giovane critica - n. 17 - autunno 1967

" I giornali di fabbrica, che ai stanno moltiplic■odo allualmeote in Italia, po!L!ono offrire - almeno in parte - un tcneno piU concreto di elaborazione e di di<eUMiooe di quelli problemi. 8masse in obiettivi organizzativi e rivendicativi precisi, anche se limitati, potrebbe a,·ere un'importanza notevole: nella misura in cui riesca ad incidere realmente acile lotte ( e questo è possibile anche se non si arriva a suscitare un movimento vittorioso attorno a queste idee, purché il movimento che si susciti sia reale, organizzato, e sia capace di raggiungere qualche risultato, anche minimo, con la sua propria forza organizzativa autonoma), questo farebbe fare un passo avanti al tipo di conoscenza della situazione di classe. al rapporto diretto con essa, al 1;\'cllo stesso di coscienza delle masse ( o di loro avanguardie) e quindi alla diseusrione sulla strategia. Gli obiettivi di questo lavoro comune possono essere anche molto limitati e« arretrati » ri;petto alle prospettive piu a lunga scadenza ( possono ad es. essere rivendicazioni parziali sul salario o sui tempi di lavoro, anziché ~ssere rivendicazioni generali di grande portata come le 40 ore o un'ugualizzazione della gerarchia salariale): se si raggiunge però un 'incidenza effettiva nelle lotte il limite politico co•tituito dall"arretratezza " dei contenuti può essere relativamente irrilevante. Ciò significa altre due cose: 1) che questo tipo di azione costituisce solo una condizione materiale indispensabile per un lavoro politico tra le masse. e non copre lutti gli aspetti di questo lavoro: gli altri a,petti ( in primo luogo la formazione politica di una minoranza d'avanguardia) devono svilupparsi parallelamente ad esso fin da ora, senza attendere gli eventuali ri,ultati di una mobilitazione più larga, ma senza pretendere di trarre le conclu,ioni che si potranno trarre olo sulla base di que la; 2) una volta chiarita questa distinzione, e lasciando quindi aperte le diverse possibilità di lavoro politico che si possono sviluppare attorno a questa « base materiale " che si cerca cli co truire. l'arco cli forze che può essere collegato io questo lavoro diviene anche pit', ampio: e può coinvolgere ad es. anche settori del movimento sindacale organizzato, quando siano critici della linea ufficiale c quando si pongano con sufficiente impegno ed apertura il problema di una nuova strategia politica da elaborare, a partire dalle aspirazioni elementari delle masse e dalle contraddizioni oggettive ( per oro senza sbocco politico) che si verificano nella fabbrica e nella società ( pensiamo a settori della Cl L e delle ACL! in cui questi problemi stanno emergendo spesso con più vivacità che nella CCIL). L'impostazione di un lavoro comune, anche nei limiti sopra indicati, presuppone però in ogni caso un minimo di omogeneità: presuppone che ci si impegni effettivamente in uoa seria indagine sulla situazione di massa ( che ooo si limiti a cercare « pretesti di verifica » per ipotesi formulate a priori), e che il lavoro politico piu a lunga scadenza tragga effettivamente da questo contatto con la ~ituaziooe di massa elementi di verifica critica. Queste condizioni di omogeneità noo ci sembrano, per ora, realizzate: ma un impegno io questa direzione può Pssere più fruttuoso che tanti sterili dibattiti su false « strategie globali » inventate da questo o quel gruppo di « intellettuali rivoluzionari » 16 • Vi1torio Rieser

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