giovane critica - n. 17 - autunno 1967

lamenti siano .completamente deducibili dai movimenti di quest'ultimo), si annida una possibilità costante di rendere evidente, e poi di frantumare, la logica della subordinazione e del dispotismo su cui il sistema si fonda. Ciò equivale a dire che lo spettro del comunismo altro non è se non la consapevolezza - sempre presente nella coscienza dei padroni, e determinante in ogni loro decisione - che in ogni momento è possibile il risorgere di una organizzazione rivoluzionaria, che sappia mettere in evidenza, affrontare e invertire il processo di proletarizzazione. 3 Anche dei veli che ostacolano la visione diretta di • questo processo, e che perciò minacciano l'« evidenza immediata » delle proposizioni marxiane, si parla ormai abbondantemente da quasi un secolo ( il primo volume del Capitale usci nel 1867), e sarebbe perciò difficile dire qualcosa di nuovo in proposito: vale però forse la pena di riassumere di nuovo cose risapute, scegliendo tra le molte alcune di quelle che riguardano pili da vicino la situazione in cui ci muoviamo concretamente oggi, in Europa'. A un certo livello del proprio sviluppo, la società capitalistica compie un salto qualitativamente assai importante: il trasferimento allo stato di una serie di funzioni che prima erano ritenute prerogativa dei singoli gruppi capitalistici. Ciò si presenta - con « evidenza immediata » - come diminuzione del potere di tali gruppi e crescita del potere della « collettività ». Alla base di questa interpretazione sta l'assunto che - dato per scontato che l'uomo aspira per natura al benessere e alla libertà - un passo avanti in tal senso sia rappresentato dall'aumento dei consumi e del tempo libero, direttamente connessi a quella « riduzione della fabbrica al suo ruolo legittimo, la produzione di beni a minor costo e io minor tempo»'. In tal modo, il momento della produzione viene sottratto alla sfera politica ( cioè al « controllo collettivo » che quella operazione dovrebbe rafforzare), e presentato come una sorta di « antefatto » della vita sociale propriamente detta. All'interno di tale eterna « preistoria » ( la produzione) non è riconoscibile una vera dinamica sociale: piut. tosto. vi ha luogo una serie di adattamenti funzionali progressivi, volti a cambiare io modo sempre pili produttivo ( per il bene della collettività) singoli quantitativi d'energia, componendoli in un complesso unico e fortemente integrato ( tanto che esso può essere scomposto analiticamente in fattori semplici senza mai incontrare il fenomeno « individuo »; e che, d'altro canto, tali fattori semplici - se isolati e considerati singolarmente - appaiono astratti e privi del senso che deriva loro esclusivamente dall'essere parti di processi produttivi piu complessi). La condizione per sviluppare al massimo tale logica, è lo sviluppo tecnologico. Grazie ad esso è pos ibile: concentrare maggiormente la forza lavoro; integrare a tal punto il suo impiego da farla apparire come parte ( in sé astratta) d'un tratto unico e compiuto in se stesso; incrementare la produttività ai fini della produzione di merci, in c1uantità di gran lunga superiore a quella necessaria alla riproduzione della forza lavoro stessa. Risultato: la legge che regola i rapporti nella sfera produttiva si presenta come un imperativo tecnico; la tecnologia - come anima del momento produttivo - appare anch'essa come variabile pre-sociale. Il circolo ideologico giunge cosi a saldarsi: la sfera produttiva appare - nell'organizzazione e nella gerarchizzazione che le sono proprie - necessaria; di conseguenza - dato il presupposto già enunciato che la cclibertà » e !'ccuguaglianza » sono la ccvera essenza » dell'uomo - risulta confermata l'estraneità di tale sfera, nel pensiero borghese, dalla società propriamente detta•. Ciò che s'è detto, vale per qualsiasi momento e/o settore dello sviluppo capitalistico. Ma vi è un momento specifico, in cui la concezione della sfera produttiva come ccservizio » gioca un ruolo capitale: è quello io cui lo stato avanza l'esigenza di controllare pili strettamente tuie sfera « pre-sociale ». Non, evidentemente, per imporle una diversa organizzazione ( basta analizzare le indu- -11

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==