giovane critica - n. 17 - autunno 1967

da una parte la- lotta contro il padrone, dall'altra la polemica verso le organizzazioni, soprattutto verso le organizzazioni politiche, di partito, della classe operaia. Di nuovo viene in primo piano quella che viene chiamata la doppia faccia del salario: insieme elemento dei costi ed elemento della domanda, ci insegna la scienza borghese. Ma per noi la doppia faccia del salario è la nuova forma in cui si ripresenta il carattere di duplicità della classe operaia, il carattere duplice del lavoro operaio, che ritroviamo nella forza-lavoro sociale, che ritroviamo nella classe operaia in generale. Da un lato quindi l'antinomia che da parte capitalistica viene continuamente portata avanti come pericolo, l'antinomia occupazione/inflazione. Dall'altro l'aumento della produttività che ha e deve avere e non può non avere come stimolo la pressione salariale. E' un difficilissimo equilibrio. Se prendete lo stesso Piano italiano, che non è certo uno dei momenti piu alti di coscienza del capitale internazionale, ma che comunque ha recepito nella sua modestia notarile alcuni dei bisogni generali del capitale internazionale, vediamo che cor• rettamente è stato posto il problema del salario nel contesto generale della società capitalistica. Il Piano dice che un aumento del reddito da lavoro dipendente che superi in maniera notevole e non episodica il saggio di aumento medio della produttività previsto dal programma compromette il processo di accumulazione e quindi il volume degli investimenti e il saggio di sviluppo del reddito, e pregiudica la stabilità dei prezzi. Vedete quanti pericoli esistono nel punto salario. Al contrario: un aumento del reddito da lavoro dipendente che sia sistematicamente inferiore a quello della produttività tende a frenare l'accrescimento dei consumi privati e può quindi giungere a deformare per questa via lo sviluppo del sistema ipotizzato dal Piano. Quindi la dinamica salariale da un lato è necessaria, dall'altro però non deve arrivare ad intaccare quote di profitto. Questa è una contraddizione tipica di tutta la struttura, di tutto il movimento della società capitalistica, è una contraddizione tipica della categoria capitale, in cui i bisogni sono sempre duplici, hanno sempre una doppia faccia. Da un lato la necessità di aumentare il salario, dall'altra la necessità di non aumentarlo troppo. Ecco il diHicilissimo equilibrio su cui si agita poi tutta la politica economica del capitale internazionale in que• sto dopoguerra. Su questa base noi pensiamo si possa dire che la contraddizione fondamentale di classe della società capi• tal ist ica in questo ciclo della lotta è quella che vede da una parte il salario, dall'altra il profitto. li rapporto salari-profitti, secondo noi, opera addirittura un salto nella storia delle lotte di classe, perché mai si era posto con tale chiarezza un rapporto tra classe operaia come mo• mento particolare di fronte alla società come momento generale. Salari-profitti è proprio il rapporto classe-società. A questo punto possiamo rispondere a quella domanda: perché, non negli anni '20, ma negli anni '60 viene portata avanti la tesi del rovesciamento strategico tra classe operaia e capitale? Perché, evidentemente, negli anni '60 la lotta di classe è politicamente piu avanti che negli anni '20. La richiesta del potere in questo periodo, in questo ciclo della lotta, non è esplicita, non è una richiesta aperta, eppure funziona più a fondo nel meccanismo della produzione capitalistica. E' piu pericolosa per il capitale di una richiesta esplicita, globale, del potere politico in quanto tale. Certo, se il partito politico operaio avesse riconosciuto il nuovo terreno reale della lotta di classe, e lo avesse assunto come livello di organizzazione, i sarebbe aperto un processo rivoluzionario senza limiti nell'occidente capitalistico. Tutti sanno che questa condizione non si è realizzata e tutto il processo è rimasto l,loccato. Ciò che non toglie che la forza contrattuale, la forza sindacale di parte operaia, che in questi casi può mettere in crisi il meccanismo della produzione capitalistica, è in certi casi piu forte, piu pericolosa di quella che era stata invece una forza politica di partito della classe operaia che aveva lottato soprattutto sul terreno formale della lotta politica statale. Di fronte cioè, non c'è piu il capitale incapace di governare l'insieme della società, com 'era appunto il capitale prima della grande crisi e intorno anche alla rivoluzione d'ottobre; di fronte c'è in• vece questo capitale incapace di cose molto piu impor- - 23

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