giovane critica - n. 17 - autunno 1967

3 (( Qucsla scopcrla teorico fondamentale può essere riassunta nella formuln chr ,•ede In classe operaio come motore mobile d.inamico del capitale e il capitale comè una funzione della classe operaia• (A. Asoa ROSA, Su « Operai e capitale» di !ti. Tronfi, in Giovane critica n. 15/16, p. 37). • « Piu che sulle ineguaglianze nello sviluppo economico del capitalismo. l'accento vo oggi messo sulle ineguaglianze nello sviluppo politico della classe operaia: per far passare il principio neoleninista che la catena si spezzerà non dove il capi• talismo è pili debole, ma dove la classe operaia è piU forte» (Clruse e partito, in C/a,se Operaia o. 1, n. 10/12, dicembre 1964: risi. in M. TRONTt, Operai e capitale. Torino, 1966, p. 120). Questa posizione si precisa nell'individuazione dell'Italia come probabile tene• no dello scontro ( « L'Italia si avvia dunque o divenire l'epicentro della rivoluzione in occidente? E' presto per dirlo. Tutto dipende dal tempo che impiegheremo per far passare la linea, per aprire la via », ib.). Al di là di una critico complessiva sulla teoria dell'imperialismo che è implicito in questi passi. su cui torneremo piU avanti, è possibile individuare all'interno stesso del discorso g·ravi contraddizioni irrisolte: « Se si può porlore di diseguaglianze nel livello cli sviluppo sociale della classe rispetto al livello di sviluppo politico della stessa formazione di classe o di formazioni contemporanee ma collocate in altre situazioni capitalistiche di tradizione ri"oluzionnria e cosi via, il problema è secondo me cli chiarire il nesso di convergenza o di contraddizione che esiste ha questi momenti di sviluppo sociale e il suo livello di sviluppo politico. Altrimenti il discorso del rapporto fra la classe e la sua organizzazione politica resta un po' vago, fino al punto di sembrar..: eluso ( oppure, ciò che è la stessa cosa, affidato a soluzioni caroali) • ( A. AsoR RosA, ari. cii., pp. 42-43). 5 « Il problema del partito riguarda il movimento di classe in generale. Non può riguardare, in modo e11clmivo, nessuna minima parte di euo. li concetto di minoranza rivoluzionaria va, nelle attuali condizioni di sviluppo del capitale, net• tamcnte rifiutato. Tanto pili va rifiutato il passaggio da minoranza rivoluzionaria a partito storico della classe operaia. Il passaggio è dalla classe alla sua organizzazione del1a lotta, che 110]1 può imporre una nuova ■truttura del movimento operaio e garantire il suo carattere non riformula• (lnunienlo polilito nelle lolle, in Cta.- ,e Operaia ■. I, o. 6, giugno 196•). anche se i diversi gruppi locali sono tutt'altro che omogenei per formazione ideologica: l) partire dalle lotte operaie per arrivare allo sviluppo capitalistico da esse determinato 1 ; 2) individuare l'anello debole della catena imperiali la là dove la classe operaia è piti forte'; 3) rifiutare l'ipotesi tradizionale del pa saggio da minoranza rivoluzionaria a partito politico di classe•. Questa posizione teorica comporta una necessaria ambiguità per quanto concerne il rapporto classe-istituzioni. Poiché la maturità politica della classe, la sua soggettività ri,•oluzionaria o quanto meno antagonista nei confronti del piano capitalistico appare come una premessa metodologica del discorso, ogni avvenimento assume costantemente due significati, quello fenomenicoistituzionale e quello essenziale-di-classe. Cosi uno sciopero riuscito è per la classe un uso politico della lolla economica, ma contemporaneamente anche il sindacato attua un uso politico ( riformista) della lotta, per rilanciare il meccanismo di accumulazione, per garantire l'integrazione istituzionale del dissenso ecc ... E infatti uno sciopero non riuscito, la passività operaia di fronte ad alcuni momenti della riorganizzazione capitalistica appaiono piuttosto in alcune analisi come un successo ( rifiuto politico dell'uso riformista delle lotte sindacali) da parte della classe che come un momento di difficoltà o di riflusso, che è invece l'espressione fenomenica-istituzionale dell'avvenimento. NeUe esperienze uscite delle crisi gene- - 29 ' I

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