giovane critica - n. 17 - autunno 1967

23 Le ragioni ,toriche di questa situazione sono molteplici. Da un lato, il • sorgere di una parte dei gruppetti di sinistra in fasi di « riflusso rivoluzionario» ha contribuito a questo distacco: in situazioni di conflitto c,plo,ivo è più facile superare lo svantaggio iniziale della mancanza di una organizzazione già consolidata ed aCfermata. E anche se molti di questi gruppi si ,0110 sviluppati quando i conDitti di classe ( negli anni '60) ridivenivano piu. inlcn,i. si tratta\'3 pur sempre di conflitti sindacali, in cui l'azione delle organizzazioni « riconosciute » era indispensabile per il successo, e in cui i fermenti più poli,ici e rivoluzionari avrebbero potuto essere portati alla luce da una sistematica azione organizzativa, ma non erano spontaneamente cosi forti ed espliciti da creare auto110111ame11te le basi per una nuova organizzazione. Inoltre, una nuova organizzazione doveva fare i conti con una d1iplice schiera di organizzationi riformi,tiche: non più soltanto quelle socialdemocratiche tradizionali, ma quelle che erano sorte come alternativa alla degenerazione delle prime, cioè le organizzozioni comuniste; e questo fatto, con le false alternative o con la sfidul'ia ulteriore che creava, costituiva un ulteriore ostacolo alla saldatura tra settori (·on,istenti della spinta di massa e nuove stabili forme di organizzazione. Quali d1c sian(> le ragioni storiche di questo distacco, comunque, ciò che ci interessa cli più è ,·ederoe le co11segue11:e. 4. a) La prima, più generale conseguenza è che il livello di coscienza di classe finisce per venir considerato come un dato, su cui la forma principale di intervento pratico diviene il commento: si commenta la co- •cienza di classe, pili che contribuire a formarla. Cosi, a seconda dei casi, la coscienw di classe viene vista come già compiutamente antagonistica. padron:i delJa stretegia, e bisognosa soltanto di una tattica, cioè di un'organizzazione ( è il caso di Classe Operaia); o come di per sé !rade-unionista ( nella massa) e bi- •ognosa quindi di una strategia che le venga dall'esterno, dal partito ( è il caso della ripresa di temi leninisti osservabile in molti gruppi). b) li problema però viene solo apparentemente ridotto a un problema di <Jrganizz,,zione: perché il problema della organizzazione è proprio quello che ,·iene evitato nella pratica di que te posizioni. Infatti, posizioni piu. o meno « spontaneiste », alla Classe Operaia, dopo aver per un po' sperato che la spinta delle masse ( « la strategia n) si coagulasse spontaneamente attorno ai punti di riferimento offerti dai gruppetti di sinistra, hanno ora riversato sul partito esistente e dominante del movimento operaio, il Pci, il compito di divenire 'la tat- !ica' che organizza la classe operaia rivoluzionaria. A loro volta altri gruppi, che :i richiamano a posizioni leniniste, o finiscono per autoproclamarsi « partito ri-

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