giovane critica - n. 17 - autunno 1967

una forma piti. semplice, che potrebbe essere questa: il sistema della produzione capitalistica è qualche cosa di storicamente molto giovane. Non riusciamo ancora a calcolare il male che hanno fatto al movimento operaio, alla lotta di classe operaia in generale, tutte le chiacchiere sul processo di imputridimento del capitalismo internazionale, sulle ultime fasi del capitale, ecc. Un male enorme, perché hanno bloccato non solo lo sviluppo teorico del marxismo, che non ha capito piu niente dei processi di sviluppo del capitale, ma hanno bloccato la stessa lotta operaia, che, da un lato, ideologicamente, si trovava a lottare contro una « carogna » in putrefazione, dall'altro si trovava di fronte ad un 'iniziativa capitalistica colossale, che utilizzava ogni suo movimento. Lo squilibrio tra consapevolezza teorica operaia e realtà del capitale è stato uno dei motivi di maggiore chiusura politica. Questo sistema, quando poi andiamo a vederlo storicamente, ci sembra invece di una vitalità ancora sconcertante e con cui bisogna coraggiosamente imparare a fare i conti. Ora, malgrado questo, quelle chiacchiere del movimento operaio noi le ritroviamo stranamente diffuse. C'è per es. oggi questa grande polemica ideologica sul momento del profitto, che non è una polemica politica, ma proprie. una polemica di carattere ideologico. Quando apriamo la enciclica e troviamo il discorso sul profitto, vediamo che l'argomentazione si avvicina a tal punto ai documenti di parte comunista in Italia, che ne assume la stessa genericità, la stessa superficialità, la stessa mancanza di conoscenza esatta del problema e quindi la stessa incapacità di giudizio sui fatti cosi come sono. Ma io li voglio vedere - e qui pongo un problema di enormi dimensioni, che non saprei neppure risolvere, e che dovremo pensare presto di risolvere - li voglio vedere a risolvere i problemi della fame nel mondo senza la molla del profitto. Ecco, io lo dico così, brutalmente, perché mi sembra un problema da porre io questo modo. Il problema può anche essere formulato così : esiste una soluzione direttamente operaia al problema economico del sottosviluppo? cioè esiste una soluzione pratica di questi problemi ch1i non passi attraverso la mediazione dell'interesse capitalistico? E' una domanda alla quale io non vorrei dare una risposta, perché qualunque risposta sarebbe superficiale c improvvisata. Lo pongo come problema di riflessione. La verità è che la strategia del capitale avanzato, al limite, estende al cosiddetto terzo mondo la soluzione che poi ha dato ai problemi interni del proprio sviluppo. E il secondo mondo, che viene detto il mondo socialista, non ha, secondo me, di fronte una strada diversa da quella rivoluzione dei redditi da lavoro e da capitale, salario e profitto, che facendo perno, per es., sull'industria manifatturiera produttrice di beni di consumo durevole, faccia scattare una molla di sviluppo generale della società e del benessere di tutti i cittadini. Il problema dei paesi che si trovano nella fase del decollo industriale, per usare questi brutti termini, è che il « circolo virtuoso », di cui parlava Carli, si stabilisce con difficoltà per l'esiguità e talvolta per l'inesistenza del settore che produce beni d'investimento, e per l'intervento frequente di una crisi nella bilancia dei pagamenti. Non è questo però il punto che ci interessa, beasi quell'altro che investe un problema nuovo e grave: il capitale che può essere piegato a diventare una funzione della classe operaia per un lungo periodo storico, per un'epoca storica tutta intera. Qui si pone il problema del perché e del come tutto questo. E noi ricorriamo di nuovo a quella ricostruzione fantastica di una strategia leninista, che in fondo abbiamo già dato io misura molto limitata, e che contiene molti puo!i oscuri da chiarire. Ma è chiaro che qui manca anche per noi la grossa scoperta. Verrà nei prossimi anni. Questo discorso per adesso si può concludere così: ;,i allungano i tempi del processo rivoluzionario. E se è vero che il nostro apparato teorico, l'apparato teorico ipotetico che ci siamo dati, permette una sperimentazione politica praticamente illimitata, nelle forme di lotta e di organizzazione, allora è necessario introdurre con coraggio altre ipotesi politiche. Il carattere, per es., non subalterno della classe operaia, la sua vocazione di classe dom ioaote - come diciamo spesso noi - In sua possibilità cioè di dominio su tutta la società dall'interno del rapporto di produzione capitalistico, tutto questo porta - 25 , I

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