lizzare le espe~ieoze altrui nel lavoro che stanno conducendo. Certamente, seguendo questa via, si commetteranno - specie all'inizio - molti errori: ma anch'essi, a differenza della maggior parte di quelli che abbiamo commesso nel passato, potranno avere la funzione positiva di esperienze, luogo una linea coerente di edificazione. Quanto alla rozzezza di questo discorso ormai troppo luogo, vorremmo infine ricordare un brano di Lenin. citato da Mao io un noto scritto, che ogni militante dovrebbe tenere bene in mente: « Nessun militante deve offendersi dell'epiteto severo [ « povero e grossolano artigiano » N.d.R.]: per quanto riguarda l'impreparazioo1;, lo applico prima di tutto a me stesso. Ho lavorato io un circolo che si assegnava compiti molto vasti, universali, e come tutti i miei compagni, membri di quel circolo, soffri,·o, fino a provarne un vero dolore, nel sentire che eravamo solo dei grossolani artigiani io un momento storico io cui sarebbe stato giusto dire: dateci uo'orgaoizza. ziooe di rivoluzionari e rovesceremo la Russìa ! E quando ripenso a quel cocente sentimento di vergogna, sento salire in me l'amarezza contro quei pseudo-socialdemoci:atici, la cui propaganda disonora il nome di rivoluzionari, che non comprendono come il nostro compito non consista nell'abbassare il rivoluzionario al lavoro del manovale, ma nell'elevare quest'ultimo al lavoro del rivoluzio• nario )> 15 • Gio,•anoi l\totturn 1 Parlando cli " nuova sinislrn » italiana, pensiamo in modo particolare alle diverse riviste nate nell'ultimo decennio ( quali i Quaderni rossi, i Quaderni piacentùri. Classe e stato, Vento dell'Est, Nuo110 impegno. Giovane critica ed ahre), attorno alle quali esi• stono di solito gruppi di compagni impegnali nella ricerca di nuo• ve lince strategiche ed organizzative per la rivoluzione proletaria. E' indubbio cbe la rivoluzione culturale cinese e la problematica che se ne è sviluppata hanno rappresentato per questi gruppi una forte spinta oggelliva all'omogeneizzazione delle rispellive linee di elaborazione teorica, sebbene questa spinta non si sia per ora tradotta - salvo che in un Cd!IO - in esperienze concrete di collaborazione. E que•to è un primo problema. Octnrrc inoltre avvertire che non i: per ansia di accreditamcntn istituzionale ehc si fa qui riferimento alJc riviste, mo perché si ritiene ehc in esse si rivelino in modo piU palese tanto i punti saldi r.:iggiunti, quanto le impasses in cui si dibattono tutti coloro che non si contcnlano ,lcllc linee ufficiali elci partiti e che cercano di (·onrrctare nuove prospettive di lotta proletaria. L'appartenenza o la non appartenenza formale od un partito appare in questa Iure - sc-mpre pili irrilevante. 2 L'esigenza qui esposta in tcnnini assai roz.zi e sempliCicati ,-. qu<'lla che corre come filo con<luuorc nell"intera opera marxiarrn. Si rileggo ud esempio uno qualsiasi degli scritti di Marx ed Engcls rnrcolli do Bruno Moffi in Indio. Cina. Rus,ia. Milano. 1960. 3 K. MARX. Lavoro salariato e capitale. in Opere Scelte di Marx ed En~e/s. Roma. 1966, pp. 343.44 e 349. 4 Cfr .. ad esempio i contributi dei rornpagni Stame e Cazzani~a - rispellivamentc sui numeri 14 e 15-16 della rivista - che si chiudono ambedue cilando esplicitamente il compagno Mao. Dei due - per altro - il primo appare assai piU esplicito e chiaro, tanto nei termini in cui pone il problema, quanto nelle conclusioni pratiche che delinea o che il lettore stesso ne può trarre. aturalmentc non ,•aie neppure la pena di prendere in considerazione le volgarità alla Mannhcim, per non fare che un nome, sutl'« imborghesimento » della classe operaia e la « frantumazione progressiva>> del vecchio prolc1ariato in diversi gruppi ( uno clr•i quali sarebbe quello della casalinghe, ad esempio: cfr. Sociologi,, istematica. J\·lilano, 1960, pp. 177-78). a Lavoro $alariato e capitale, ed. cit., p. 343. 7 Ciò che segue in questo paragrafo non è altro che un condensato di parte dei contributi teorici sviluppati nelle pagine dei Quaderni rossi - in particolare ad opera dei compagni Raniero Ponzieri, Vittorio Riescr e Dario Lanzardo - e poi passati a far porte del patrimonio teorico della eslrema sinistra italiana. in quao1i tutte le sue sfumature. 8 Questa può essere considerata una delle proposizioni emblematiche che stanno - teoricamenle - all'origine del centro-sini• stra ( dr., per a,•ere un'idea piU ampia dello « ricchezza » di articolazioni che tale discorso può assumere grazie a1l'apporto dei « marxisti », lo discussione su « fabbrica e società » svohasi nel '61-'62 su varie rivisle quali Il Paradouo. Tempi !,foclerni e com• pagnia can1a10). Non dissimile è la posizione che sia sotto alla pa• roln d'ordine comunistn • In Costituzione nelle fabbriche•· 9 L'alluale ideologia ufficiale sovietico non sembra discostarsi molto da questo impianto concettuale. Cfr .• in proposito, le osservazioni del compagno Dario Lanzardo nel recente opuscolo dei Quaderni rossi dedicato ai cinquanfanni del1a rivoluzione d'ottobre. 10 Da una dichiarazione fatta dal molto onorevole professor Fnnfoni, nell'ollobre 1961 ( i corsivi sono nostri). - 15
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