al -alario e quindj al reddito da lavoro salariato come momento che può rimettere in moto il meccanismo dei redditi in generale, compreso il reddito da capitale. Di qui tutte le con-egucnzc anche a !i,·cllo i tituzionalc, con la politica -ociale dello ,tato. che tiene in ;:é anche la possihilità di una mediazione istituzionale del movimento operaio ufficiale. co-a che fino ad allora non era stata contemplata come po»ihile. E", ancora. il terreno della lotta di cla--e che. -u quc,ta base. su questa serie di iniziati,·e. -i ,po-ta e tanto pii, si separa dal terreno politico t,adizionalc. Al punto che. eia quel momento in poi, vediamo il terreno politico tradizionale diventare empre meno reale. e il terreno reale della lotta cli clas e cliven• tare -empre meno politico. sempre meno « politico » nel scn-o tradizionale. intendendo in questo senso tradizionale anche la richiesta esplicita del potere e l'assalto violento e diretto alla macchina statale. Era quello, fino a quel momento. il terreno politico tradizionale, comune alla classe operaia e al movimento operaio. Da questo momento quel terreno diventa « formale », mentre il terreno reale della lotta di classe si sposta là dove invece marcia,a direttamente l"iniziati,·a capitalistica, il terreno del meccanismo dei redditi. del salario, del profitto, ecc. E" qui. secondo mc, !"origine storica della crisi del r~pporto classe-partito. E' qui che non si riesce piu a capire qual è il terreno politico vero della lotta e qual è il terreno politico falso della lotta, e quindi qual è il terreno della classe e c1ual è il terreno del partito. Nel secondo dopoguerra ci troviamo senza dubbio di fronte ad una iniziativa operaia. e questa iniziativa operaia va rirnnclicata. va dimostrata prima ancora che rivendicata. l•:-•a poggia. come sempre, su un bisogno del capitale. E il bisogno del capitale.' di cui abbiamo parlato prima, er,1 appunto quello che riguardava la scoperta capitalistica del salario. e la necessità della dinamica salariale come suo propriQ momento di sviluppo. Su questa punta immediatamente l'iniziativa operaia. E quando si parla di vittorie o di sconfitte della classe operaia bisogna badare a questo terreno, non al cielo della conquista generale dello stato o della crisi generale del capitalismo. L'iniziativa 22 - capitali,tica che sembrava aves e evitato per sempre i pe• ricoli che la lotta di classe portava all'interno della socie• tit capitali,tica, che sembrava avesse chiuso per sempre la ,toria delle cri,i della società capitalistica, dando alla classe operaia nello stes,o tempo alti salari e democrazia po• litica, ecco che diventa il terreno su cui si accende il nuo,·o ciclo della lotta di classe. In que lo senso credo che i successi operai siano innegabili. Come al solito, un tratto cli strada viene fatto in comune da classe operaia e capitale. Una cosa molto normale, per chi conosce la storia della società capitalistica. C'è sempre un punto in cui cla,~c operaia e r,rrande capitalismo, e capitalismo piu a\'anzato, si trovano a fare la stessa strada, ad avere, in qualche momento, gli stessi bisogni. E' solo ad un certo punto che questi bisogni vengono rovesciati, o da un:1 parte o dall'altra, modificando il rapporto delle forze, o chiudendo il processo della lotta o riaprendolo su terreni uuovi. Noi vediamo che, nel secondo dopoguerra, l'iniziati,·a operaia rovescia l'iniziativa capitalistica. Su questo terreno la piega a proprio vantaggio, crea quindi nuovi squilibri, nuove contraddizioni nella società capitalistica. Forse per la prima volta, l'interesse particolare della clas• s~ operaia si fa vivo e presente e tagliente nei confronti d, tutta la società: e per la prima volta, proprio sul ter• reno della lotta intorno al salario e al profitto. Nel momento in cui il capitale aveva scelto il piano generai~ della società, e l'aveva scelto sul suo terreno, sul terreno della rivoluzione dei redditi, proprio in quel momento una serie di lotte operaie, accentuando ed esasperando il tema della dinamica salariale, rimette invece in crisi tutto il meccanismo dell"iniziativa capitalistica. Questo pro• cesso è Cor e favorito e forse anche esasperato dal distacco fra operai e partilo. La parola d'ordine « piu soldi », che noi ritroviamo in questi anni come una costante fondamentale di tutte le richieste operaie, di ogni rivendicazione operaia, è una parola d'ordine che, all'apparenza, fa gridare all'integrazione della classe operaia nel sistema ge• nerale e sociale del capitale. Ma, ad una piu profonda ed attenta considerazione, dimostra di essere una parola d'or• dine che al tempo stesso coglie due obbiettivi polemici:
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