes ere » dei consumi è l'altra faccia della separazione oggettivata di produttori e condizioni di produzione. Il consumo è un consumo « ne- ' rotico n. I bisogni umani reali vengono sostituiti dalIl' pressioni nevrotiche degli uomini-consumatori. ( 11 40 - danaro non è forse il pervertimento nevrotico dei bisogni"?) La produzione ciel surplus che, come hanno scritto Swcc.t) -Baran, carallcrizza l'attuale sistema capitalistico-indu,triale, è irra:io,wle nella sua formazione e nella sua utilizzazione. Il necessario è diventato superDuo; il su• perfluo "i è fatto « il necessario ». Si confondono - nella ,cienza, nella coscienza, nella pratica - il pluslavoro, come necessità cli produrre piu di quanto si consuma, e il plu,\'alore, prodotto dal lavoro, dalla forza-lavoro uma• na ,[ruttata e oppressa. La soddisfazione di questo sfruttamento è il con,umo: il surplus come il « superfluo ,, irrazionale per i paesi ricchi e, per i paesi poveri. come lo « peltro n o. alternativamente, come il modello ad essi offerto di [uturo « benessere ». ( E' l'« economia del dono n. teorizzata dall'economista « cristiano ,i François Per• roux, e dalla Populornm progressio che, con buona pac~ di qualcuno, continua a « piacere ai laici ».) Il surplus è utilizzalo ( al di fuori di ogni « conuonto » tra realtà e ragione) ai fini del profitto e del « piano » di produzione e consumo del capitale, non ai fini del piano consapevole e controllato dalla società. on si esce dal « circolo infernale » che si perpetua P. si sviluppa funzionalmente e sistematicamente: il plus• lavoro diventa plusvalore e viene ridistribuito come « soddisfazione ,, superflua e non necessaria, in quanto <e costo n del pluslavoro. Lavorare di piu per consumare di piu e piu in fretta, contraddittoriame11te. Non: lavorare meno ( riduzione del lavoro al e< lavoro necessario n), per consumare necessariamente. Edonismo e sacrificio ( come dicevamo) ono le due facce « invertite». Agli estre• mi della società della ratio industriale, sono, ancora, la pena e l'abbondanza. ( Estremi che sono in noi « ricchi n, perché sono tra noi, i ricchi, e i poveri. La nostra ricchezza « misera ». ell'analisi radicale - e rivoluziona• ria - etica ed economia coincidono, da entrambe le parti.) Del resto la società capitalistica-industriale riproduce, perpetuamente in sé, la condanna, per cosi dire, della dissociazione - e cattiva unità - di bisogno e lavoro, e di lavoro e godimento. Con l'alienazione del lavoro, da
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