giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

chiara, e non poteva esserlo, la diHerenza Era le conseguenze « democratiche » che generalmente se ne ricavavano. La chiarezza, d'altra parte, non poteva avvenire, pena la mistificazione .e la confusione, al livello delle ideologie. Ci voleva beo altro. Ci voleva una analisi profonda e spietuta del neo-capitalismo, di cui Panzieri aveva appena det• lato le premesse, i punti d'avvio. Si spiega cosi come Panzieri attribuisse allo stalinismo, con le sue conseguenze deformanti e burocratizzanti, i ritardi del partito e del sindacato « ad avvertire la nuova situazione n nell'atto stesso in cui, d'altro canto, ripeteva il giudizio positivo sulla « particolare caratteriz• zazione del Partito comunista italiano, derivante dalla impostazione gramsciana » e sulla politica unitaria del Psi, « intesa a sviluppare sul piano conseguentemente demo• cratico e sul tnreno costituzionale, senza riserve e senza residui massimalistici, l'azione delle masse ,,. Su questo terreno, c'erano solo da liquidare « le conseguenze delle doppiezze e delle reticenze, di cui la crisi dello stalinismo doveva poi mettere io luce spietatamente l'ampiezza delle dimensioni e la gravità delle implicazioni »: compito che non risolveva ma se mai ampliava le ambiguità e le revisioni. La stessa giusta esigenza, ripresa dal Rodolfo Morandi del carcere, di superare riformismo e massimalismo, finiva col trovare una indicazione di sbocco in « un'azione di classe intesa a operare la trasformazione all'interno del sistema n ( p. 35). Alle giuste formulazioni delle necessità del rinnovamento ( « rifiuto radicale di tutte le concezioni di guida », « pratica identificazione dell'azione rivoluzionaria con la acquisizione concreta di potere », « distruzione di ogni estraneità o rapporto equivoco tra tattica e strategia », n costruzione di organismi nei quali, nel corso stesso delle lotte, si realizzi la capacità di potere della classe operaia », « autonomia della ricerca culturale », ecc.) Panzieri univa contradditoriamente la ripetizione del vecchio discorso strategico derivato dalla Resistenza ( « azione trasforma• trice all'interno del sistema »; ccgaranzia della continuità democratica sia attraverso la piena realizzazione e reinte• grazionc delle forme democratiche esistenti n, ecc., « la autonomia del sindacato », « il programma di sviluppo economico, democratico, culturale», e cosi via) bastava depurarlo dalle doppiezze e dalle reticenze connesse con i condizionamenti dello Stato-guida ( Urss) e della politica estera sovietica, e adeguarlo ai nuovi sviluppi del capita• lismo. Giusta era, infine, la definizione del « processo di rinnovamento dell'azione socialista n come ,, avvicinamento degli obiettivi rivoluzionari e come sforzo di acquisire nella realtà del mo,,imento di classe la concreta anticipazione della nuova società civile ». Ma con questa necessità faceva a pugni, per le forze concretamente in gioco, il problema della unificazione so• cialista (impostato da enni e portato avanti a Pralognan o.cl.r.) sia pure inteso, solo apparentemente in contrappo• sizione a Nenni, come << ricostruzione strutturale in senso autonomistico del movimento operaio in [unzione di una nuova politica di classe n. Su questa strada, Nenni ha compiuto ormai molti passi, e le distanze dal Pci, in linea strategica e teorica ( al di là, cioè, delle divergenze tattiche e dei residui polemici). da allora a oggi non sono aumentate, anzi. " L'unificazione socialista va di,•entando una zavorra pericolosa per il Partito. O ce ne liberiamo tempestivamente oppure rischiamo di andare incontro ad una navigazione tempestosa ». Si era appena usciti dal Congresso di Venezia, dove nella risoluzione finale si era detto: « La via è aperta all3 unificazione socialista», e già in Mondo Operaio n. 4, 1957, di cui Panzieri aveva assunto la condirezione ( ma, di fatto, la direzione), Emilio Lussu chiedeva con energia di buttarla a mare. Ma il problema non era solo quello di farla finita con l'unWcazione Psi-Psdi rivendicando nuovamente l'unità con un Pci che appariva « immune da sconvolgimenti interni e da flessioni », ma di opporre a Nenni e al riformismo una strategia diversa ricavata da un 'analisi piu precisa del capitalismo e dell'imperialismo e quindi da un accertamento dei reali obiettivi rivoluzio- - 95

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