giovane critica - n. 15/16 - primavera/estate 1967

e della posizione di Panzieri dall'estate del 1955 al dicembre dello stesso anno si trova nel Giornale di un organizzatore di cultura di Gianni Bosio •. Mi sembra, con il senno di poi, che si possano rettificare alcuni giudizi contenuti nel libro citato: quello secondo cui Panzieri non intendesse ccrielaborare ideologicamente i problemi, ma trasferire la linea politica del Partito nell'attività culturale » per cui l'azione avrebbe dovuto « investire il Partito e le forze democratiche, anche e senza i comunisti » ( Op. cit., p. 18); e quello sulla sua ccstretta osservanza morandiana » ( Op. cii., p. 73), almeno per il senso che io quel periodo si dava dello essere ccmorandiani di stretta osservanza ». In realtà, piu che a un 'azione di partito e anzi di corrente proiettata nel lavoro culturale, sembrava che Panzieri mirasse a una dilatazione o a un'apertura non 11 fini strumentali: il dibattito con i compagni raccolti attorno al periodico milanese Ragionamenti e il convegno per Rocco Scotellaro, costituiscono forse un esempio di apertura nuova che non mi pare proprio si possa definire come diretta, oltre che a una migliore e piu prestigiosa caratterizzazione culturale del Psi, al dialogo con le « forze democratiche ». Se cosi non fosse, del resto, sarebbe difficile spiegare sia certi atti di Panzieri in quel periodo, sia gli sviluppi successivi della sua azione; mentre il riferimento alle posizioni « bassiane » che nel libro di Bosio si fa, come termine di contrasto prima e di riavvicinamento o identificazione poi, è contestato da tutta l'esperienza successiva: va detto anzi, per la verità, che il « democratico n doveva finire col manifestarsi, nel modo teoricamente piu spiccato e conseguente, proprio nelle posizioni « bassiane n, sotto specie « centrista ». Ad ogni modo, la posizione di Panzieri alla vigilia del Congresso di Venezia del Psi fu tratteggiata nel suo intervento precongressuale•. Conviene soffermarvisi in quanto si tratta di approccio, ancora ideologico, a tesi e problemi che dovevano poi essere approfonditi; anche perché l'esperienza di Mondo Operaio 1957-58 e quella successiva dei Quaderni rossi 1 muove da li. Panzieri parla subito di " processo di rinnovamento » del movimento operaio: " come restituzione del metodo marxista ai suoi termini originari e come riconferma di alcuni principi fondamentali del socialismo », d., un lato; e cccome dissolvimento della cristallizzazione dogmatica della strategia, e quindi come arricchimento qualitativo del metodo stesso e dei suoi risultati », dall'altro; per cui ccl'aHermazione del processo attuale come rottura ( il corsivo è mio n.d.r.] costituisce il solo modo di affrrmare la continuità storica del movimento ». La rottura viene poi qualificata, in rapporto al XX Congresso del Pcus, come " negazione della concezione del partito-guida, rivalutazione dei soviet e dell'autonomia culturale, ripresa della democrazia socialista, negazione della concezione dello Stato-guida, nuovi rapporti da sta• bilire tra gli Stati socialisti, coordinamento del loro sviluppo economico », ecc. Da un lato, insomma, si ha la rivendicazione della piena restituzione di ciascun movimento operaio alla propria autonoma responsabilità, « con la rinuncia ad ogni forma di subordinazione alle esigenze di difesa e di sviluppo dell'Unione Sovietica »'; dall'altro, e conseguentemente, una ripresa dell'internazionalismo proletario. Questo l'involucro nuovo, nel quale Panzieri immette alcuni significativi riferimenti. « Una influenza particolarmente importante, nel senso della rottura e della svolta - egli scrisse - è stata certamente esercitata dallo sviluppo vittorioso della rivoluzione cinese, che da un lato ripeteva, a fronte delle degenerazioni staliniste, il momento autentico della rivoluzione socialista, nella partecipazione consapevole e volontaria delle masse alla conquista del potere e alla trasformazione sociale ». E inoltre, con un 'anticipazione di alcuni dei temi odierni della « rivoluzione culturale cinese n: " La tesi stalinista del sempre crescente acuirsi della lotta di classe nella fase di edificazione del socialismo, e della 'necessità' cosi fondata del rafforzamento del potere di repressione dello Stato, distinto e sovrapposto alla società, tesi che si sostituisce alla tesi marxista-leninista - 93

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