giovane critica - n. 17 - autunno 1967

-tano ogp:i le ,celte tattiche e tecniche, e nella necessità di ro,c,;ciarc le attuali abitudini, acquisite nell'entusiasmo della « riscoperta » della linea rivoluzionaria: non piti rrcneraliuazioni che precedano ( illusoriamente) la verifi- ~a politica e organizzativa, non piti frustrazioni politiche che -i ma•chcrino da balzi in avanti teorici o che si ri• -olrnno in ,·elleitarie propo te organizzative e in appelli meccanici all'adunata dei re[rattari. on si tratta cli fare 2ro«e ;:coperte ( nel cli,corso stesso che stiamo conducendo. non c"è - consciamente - nulla cli nuovo), ma sem1,licemcnte - per cominciare - cli aper collegare e [inalizzare ciò che già esiste e che già si fa all'obbiettivo di creare ciò che ancora non c'è: l'organizzazione della lotta contro la proletarizzazione. 1 tre livelli su cui occorre operare congiuntamente ,0110 rrià piti o meno presenti - con diversa accentrazione - in cli\'ersi gruppi: l'analisi teorico-politica generale. il la\'oro cli conoscenza delle situazioni concrete ( locali o settoriali) in cui si vuole agire, il tentativo di acquistare e ampliare i collegamenti con tali ituazioni. L'importante è in primo luogo saper rinunciare al settari,mo, e ciò significa oggi per noi saper subordinare i primi due livelli al terzo, guarire eia quello che Debray chiama « il presbiti mo congenito degli intellettuali ». Non significa - invece - pretendere di accantonare tout court - con un atto cli volontarismo organizzativo - le differenze che csi tono sul piano teorico, tra le quali soltanto il raggiungimento d'una certa quantità di esperienze pratiche, di insuccessi e cli successi, permetterà cli scegliere a ragion veduta, e che fino ad allora debbono invece svilupparsi. sulla base d'una assunzione di responsabilità concrete in comune. Non è diHicile essere teoricamente marxisti: in questo senso, molto probabilmente Kautsky e lo stesso Plekhanov erano superiori a Lenin, e certamente molti segretari di partiti comunisti a Caslro. Il difficile, come quest"ultimo ha osservato, è comprendere che proprio il cammino della rivoluzione porterà i popoli al marxismo; oppure, come ha scoperto Malcom X staccandosi dai Black Muslims, che non è l'adesione individuale ad una 14 - dottrina etico-teoretica che crea i movimenti di massa, ma è piuttosto la partecipazione ad essi che forma eticamente e teoricamente individui e gruppi. Il primo pas o da fare qui - in generale - è chiaro: raccogliere, ovunque sia possibile, gruppi di compagni che si impegnino a trovare ed estendere i contatti in situazioni anche - materialmente - assai limitate ( una azienda agricola o industriale, un comune, un comprensorio), svolgendo contemporaneamente un lavoro di conoscenza del campo d'azione, in modo da chiarirsi, altra• verso lo studio e la discussione di problemi concreti con operai. contadini, studenti, i termini specifici in cui la analisi della proletarizzazione può diventare - in esso - uno strumento di agitazione e di organizzazione. Questa fase del lavoro dovrà essere pubblicizzata il meno possibile: solo al termine di essa, infatti, cioè avendo già un minimo di radici, si potrà passare alla fase in cui volantini, giornali di fabbrica, scontri con i burocrati sindacali e politici locali e nazionali o con le forze dell'ordine, eccetera. costituiranno altrettante occasioni di consolidamento e di formazione politica. Piti in là, per ora, sarebbe difficile guardare: ed anche questo tentativo di abbozzare un modello - piti o meno tratto dall'esperien• za torinese dei Quaderni rossi - è assolutamente insoddisfacente. Occorre studiare a Condo i problemi tecnici e tattici e chiedere a tutti i compagni di impegnarsi in tal senso, anche attraverso lo studio delle esperienze rivoluzionarie giit compiute, ma soprattutto attraverso il lavoro di conoscenza concreta delle situazioni in cui si vuole penetrare. Contemporaneamente, le riviste di cui si dispone dovranno continuare - in modo sempre piti coordinato - la discus• sione e il lavoro d'informazione su tutti i temi teorici e politici generali rilevanti ( in primo luogo quelli della lot• ta anti imperialistica), recuperando cosi quello che è il primo dovere della stampa socialista, miseramente ignorato ormai dai giornali e dalle riviste « ufficiali »: trattare apertamente e con esattezza tutti i problemi che riguardano il movimento rivoluzionario internazionale, in modo che i compagni possano valutare, rielaborare e uti-

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